Reinventare il Mediterraneo: ambasciatori a confronto a Otranto
Gabriella Ceraso - Città del Vaticano
"Favorire il confronto con i Paesi del bacino del Mediterraneo per costruire un sistema integrato di cooperazione e per promuovere il dialogo interculturale, la pace, la convivenza sociale e politica". Così Tommaso Forte, giornalista e responsabile delle relazioni istituzionali del workshop "Reinventare il Mediterraneo: dialogo, sfide, opportunità”, presenta l'obiettivo della giornata odierna a Otranto, la cittadina pugliese teatro da lunedì scorso del festival Giornalisti del Mediterraneo e dell'omonimo Concorso, in cui anche Pope riceverà il premio per l' "Innovazione tecnologica".
Il confronto vede condividere dalle rappresentanze diplomatiche di Tunisia, Marocco, Giordania e Sovrano Ordine di Malta, sia il fallimento dell'impegno comune assunto nei decenni passati dalla comunità europea e dall'Africa del Nord, sia la tante sfide che oggi il Mediterraneo affronta, timori che non possono essere ignorati: l'instabilità della Libia, la guerra in Siria, l'ondata migratoria e il latente e ancora irrisolto conflitto israelo-palestinese.
Serve una risposta corresponsabile
"Il mondo è cambiato, si è globalizzato, esistono fattori nuovi rispetto al passato", dice a Pope Hassan Abouyoub, ambasciatore del Regno del Marocco, ospite d'onore di questa edizione. "Dalla storia passata dobbiamo cercare di prendere il positivo per reinventare il progetto del Mediterraneo. Ma il cuore di questo progetto deve essere la pace, la condivisione, e la prosperità condivisa". L'ambasciatore insiste sul fatto che non si possono ignorare sfide come l'instabilità della Libia, pericolo per tutta l'area e per l'Europa, come le questioni climatiche, la carenza dell'acqua e le migrazioni, ma anche che si tratta di sfide globali che "necessitano di una visione olistica e di una risposta corresponsabile".
Intervenendo al festival, l'ambasciatore del Marocco ha esortato ad un sussulto culturale: “bisogna combattere l’ignoranza” ha detto. Guardando al fenomeno migratorio in particolare ha parlato di ipocrisie, sottolineando che le radici dei flussi si rintracciano anche nelle fallite scelte di stabilizzazione gestite dalle Nazioni Unite nelle aree di crisi. Nelle sue parole anche il crescente calo della natalità in Europa e la progressiva domanda di lavoro in Africa che, per ora, non trova risposta locale e vede nel Vecchio Continente una possibilità.
Una politica internazionale più attenta e consapevole
Ad una voce, dal X festival dei Giornalisti del Mediterraneo, gli ambasciatori lanciano la sfida di una politica internazionale più attenta, inclusiva, coraggiosa e consapevole. Seduti intorno ad un tavolo, nella stupenda cornice del Castello Aragonese di Otranto, insieme ad esponenti istituzionali locali e nazionali italiani, i diplomatici hanno guardato al Mediterraneo come ad un luogo d’incontro di cui l’Africa “rappresenta un prolungamento”. Da qui la necessità di investimenti, autonomie e di partenariati, come sottolinea anche a Pope, Moez Eddine Sinaoui, l’ambasciatore di Tunisia: "Bisogna" - ha detto - "reagire al fallimento a cui gli accordi del passato hanno portato, in termini di sicurezza, prosperità e comunità culturale".
L’ambasciatore ha ricordato il progetto lanciato a Barcellona, più di dieci anni fa, che aveva come fulcro l’unione dei Paesi del Mediterraneo e progetti importanti, mai sviluppatisi come la Banca Centrale del Mediterraneo. La soluzione per il rappresentante diplomatico di Tunisi è tutta in un’Europa che deve guardare all’Africa come un prolungamento capace di riportare al centro dell’economia e della politica mondiale il Mediterraneo.
La stampa faccia emergere anche il positivo
Nelle parole dell'ambasciatore - che ha tracciato anche un breve bilancio del cammino della democrazia in Tunisia - la sottolineatura del fondamentale ruolo della stampa: dalla comunicazione emerga il positivo. "Ora che siamo tutti connessi è necessario che emergano anche le belle iniziative e le storie di rinascita che segnano i paesi del Mediterraneo. La stampa nell'influenzare l'opinione pubblica ha un grande ruolo", ha detto.
Vivere e convivere con l'immigrazione, si può
I confini della Giordania stretti da guerre e conflitti sono stati tracciati al festival dall’ambasciatore del Regno, Fayiz Khouri, il quale ha spiegato che oggi il Paese vive una situazione complessa, ospita il 21% dei rifugiati siriani - circa un milione e quattrocentomila -, altri quattrocentomila provenienti dall’Iraq, più rifugiati provenienti dalla Libia, dal Sudan e dallo Yemen. Insufficiente - ha detto - l’aiuto della comunità internazionale, ma “ce la faremo”.
Abbiamo imparato - dice a Pope - che paesi piccoli, così come quelli grandi, possono vivere con il fenomeno dell’immigrazione, specialmente quando è giustificata (per motivi gravi e tragedie ndr). Noi viviamo con loro. È difficile ma possibile". Noi "non stiamo assistendo a nessuna ‘distruzione sociale’ o ‘devastazione economica’. Problemi sì ma possiamo conviverci. Quindi, un Continente con la tradizione, il cuore e l’importanza della propria presenza a livello internazionale, come l’Europa, può vivere e convivere con i rifugiati":
R. - The Mediterranean Sea has always been...
Il Mediterraneo è sempre stato il mare delle opportunità: è sempre stato il collegamento tra le diverse civiltà presenti sulle sponde del Mediterraneo; è sempre stato la rotta per gli affari e per la cooperazione economica; è sempre stato la culla delle diverse culture e civiltà che hanno avuto un impatto sia nel Continente europeo sia in Medio Oriente e in Nord Africa. Quindi ritengo che un continente grande quanto l’Europa e con il cuore che ha sempre avuto, un Continente ricco di storia, ricco di culture e di civiltà - perché è sempre stato una presenza importante a livello internazionale -, possa riuscire ad affrontare il grande problema della convivenza con i rifugiati. È una questione umana, politica ed economica. Questo significa che dobbiamo trovare delle soluzioni insieme senza stare sulla difensiva o pensare a noi stessi. Dobbiamo pensare che ognuno in Europa, in Medio Oriente e in Nord Africa può individuare i problemi, le possibili soluzioni e lavorare insieme. Non si possono imporre soluzione, perché bisogna essere cooperativi. Dobbiamo lavorare insieme: questa è l’essenza del Mediterraneo.
Al dibattito del festival anche l'intervento di Gabriele Checchia, ambasciatore del Sovrano Ordine di Malta presso le Nazioni Unite a Roma, che ha rilanciato l'impegno per una integrazione culturale e lavorativa e ha ribadito, che "se non si salvano vite, fallisce ogni altro intento e si rimane nella dimensione delle pure intenzioni". “C’è bisogno di un approccio integrato e complessivo”, ha detto e ricordando il , ha sostenuto che di fronte alle migrazioni di massa vanno pensati anche nuovi strumenti giuridici.
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