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Venezuelani al confine colombiano di CĂşcuta Venezuelani al confine colombiano di CĂşcuta 

Colombia, missionario: peggiora salute di chi scappa dal Venezuela

Intervista con padre Francesco Bortignon, missionario scalabriniano a CĂşcuta, nel nord della Colombia, che assiste i migranti provenienti dal vicino Venezuela

Giada Aquilino - Città del Vaticano

“Fame, mancanza di lavoro, costo della vita impossibile, mercato nero per i viveri, situazione sanitaria grave, estrema violenza”. Dietro il flusso di venezuelani che quotidianamente lasciano il loro Paese in cerca di un futuro migliore c’è questo e altro. Lo racconta da Cúcuta, nel nord della Colombia, al confine col Venezuela, padre Francesco Bortignon, missionario scalabriniano, parroco di Nuestra Señora de los Dolores e direttore del locale Centro per le migrazioni e l’accoglienza (Casa de paso), che si occupa di fornire a chi arriva da oltre frontiera cibo, generi di prima necessità, un letto, un aiuto legale per i documenti e per l’assistenza sanitaria. La Colombia è uno dei Paesi in cui negli ultimi tempi chi scappa dal Venezuela trova rifugio, magari solo temporaneo, per poi proseguire verso Ecuador, Cile, Perù. Ne parlò anche , nella sua visita dello scorso settembre.

Colombia avvia censimento dei migranti venezuelani

Il Venezuela si prepara intanto alle elezioni presidenziali del prossimo 20 maggio: un voto voluto dal presidente Nicolás Maduro ma considerato illegittimo dalla maggioranza dei Paesi latinoamericani e per il quale l’Onu ha declinato l’invito ad inviare una missione di osservazione. La crisi politica, economica e sociale venezuelana entra nei colloqui del Summit delle Americhe oggi e domani a Lima, in Perù, ma alla frontiera con la Colombia rimane l’emergenza. Se n'è discusso negli ultimi giorni anche in un incontro tra vescovi e rappresentanti delle istituzioni ecclesiali dei due Paesi. Il governo di Bogotá, secondo quanto riportato dall’agenzia Dire, ha annunciato un piano per censire i venezuelani entrati negli ultimi mesi, in modo da concretizzare quanto sta accadendo. Secondo stime ufficiali colombiane, al momento i venezuelani regolarmente registrati oscillano tra i 600 mila e gli 800 mila. Ma non c’è alcun dato certo sugli altri.

I flussi a Cúcuta

“Il flusso di venezuelani che entrano attraverso la frontiera di Cúcuta continua e peggiorano le condizioni di salute di questa popolazione: se due-tre mesi fa passavano la frontiera in 40-45 mila ogni giorno, tra ingresso e uscita, ora sono scesi a circa 23-25 mila quotidianamente. Sono dati che si riferiscono a Cúcuta e alla regione Norte di Santander”, spiega il missionario scalabriniano. “Nelle scuole - prosegue - noi abbiamo 4.500 alunni, ce ne sono già 300 venezuelani: si tratta di bambini che raccogliamo nei barrios, che non hanno alcuna documentazione, ma c’è una sorta di permesso per poter inserirli nelle aule, a condizione che nel corso dell’anno i genitori procedano a un qualche processo di documentazione”.

Droga, narcotraffico, corruzione, illegalità

A proposito dello stato d’insicurezza in Venezuela, padre Francesco riporta quanto riferito dai migranti stessi. “Non possono uscire per le strade con una borsa o un cellulare in mano perché possono essere oggetto di assalti in qualsiasi momento e per qualsiasi ragione. Alcuni sacerdoti che sono in Venezuela - aggiunge - mi raccontano che devono stare attenti anche alla sicurezza personale, a quella della chiesa, che non entrino a rubare gli oggetti sacri. E poi la gente racconta che ci sono droga, narcotraffico, commerci illegali, corruzione”. Ma la preoccupazione del missionario è per l’emergenza salute: “mentre le autorità venezuelane dicono di aver comprato medicinali per gli ospedali e i malati, la popolazione dice che in realtà queste medicine non si trovano, non arrivano”.

Ascolta e scarica l'intervista con p. Bortignon

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13 aprile 2018, 14:43