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Personale del Cuamm in Africa Personale del Cuamm in Africa 

Giornata mondiale del diabete: allarme per la diffusione tra i poveri

Aumenta in tutto il mondo la popolazione affetta da diabete. Cuamm lancia l’allarme per “un’epidemia” in Africa e nei Paesi in cui la popolazione non ha accesso a cibi e stili di vita adeguati. L’Ong svolge campagne di prevenzione e cura in otto Paesi Africani

Marco Guerra – Città del Vaticano

“Famiglia e diabete”, è il tema dell’edizione 2018 della Giornata mondiale del diabete che si celebra ogni 14 dicembre, dopo essere stata istituita nel 1991 dalla Federazione internazionale del diabete (IDF) e dall' Organizzazione Mondiale della Sanità, in risposta alla crescente sfida alla salute posta da questa patologia.

Aumentano i diabetici in tutto il mondo

Nel mondo, secondo le ultime stime dell'Oms risalenti al 2014, sono 422 milioni circa le persone affette dal diabete, rispetto ai 108 milioni del 1980. Tenendo conto dell’aumento della popolazione mondiale, si tratta di un raddoppio della diffusione globale del diabete, passata dal 4,7% all'8,5% della popolazione adulta. Questo comporta anche un aumento dei fattori di rischio associati, come il sovrappeso o l'obesità. Il diabete è inoltre una delle principali cause di cecità, insufficienza renale, infarto, ictus e amputazione degli arti inferiori.

A rischio le popolazioni a basso reddito

Nell'ultimo decennio, le persone affette da questa malattia sono aumentate più rapidamente nei Paesi a basso e medio reddito che nei Paesi ad alto reddito a causa della cattive abitudini alimentari.

Il contesto familiare

Per questo motivo si è deciso di indagare la relazione tra diabete e famiglia includendo tutte le abitudini alimentari che derivano da determinati contesti culturali e sociali. D’altra parte le persone con diabete vivono con le loro famiglie, mangiano lo stesso cibo e condividono i beni. Oltretutto nella famiglie più povere il costo delle cure a volte diventa proibitivo e rischia di minare le risorse familiari.

L’allarme in Africa

L’Africa non fa eccezione, lo conferma l’organizzazione Medici con l’Africa Cuamm, che in una nota diffusa alla vigilia della Giornata parla di “epidemia emergente” che non trova una risposta strutturata a causa della fragilità dei sistemi sanitari locali.

Medici con l’Africa Cuamm, grazie al sostegno di Wdf (World Diabetes Foundation) sta lavorando per rispondere a un bisogno reale della popolazione africana, in particolare, in Angola, Etiopia, Sierra Leone e Mozambico.

Progetti di prevenzione, diagnosi e cura

Tra le attività portate avanti: prevenzione, diagnosi e cura del diabete; screening nelle donne in gravidanza e nei neonati; formazione di operatori sanitari perché siano in grado di individuare e gestire i malati; fornitura di equipaggiamento e attrezzature per la diagnosi. Interventi che Medici con l’Africa Cuamm sta svolgendo in 24 ospedali e 105 centri di salute distribuiti nei territori di questi quattro paesi.

Cuamm: diffusione diabete con povertà e urbanizzazione

“La famiglia è importantissima perché è dove spesso nascono le abitudini alimentari, dove si possono promuovere dei comportamenti di prevenzione, ma anche dove ci si può prendere cura della persona che ha già manifestato il diabete”, spiega a VaticanNews Andrea Atzori, responsabile dei Rapporti Internazionali di Medici con l’Africa Cuamm.

Ascolta e scarica l'intervista Andrea Atzori

Atzori parla anche dei motivi della diffusione del Diabete in Africa: “È  un fenomeno molto legato anche alla povertà che non permette di avere un accesso a cibi adeguati, a cibi che siano sani, ad abitudini alimentari sane strutturate. Ad esempio, fare tre pasti al giorno è ancora un privilegio. Per cui molti africani devono scegliere dei cibi economici ad alto quantitativo di zucchero, di grassi, solo in alcuni momenti della giornata quando ne  hanno la possibilità”. “Questi comportamenti sono spesso anche legati a situazioni – aggiunge -, soprattutto l’urbanizzazione,  che non permette poi l’esercizio fisico o un ambiente comunque più sano”.

Gli interventi di Cuamm

In questo contesto il Cuamm sta fornendo delle risposte concrete nei quattro Paesi dove sono iniziati gli interventi sul diabete. “Ci siamo accorti sempre di più che un numero di persone che avevano accesso ai servizi sanitari che forniamo, manifestavano in modo tardivo e grave, effetti del diabete. Cosa vuol dire? Arrivavano già con delle complicanze che sono tipiche del paziente che ha il diabete da diversi anni”, racconta ancora il responsabile dei Rapporti Internazionali Cuamm, indicando i principali sintomi riscontrati in queste persone: il piede diabetico, problemi alla vista, problemi di ferite che non rimarginano oppure scompensi durante la giornata.

“Notando questo fenomeno abbiamo fatto uno sforzo con i ministeri della salute locali e a livello nazionale,  poi regionale e distrettuale – prosegue Atzori - per attrezzare i centri sanitari e fare diagnosi precoci di diabete, in modo che si possa controllare con le terapie, con la dieta con esercizio fisico il fenomeno e prevenire anche le complicanze che hanno un impatto molto notevole sulla salute”.

Le iniziative di sensibilizzazione e prevenzione

Oggi nelle principali piazze di Luanda (Angola), Maputo e Beira (Mozambico), Freetown (Sierra Leone) e Addis Abeba (Etiopia) si terranno proposte di sensibilizzazione e coinvolgimento della popolazione che sarà invitata a partecipare creando un grande cerchio, con indosso T-shirt blu, il colore della lotta al diabete. Un gesto simbolico per “accerchiare” questa malattia dimenticata in contesti come quello africano.

Al momento Medici con l’Africa Cuamm è impegnato in otto Paesi dell’Africa sub-Sahariana (Angola, Etiopia, Mozambico, Repubblica Centrafricana, Sierra Leone, Sud Sudan, Tanzania, Uganda) con oltre 2.200 operatori sia europei che africani; appoggia 24 ospedali, 64 distretti (per attività di sanità pubblica, assistenza materno-infantile, lotta all’Aids, tubercolosi e malaria, formazione), 3 scuole infermieri e 1 università (in Mozambico). In tutti queste nazioni, il Cuamm sta intervenendo con il progetto “Prima le mamme e i bambini. 1000 di questi giorni” teso a prevenire il diabete fin dal periodo prenatale per poi crescere degli adulti sani.  

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14 novembre 2018, 13:55