¡°Penso che il Papa sia il vero rivoluzionario del nostro tempo"
Fabio Colagrande, Emanuela Campanile - Città del Vaticano
"La realtà ci mostra quanto sia facile entrare nelle combriccole della corruzione, far parte di quella politica quotidiana del ¡®do perché mi diano¡¯, in cui tutto è commercio. E quanta gente soffre per le ingiustizie". Questo passaggio del numero 78 della Gaudete et Exsultate, l¡¯esortazione apostolica di Papa Francesco dedicata alla chiamata alla santità e pubblicata recentemente, conferma come la condanna del ¡°corrotto¡± sia centrale nel suo magistero.
In queste righe, Francesco legge la corruzione come causa di quell¡¯ingiustizia che il credente - affamato e assetato di giustizia, come recitano le beatitudini - è chiamato a contrastare proprio per aspirare alla santità. Ma sono innumerevoli i richiami al tema nei sui insegnamenti.
¡°Penso che il Papa sia il vero rivoluzionario del nostro tempo e che dovremmo ascoltarlo molto di più¡±, commenta Palo Borrometi, giornalista siciliano, presidente dell¡¯associazione Articolo 21, sotto scorta dal 2014 per le sue inchieste sulla criminalità organizzata. ¡°A volte credo che non l¡¯ascoltiamo abbastanza. Le sue parole sulla corruzione, sulla mafia, i suoi appelli ai mafiosi perché si convertano, sono importanti. Ma a volte le rispettiamo, le lodiamo, ma non le mettiamo in pratica¡±.
¡°Se penso all¡¯invettiva di S. Giovanni Paolo II contro i mafiosi, venticinque anni fa nella Valle di Agrigento, mi rendo conto che è stata determinante per le coscienze dei siciliani e degli italiani¡±, prosegue Borrometi. ¡°E oggi, quelle parole risuonano grazie a Papa Francesco, ma noi dobbiamo cominciare a metterle davvero in pratica, specie nei territori più dimenticati e meno illuminati. Troppo spesso ci giriamo dall¡¯altra parte¡±.
¡°Gli appelli del Papa ¨C prosegue Borrometi ¨C hanno bisogno di un¡¯attenzione e applicazione continua, mentre io vedo spesso coscienze a intermittenza. C¡¯è un¡¯indignazione quando accadono episodi criminali che sconvolgono l¡¯opinione pubblica, ma poi nel quotidiano non facciamo abbastanza¡±.
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