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Benin: bambini senza infanzia, sfruttati e violentati

Cotonou, la capitale economica del Paese africano, è afflitta dalla piaga sociale che riguarda soprattutto i minori, sfruttati e seviziati anche all’interno delle proprie famiglie. La denuncia arriva da suor Tiziana Borzani dell’IFMA, l’ong fondata dalle Salesiane di don Bosco

Salvatore Tropea e Luisa Urbani - Città del Vaticano

Bambini strappati alla loro giovinezza, costretti a lavorare fin da piccolissimi e a subire violenze fisiche e psicologiche. Nel mondo l’infanzia è negata a un minore su 4, come rileva la campagna di Save the Children – e realizzata da Lateral – con uno spot diffuso proprio in questi giorni. Il Benin, secondo il rapporto “Infanzia Rubata” del 2017 sempre di Save the Children, si attesta ai primi posti tra i paesi con il più alto tasso (52%) di bambini coinvolti nel lavoro minorile. Lo conferma suor Tiziana Borzani, dell’”Institut Filles de Marie Auxiliatrice” (IFMA), intervistata da Jean-Baptiste Sourou.

Il lavoro che nega l’infanzia

“La legge prevede che si possa lavorare dai 14 anni – spiega suor Borzani – ma in realtà i bambini già a 8 e anche prima vengono costretti a compiere lavori di ogni genere. Uno sfruttamento che riguarda maggiormente le bambine, usate già in tenera età come domestiche”. Una situazione che impedisce ai minori anche solamente di pensare di poter andare a scuola per costruire un futuro, negando loro il diritto all’istruzione.

Bambini bastonati e seviziati

La piaga più grande che affligge i minori in Benin riguarda sprattutto le violenze fisiche. Per fronteggiare questa emergenza nasce, nel quartiere di Zogbo il progetto delle Figlie di Maria Ausiliatrice, che fin dal 1992 sono impegnate contro il traffico e lo sfruttamento dei minori. “In particolare nel mercato di Dantokpa, dal 2001 l’IFMA incontra e accoglie i cosiddetti “vidomègons”, ovvero i bambini che vengono schiavizzati”. Mandati a vivere da una famiglia affidataria, vengono però sfruttati e diventano spesso vittime di abusi.

Violentati anche in casa

“Spesso – spiega suor Tiziana – le violenze si verificano anche all’interno del nucleo famigliare. Non è raro, inoltre, che avvengano episodi di abusi sessuali da parte dei padri sulle proprie figlie, soprattutto in tenera età”.

Le iniziative a tutela dei minori

“Oggi abbiamo due case di accoglienza – racconta suor Tiziana – delle quali una per la prima assistenza dove i bambini vengono aiutati per un breve periodo di circa 3 mesi. Poi c’è un’altra struttura, per i casi più gravi, dedicata ai minori che non possono essere reintrodotti nella propria famiglia”. Le attività riguardano anche la prevenzione e la sensibilizzazione, come alcuni punti di ascolto dove le ragazze incontrano i volontari. “Il mercato diventa quindi la porta per capire i bisogni sociali”, tra i quali anche il sostegno ai giovani che hanno problemi con la giustizia.

L’assenza dello Stato

L’ong delle salesiane è riconosciuta legalmente dal Governo locale, però – come precisa suor Tiziana Bolzani – non riceve nessun tipo di finanziamento. “Noi – afferma – facciamo quello che lo Stato non fa. Cerchiamo comunque aiuti tramite altre vie, soprattutto da parte di organizzazioni internazionali e privati”.

La speranza oltre le difficoltà

Al di là delle sofferenze e dei problemi, ci sono delle belle immagini che rimangono impresse nella mente di suor Tiziana. “Ho imparato ad approfondire la mia umanità leggendola nel volto degli altri. La cosa più bella – conclude – è che qui comunque brulica la vita. Nonostante tutto di fronte alla nuova vita si canta di gioia”.

Ascolta l'intervista a suor Tiziana Borzani

 

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05 aprile 2018, 12:52