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La riproduzione della foto di Joseph Roger O Donnell - Nagasaki La riproduzione della foto di Joseph Roger O Donnell - Nagasaki 

Tensioni Usa-Russia su missili nucleari: Cefaloni, potenziale devastante

C’è un “equilibrio instabile” di fronte al quale è necessario aderire e sostenere l’iniziativa per l’abolizione delle armi nucleari, dice il curatore del dossier “Disarmo” edito da Città Nuova

Giada Aquilino - Città del Vaticano

Da una parte gli Stati Uniti, che col Presidente Donald Trump annunciano di voler abbandonare lo storico Trattato sul controllo dei missili nucleari (Inf) firmato da Usa e Unione Sovietica nel 1987; dall’altra la Russia che, di fronte alle parole del capo della Casa Bianca, parla di un passo “molto pericoloso”, nonostante nel tempo Mosca sia stata criticata per violazioni agli impegni presi 31 anni fa.

L’illusione del primo colpo

La stampa internazionale mette in risalto il rischio dell'avvio di una nuova guerra fredda e di una ulteriore corsa agli armamenti, con uno scenario che coinvolgerebbe altri Paesi, tra cui la Cina. “Ci troviamo di fronte a un potenziale atomico devastante e che dà la possibilità e l’illusione a ciascuna delle parti che non sono più solamente le due superpotenze - Usa e Russia - di avere il primo colpo e quindi di illudersi di fare la prima azione nefasta nei confronti del cosiddetto nemico, senza avere risultati dalla propria parte”, spiega Carlo Cefaloni, curatore del dossier “Disarmo” edito da Città Nuova, espressione del Movimento dei Focolari (Ascolta l'intervista a Carlo Cefaloni). “E’ un equilibrio instabile di fronte al quale - aggiunge il redattore di Città Nuova - è profetico ma è soprattutto necessario, di fronte a una tendenza irresponsabile verso la guerra, la posizione che ha preso la Chiesa con Papa Francesco, di aderire e sostenere l’iniziativa per l’abolizione delle armi nucleari”, con riferimento al Trattato sulla proibizione delle armi nucleari. La Santa Sede, con l’arcivescovo Paul Richard Gallagher, segretario per i Rapporti con gli Stati, ha firmato il il 20 settembre 2017 all’Onu di New York, consegnando contestualmente il relativo strumento di ratifica.

Un incidente potrebbe innescare una guerra

Più volte Papa Francesco e, in generale, la Santa Sede nei consessi internazionali hanno ribadito la necessità di un mondo libero dalle armi atomiche. A richiamare l’attenzione sul tema, è stata nel gennaio scorso un’immaginetta fatta distribuire dal Pontefice ai giornalisti sul volo per il , che ha poi suscitato vasta eco: una riproduzione di una foto scattata a Nagasaki nel 1945 dall’americano Joseph Roger O'Donnell, che ritrae un bambino in attesa di far cremare il fratellino minore deceduto in seguito ai bombardamenti atomici sul Giappone. In quell’occasione, Francesco non nascose la propria preoccupazione per i rischi di una guerra nucleare, affermando di aver davvero paura, in una situazione giunta al limite: un incidente, sottolineò, potrebbe innescare una guerra. L’esortazione, sottolineata anche altre volte, fu quella a distruggere le armi e a lavorare per il disarmo nucleare.

Il monito degli scienziati

“Siamo di fronte a una crescita non più controllabile: qualsiasi tipo di innesco sul nostro territorio o a livello mondiale - evidenzia ancora Cefaloni - può dar luogo a un conflitto di cui non ci rendiamo conto. La Federazione degli scienziati americani, che ha un modello di riferimento, che è l’orologio della mezzanotte atomica, ci avverte continuamente che siamo proprio vicini a quell’ora dell’olocausto nucleare”. Il richiamo di Carlo Cefaloni è allora a Thomas Merton, “al quale - ricorda - Papa Francesco ha fatto quando è andato negli Stati Uniti”. Il monaco cistercense, prosegue, “faceva riferimento alla pace e alla guerra in un’epoca post-cristiana, in cui all’appartenenza e all’obbedienza a Dio e alla coscienza del ‘non uccidere’ si sostituisce la nostra ‘fede’ nella bomba. Cioè, è come un assopimento delle coscienze e in fondo una credenza nella salvezza che viene dalla bomba”.

Riconsiderare le nostre politiche

L’immagine di Nagasaki, fatta diffondere dal Papa, “io l’ho qui davanti a me, in redazione, perché seppur traumatica – conclude Cefaloni - mette in evidenza la necessità di dare una risposta a quel dramma, a quella tragedia che possiamo alimentare se non facciamo tutti la nostra parte. Quindi, o ci rendiamo conto di trovarci di fronte a questa urgenza o altrimenti si rischia di incorrere in riferimenti generici. Se noi partiamo da azioni che entrano nello specifico e fanno riferimento a una possibilità di riconsiderare le nostre politiche industriali, le nostre politiche economiche, la nostra politica estera allora forse possiamo incidere e possiamo uscire da tale torpore della coscienza”.

Elezioni di Midterm

A commentare le dichiarazioni di Trump al centro delle tensioni di queste ore è anche Vittorio Emanuele Parsi, docente di Relazioni internazionali all’Università Cattolica, secondo cui la posizione del Presidente Usa appare più strategica che concreta. “Trump - spiega Parsi nell’intervista di Paola Simonetti - deve dimostrare di non essere condizionato da Mosca, dopo le molte accuse relative ai rapporti con la Russia e a pochi giorni dalle elezioni di medio termine” (Ascolta l'intervista a Vittorio Emanuele Parsi).

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22 ottobre 2018, 13:24