Rapporto Oms: tubercolosi ancora malattia mortale
Emiliano Sinopoli – Città del Vaticano
A una settimana dal primo vertice delle Nazioni Unite sulla Tubercolosi, che si terrà il prossimo 26 settembre, l’Organizzazione Mondiale per la Sanità ha pubblicato oggi il Global Tubercolosis Report 2018 evidenziando progressi nell’eradicazione dell’infezione ma evidenziando anche come il target per sconfiggerla sia ancora lontano. Sebbene gli sforzi globali abbiano evitato la morte di circa 54 milioni di persone dal 2000, la tubercolosi rimane la malattia infettiva più mortale del mondo. Medici Senza Frontiere (Msf), che da più di 30 anni è impegnata nella lotta contro questa malattia, ha dichiarato attraverso un comunicato stampa che gli ultimi dati sulla tubercolosi diffusi dall’Oms offrono un “quadro vergognoso sull'incapacità del mondo di affrontare una malattia curabile, che continua a uccidere più di un milione e mezzo di persone ogni anno”.
Il rapporto dell’Oms
Il rapporto dell'Oms fornisce una panoramica dello stato dell'epidemia e le sfide e le opportunità che i Paesi affrontano nel rispondere ad essa. Nel complesso, i decessi per tubercolosi sono diminuiti nell'ultimo anno. Nel 2017, ci sono stati 1,6 milioni di morti. Dal 2000, una riduzione del 44% dei decessi per tubercolosi si è verificata tra le persone con Hiv rispetto a una diminuzione del 29% tra le persone sieropositive. Globalmente, nel 2017 circa 10 milioni di persone hanno sviluppato la tubercolosi. Il numero di nuovi casi diminuisce del 2% all'anno, anche se si sono verificate riduzioni più rapide in Europa (5% all'anno) e in Africa (4% all'anno) tra il 2013 e il 2017.
Status dell'epidemia di tubercolosi
Dei 10 milioni di persone che si sono ammalate di tubercolosi nel 2017, solo 6,4 milioni sono state ufficialmente registrate dai sistemi nazionali di segnalazione, lasciando 3,6 milioni di persone non diagnosticate, o rilevate ma non segnalate. Dieci Paesi hanno rappresentato l'80% di questo divario, con India, Indonesia e Nigeria in cima alla lista. Meno del 50% di un milione di bambini con tbc stimati sono stati segnalati nel 2017, il che rende un gap molto più alto nel rilevamento rispetto a quello negli adulti. La copertura del trattamento è in ritardo del 64% e deve aumentare almeno del 90% entro il 2035 per raggiungere gli obiettivi prefissati e porre definitivamente fine alla malattia.
Una nuova iniziativa di assistenza
Per migliorare urgentemente i tassi di rilevazione, diagnosi e trattamento, l'Oms, la Partnership Stop Tbc e il Global Fund hanno lanciato la nuova iniziativa nel 2018, denominata Find. Treat. All. #EndTB, che ha fissato l'obiettivo di fornire assistenza di qualità a 40 milioni di persone con la tubercolosi dal 2018 al 2022.
La polemica di Msf
Medici Senza Frontiere lotta contro la Tubercolosi da più di 30 anni. Ogni anno tra i 15.000 e i 30.000 pazienti vengono curati in progetti supportati da Msf in circa 25 Paesi. “I governi – sottolinea a Pope Silvia Mancini, epimediologa di Msf - stanno affrontando la malattia infettiva più mortale al mondo con pericolosa mediocrità. È il settimo anno consecutivo che circa il 40% dei casi di Tubercolosi non viene diagnosticato, quando abbiamo i mezzi per fare molto di più”. “Questi impegni sono privi di significato – secondo l’epimediologa - se i governi non si impegnano a testare e trattare più persone in futuro, allocando maggiori risorse finanziarie in modo da avere nuove cure, diagnosi e vaccini a prezzi accessibili”. “Milioni di persone – conclude Mancini - affette da Tubercolosi in tutto il mondo stanno ancora aspettando l’impegno politico in grado di dare una svolta a questa epidemia e fermare inutili morti e sofferenze”
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