Summit inter-coreano. Timori, speranze e un sogno: l'unione
Salvatore Tropea – Città del Vaticano
Sarà il villaggio di Panmunjom, al confine tra le due Coree, ad ospitare lo storico incontro tra i leader dei due paesi, il terzo nella storia e il primo da quando Kim Jong-un ha preso il controllo, nel 2011, della Corea del Nord. L’agenda del summit prevede soprattutto la denuclearizzazione della penisola, che rappresenterebbe un passo decisivo in favore di una “pace permanente” e del miglioramento dei rapporti inter-coreani.
Ottimismo tra i coreani
In passato ci sono già stati degli incontri di questo tipo, dopo la Guerra di Corea del 1950-53 ma, come sottolinea a Pope padre Vincenzo Bordo, missionario oblato di Maria Immacolata da quasi 30 anni a Seul. “Ma i precedenti vertici – spiega padre Bordo – si sono risolti sempre con un nulla di fatto, quindi l’ottimismo c’è ma è velato”. Inoltre, negli scorsi anni si sono raggiunti punti di estrema crisi, tanto che “tra la gente della Corea del Sud si avvertiva molta paura e tensione, anche se non se ne parlava molto, proprio per il terrore” che la crisi potesse degenerare.
Il riavvicinamento tra le due Coree
In questi ultimi mesi però alcuni fattori hanno portato i leader ad un riavvicinamento e in particolare Kim Jong-un a ripensare le sue politiche internazionali. Secondo padre Bordo in primis il Nord “nella sua logica di armamento, ha raggiunto l’obiettivo di testare missili balistici e nucleari. Nel momento in cui lo ha fatto si è aperto al dialogo”. Un altro elemento importante è stato quello delle sanzioni internazionali “ed in particolare – sottolinea il missionario – le sanzioni che sono arrivate dalla Cina, dalla quale la Corea del Nord dipende quasi per il 90%”. Inoltre, spiega padre Bordo, proprio il leader nordcoreano “ha promesso al suo popolo lo sviluppo economico, ma non ci può essere sviluppo con delle sanzioni in corso”. Un ruolo fondamentale è stato poi giocato dal Presidente sudcoreano Moon che “ha promesso un maggiore dialogo e ha aperto una porta al Nord con le Olimpiadi”.
Verso la denuclearizzazione
Infine, tra i perché di un possibile cambio di rotta di Kim Jong-un, c’è il recente presunto collasso di alcune strutture per i test nucleari. Come ricorda anche padre Bordo, “secondo lo studio di alcuni scienziati cinesi” il sito sotterraneo Punggye-ri, situato al di sotto del monte Mantap, è parzialmente collassato e per questo, inutilizzabile. “Un fattore che quindi può aver fatto cambiare idea al leader della Corea del Nord”.
L’appello della Chiesa e del Papa
Ieri, durante la consueta Udienza Generale del mercoledì, Papa Francesco ha lanciato un appello proprio in vista del vertice inter-coreano. "A coloro che hanno responsabilità politiche dirette – ha detto il Pontefice – chiedo di avere il coraggio della speranza facendosi ‘artigiani’ di pace, mentre li esorto a proseguire con fiducia il cammino intrapreso per il bene di tutti”. Anche il card. Andrew Yeom Soo-jung, arcivescovo di Seoul e amministratore apostolico di Pyongyang, ha pregato per il buon esito del summit. Il cardinale ha celebrato una Messa per la riconciliazione, ricordando il ruolo dei “cristiani, strumenti di pace nella penisola coreana”.
Il sogno di una Corea unita
Tutto il mondo, dunque avrà gli occhi puntati sul villaggio che si trova all’interno dell’area demilitarizzata, ma intanto in Corea del Sud si iniziano a vedere sempre di più bandiere della Corea unita, già fatta sventolare proprio alla cerimonia d’apertura delle Olimpiadi invernali di Pyeongchang dagli atleti coreani, in marcia fianco a fianco. Come riporta l'Agenzia AsiaNews, in tutto il Paese, governi locali e gruppi civici ergono le bandiere bianco-azzurre in segno di speranza per il successo del summit. Nella città di Daejon, da due giorni ben 615 autobus percorrono le strade portando scritto: “Corea del Sud e del Nord salpano verso la riunificazione mano nella mano! Andiamo avanti verso pace e prosperità!”. Da questo punto di vista secondo padre Vincenzo Bordo “tutta la popolazione spera e sogna l’unione, perché le Coree sono divise da oltre 70 anni, ma sono state unite per duemila anni. È innegabile quindi che sia un unico popolo, un’unica lingua, un’unica cultura”.
Cosa prevede l’incontro
Un primo contatto tra i due Paesi c’è stato recentemente con la stretta di mano in diretta televisiva tra Moon e la sorella di Kim, in occasione della cerimonia di apertura delle Olimpiadi invernali di Pyeongchang. Domani l’inizio dell’incontro è previsto per le 9:30 ora locale e i due leader si siederanno al tavolo ovale della “Peace House”, affiancati dai rispettivi entourage. In seguito al negoziato, i due leader pranzeranno da soli e pianteranno un pino in segno di “pace e prosperità”, usando il terreno e l’acqua di entrambe le Coree: dal monte Paektu al confine del Nord con la Cina, e dall’isola meridionale del Sud di Jeju. Inoltre è possibile – ma nulla è stato confermato – che venga firmato un “accordo di Panmunjom” e che i due Presidenti rilascino una dichiarazione congiunta.
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