Giornata per il disarmo nucleare: un traguardo necessario
Claudia Valenti – Città del Vaticano
La data scelta ricorda la notte del 26 settembre 1983, quando Stanislav Evgrafovi? Petrov, un tenente colonnello dell’Armata Rossa, salvò il mondo dalla distruzione nucleare, ritenendo correttamente che vi fosse un errore nel sistema informatico, che evidenziava allarmi missilistici sui propri schermi, e scegliendo per questo di non lanciare i bombardieri atomici che avrebbero dovuto colpire Washington e New York.
La giornata venne istituita nel 2013 dall’ Assemblea Generale delle Nazioni Unite e si celebra ogni anno con l’obiettivo di rafforzare “la consapevolezza pubblica sulla minaccia rappresentata dalle armi nucleari e sulla necessità che vengano totalmente eliminate” e allo scopo di “mobilitare e sostenere gli sforzi internazionali verso la realizzazione dell'obiettivo comune di un mondo libero da armi nucleari”.
Disarmo nucleare: un obiettivo urgente
Il disarmo nucleare continua a essere uno dei traguardi più importanti e urgenti che l’Onu si prefigge di raggiungere. “Ci sono ancora moltissime aree di crisi nel mondo, – dichiara a Pope Maurizio Simoncelli, presidente dell’Iriad (Istituto di ricerche internazionali archivio disarmo) – secondo l’Istituto di ricerca di Oslo sono circa 80”. Nell’ambito delle armi nucleari rimangono infatti dei problemi aperti: quello della Corea del Nord, che non sembra ancora trovare una concreta risoluzione alle trattative per la denuclearizzazione; e quello dell’Iran, che aveva raggiunto un accordo per consentire una produzione nucleare civile controllata e verificata, che però oggi gli Stati Uniti stanno rimettendo in discussione. “Per non parlare di tutta un’altra serie di situazioni drammatiche, collegate invece alle guerre convenzionali” continua Simoncelli.
Il trattato Onu e il divieto di usare le armi nucleari
Malgrado la crescente preoccupazione internazionale, la dottrina della deterrenza nucleare rappresenta ancora un elemento costitutivo delle politiche di sicurezza di molti Stati. Spiega Simoncelli: “Per ora sono solo 2/3 i paesi del mondo che hanno voluto e firmato il trattato Onu per il divieto dell’utilizzo delle armi nucleari lo scorso anno. Molti ancora non ne hanno ratificato la firma; molti altri non hanno proprio aderito all’iniziativa”. La comunità internazionale è quasi unanime nel condividere l’obiettivo di un mondo privo di armi nucleari, tuttavia rimangono i dissensi in merito alle modalità e alle tempistiche per raggiungere questo scopo.
Le spese militari italiane
“L’Italia è al 9° posto a livello mondiale nell’ambito del commercio di armi,- sostiene Maurizio Simoncelli – esportando verso i paesi extra-Nato ed Extra-Ue e concentrandosi soprattutto sull’area medio-orientale”. Ha quindi un volume di spesa dedicato alla produzione bellica davvero significativo, “al punto tale da inserirsi fra i primi 15 paesi nel mondo” dichiara Simoncelli. Una politica di disarmo contribuirebbe quindi non solo alla pace, ma anche allo sviluppo sostenibile: l’eliminazione delle armi nucleari, infatti, renderebbe disponibili ampie risorse per una migliore attuazione degli obiettivi dell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile, a cui l’Italia partecipa.
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