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L'abitazione della cooperante italiana a Milano: ore di attesa L'abitazione della cooperante italiana a Milano: ore di attesa 

Cooperante rapita in Kenya, padre Albanese: prevalga la DZ岹à

Per padre Giulio Albanese, comboniano e giornalista, le polemiche sul rapimento di Silvia Romano e sulla sua scelta di lavorare in Kenya, dimostrano la poca conoscenza, tra gli italiani, dello scenario africano

Fabio Colagrande - Città del Vaticano

Secondo la stampa locale, quattordici persone sono state arrestate in Kenya in una maxi operazione nell'ambito del rapimento della cooperante italiana Silvia Romano. Fonti di polizia di Malindi hanno confermato che le persone sono state fermate nella zona del piccolo villaggio di Chakama – dove la ragazza lavorava come volontaria per la Onlus Africa Milele - e di Galana-Kulalu. E mentre la famiglia della ventitreenne volontaria milanese chiede il silenzio stampa e prega i media di non essere più contattata, il rapimento della Romano ha innestato in Italia un dibattito, sul web e sui giornali, sull'opportunità di queste scelte di vita di volontariato e cooperazione dei giovani nei Paesi del Sud del mondo e sulle loro conseguenze.

Serve buon senso

“In una circostanza come questa dovrebbero prevalere il buon senso e la solidarietà umana, indipendentemente dal fatto che si sia credenti o meno. La compassione nei confronti di chi si trova nelle mani di questi delinquenti”, afferma padre Giulio Albanese, comboniano, giornalista africanista, direttore di Popoli e Missione.

Africa scomparsa dai piani editoriali

“Mai come oggi sarebbe opportuno affermare un decentramento narrativo”, continua padre Albanese. “Invece di discutere sul fatto che non tutto ciò che è buono è opportuno e lecito, proviamo a chiederci come mai in Italia i mass-media non raccontano cosa succede nelle periferie del mondo”. “Tutte queste polemiche – aggiunge – sono il sintomo dell’ignoranza dell’opinione pubblica ma anche di chi fa il nostro mestiere. L’Africa è infatti praticamente scomparsa dai piani editoriali dei nostri giornali. Si parla dell’Africa sub-sahariana solo in coincidenza con il sequestro di qualche nostro connazionale.” “E questo soprattutto perché – aggiunge il missionario comboniano – l’informazione è la prima forma di solidarietà. E dunque per capire le ragioni che hanno spinta Silvia a partire bisognerebbe saper interpretare i segni dei tempi nello scenario africano”.

La solidarietà dovunque ha un prezzo

“Tutto quello che succede sul versante orientale del Kenya ha dei margini di insicurezza, legati al terrorismo del passato. Ma ci sono fatti di violenza comune che seminano morte e distruzione anche nelle periferie delle nostre grandi città”. “Laddove c’è il bisogno e la necessità di affermare la solidarietà – conclude padre Albanese – tutto questo ha un prezzo, non c’è dubbio”.

Ascolta l'intervista a padre Giulio Albanese

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23 novembre 2018, 15:10