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Paliano, presentato libro di un detenuto e nuovo campo di calcio

Giornata di festa nella Casa di reclusione in provincia di Frosinone. Presentato il nuovo campo di calcetto e il libro-testimonianza di un detenuto

Salvatore Tropea – Città del Vaticano

Ricominciare una nuova vita, ricominciare a sperare, ricominciare da un nuovo calcio di inizio. Un messaggio simbolico e allo stesso tempo molto concreto quello alla base dell’iniziativa di costruire un nuovo campo di calcetto in erba sintetica presso il Carcere di Paliano, in provincia di Frosinone, che ospita soltanto collaboratori di giustizia. Sabato scorso, 23 giugno, è stato inaugurato il nuovo campetto, frutto della donazione dell’imprenditore veneto Walter Incaccia. Una giornata di festa, quindi, per gli oltre 70 detenuti, che hanno anche assistito alla presentazione di un libro-testimonianza scritto da uno di loro.

Un nuovo calcio di inizio

A tagliare il nastro del nuovo rettangolo di gioco è stato mons. Dario Edoardo Viganò, assessore del Dicastero per la Comunicazione e la direttrice del carcere, la dottoressa Nadia Cersosimo (Ascolta l'intervista a Nadia Cersosimo sul carcere di Paliano). I lavori erano cominciati lo scorso 4 giugno, dopo l’arrivo dei materiali da costruzione e la donazione di divise calcistiche e palloni per i detenuti, che prima ricavavano qualche ora di svago giocando tra le pietre e il cemento. “Da grande appassionato di calcio – ha dichiarato Walter Incaccia, promotore e finanziatore dell’iniziativa – ho voluto contribuire alla realizzazione del campo perché queste persone, dopo i loro errori di cui scontano la pena, hanno diritto a ricominciare una nuova vita. E lo sport è molto importante nell’ottica di un reinserimento sociale”. Dello stesso avviso la direttrice Cersosimo, che ha ribadito la necessità di trattare i detenuti “come persone e non come numeri o cose” e ha ricordato la . In quell’occasione il Santo Padre, che lavò i piedi anche a tre donne, un argentino e un musulmano in attesa di ricevere il battesimo, ricordò nell’omelia a braccio, come Gesù, il capo della Chiesa, seppe farsi schiavo per l’umanità e amare sino alla fine.

Diventare uomini nuovi

“La camorra fa schifo e mi ha rovinato la vita, anzi ci ha rovinato la vita”. Sono le parole di Bruno Buttone, collaboratore di giustizia e camorrista pentito, dopo essere arrivato a commettere un omicidio nella sua ascesa criminale, a seguito dell’assassinio di suo fratello Giuseppe. L’ex camorrista, detenuto a Paliano, racconta la sua vita nelle pagine di “Ora sono un uomo nuovo”, l’autobiografia edita da Ancora. Buttone narra così la sua metamorfosi da capo clan a marito, padre di famiglia e, soprattutto, collaboratore di giustizia. Il libro è stato presentato nella Sala Unità d’Italia della Casa Circondariale, alla presenza di mons. Viganò, della direttrice Cersosimo e di suor Rita Del Grosso che ha aiutato Buttone nella redazione del suo sforzo editoriale, mentre la presentazione è stata moderata dal giornalista del Dicastero per la Comunicazione, Davide Dionisi. “Nessuno di voi è estraneo alle parole e alle vicende riportate su questo libro. Non è un testo scritto solo dall’autore, ma da tutti voi”, ha affermato mons. Dario E. Viganò durante l’evento, rivolgendosi ai detenuti presenti in Sala, nella quale erano presenti anche anche i volontari della Comunità di S. Egidio, che a Paliano si occupano di pastorale carceraria e propongono agli ospiti corsi di arte iconografica, alcuni rappresentanti dell’associazione Francescani nel Mondo, i Missionari Oblati di Maria Immacolata e le suore Canossiane.

Stare accanto a chi soffre

Durante la presentazione del libro è intervenuto anche padre Giovanni Castellaz, in rappresentanza della casa editrice Ancora. . “Quando ho letto la bozza del testo di Buttone mi sono detto: questa è una manna dal cielo – ha raccontato -. Il nostro fondatore, Lodovico Pavoni, ci ha insegnato proprio questo, stare accanto ai giovani, soprattutto a quelli che soffrono. Per questo abbiamo fatto nostro questo testo”. Protagoniste della giornata anche le donne detenute nella sezione femminile, che hanno inaugurato un mercatino interno di prodotti artigianali, il cui ricavato andrà in beneficenza. “Giornate come quella di oggi – ha affermato la Cersosimo – ci rivelano che il carcere può essere un luogo educativo dove poter esprimere continuamente una personalità attiva” sia verso lo Stato che verso le persone e i gruppi sociali. “Un territorio di frontiera – ha proseguito – che oggi più che nel passato esige un surplus di progettualità per poter operare in favore della comunità”.

La realtà di Paliano, rinascere dopo gli errori

La Casa Circondariale di Paliano è stato trasformato, alla fine degli anni ’70, in carcere di massica sicurezza e, soprattutto, si caratterizza per essere l'unico Istituto in Italia che ospita soltanto collaboratori di Giustizia ed in più vi è un reparto sanatoriale, dove sono ristrette persone affette da Tbc polmonare, le quali sostano il tempo necessario per l'espletamento delle cure e degli accertamenti sanitari. I detenuti (78 su 140 posti disponibili secondo i dati aggiornati al gennaio 2018) hanno a disposizione quattro laboratori e tre officine, oltre ad un luogo di culto, una biblioteca e un teatro. Ogni giorno, dunque, sono impegnati in varie attività agricole, artigianali e di allevamento, in particolare attività di pizzeria, falegnameria, ortocultura, iconografia e ceramica.

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Photogallery

Le fasi di costruzione del campo nel carcere di Paliano
25 giugno 2018, 11:42