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In Italia mercato del libro in timida ripresa nel 2017

Negli ultimi dodici mesi la più grande industria culturale nel Paese ha compiuto qualche piccolo passo in avanti: a farla da padrone sono sempre le librerie fisiche e il libro tradizionale, ma avanza l'e-commerce

Roberta Barbi - Città del Vaticano

Né roseo né completamente nero, l’anno da poco conclusosi per il mercato del libro italiano, che secondo i dati forniti dall’Aie (l’Associazione italiana editori) ha visto una leggera ripresa rispetto alla situazione drammatica degli anni precedenti, registrando un complessivo +5.8% nel 2017 sul 2016, frutto della somma tra l’aumento delle vendite dei libri fisici e quelli “virtuali” come e-book o audiolibri.

Gli italiani apprezzano il libro come oggetto fisico

Regge, nel nostro Paese, soprattutto il libro tradizionale, segno che le nuove tecnologie non riescono a cambiare l’approccio alla lettura degli italiani. “I nuovo media si sono molto ridimensionati rispetto a quando comparvero sul mercato – afferma il prof. Romano Montroni, presidente del Centro per il Libro e la Lettura del Ministero dei Beni e delle Attività culturali – il motivo è che non hanno mai creato lettori, ma vengono usati solo per comodità da certe categorie ed è così non solo in Italia, ma in tutto il mondo”. Quello italiano, tuttavia, è “un piccolo mercato composto, però essenzialmente dallo stesso numero di lettori forti che hanno Paesi con grandi tradizioni di lettura – circa 5 milioni – quello che ci manca sono i lettori deboli o occasionali”.

Il segreto del successo di una libreria? Un buon libraio e un buon catalogo

Stando ai dati, inoltre, peggiora la situazione delle piccole librerie indipendenti, addirittura male vanno i supermercati, dove l’oggetto libro non riesce a mettere radici. Secondo il prof. Montroni, che di librai ne ha formati centinaia, il loro lavoro non consiste tanto e solo nell’analisi del mercato di oggi, ma nella creazione del mercato del futuro. La ricetta per la sopravvivenza di una libreria fisica, dunque, è fatta di due ingredienti: “Il libraio e il catalogo. Vale a dire un libraio formato che sappia valorizzare un catalogo ricco di perle preziose e che non proponga al lettore soltanto le novità. Essere libraio non è qualcosa che s’improvvisa, pensi che in Germania ad esempio per diventarlo bisogna seguire un master della durata di due anni!”. “In difficoltà – prosegue – stanno solo le librerie che non sanno stare in questo mercato”.

Il futuro è avvicinare il popolo alla lettura

Il futuro della lettura, dunque, è nelle mani dei librai meglio formati e informati, ma non solo: “Bisogna che i governi investano nella lettura come attività culturale per eccellenza – aggiunge il presidente – nel Regno Unito, ad esempio, l’Esecutivo tra il 2011 e il 2015 ha stanziato una cifra pari a tre miliardi di euro per invitare il popolo a leggere”. Molti, in questo senso, i progetti del Centro per il Libro e la Lettura: prima fra tutte “Libriamoci”, un’iniziativa di lettura ad alta voce rivolta ai bambini, da sempre i lettori più assidui. “Per la prima volta, inoltre, è stato siglato un patto interministeriale tra i Beni culturali, l’Istruzione e la Sanità – conclude il prof. Montroni – per lavorare sull’invito alla lettura della fascia 0-6 anni che comprende diverse proposte, come regalare libri per bambini ai neogenitori, in modo da fornire loro strumenti indispensabili per l’educazione dei figli. Speriamo di partire nei prossimi mesi”.   

Ascolta e scarica l'intervista al prof. Romano Montroni

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04 marzo 2018, 09:50