Somalia, Bertin: un Paese diviso che ricorda suor Leonella Sgorbati
Giada Aquilino - Città del Vaticano
L’insicurezza, dovuta ai continui attacchi degli estremisti islamici al Shabaab, e la siccità. Sono le piaghe della Somalia di oggi nelle parole di mons. Giorgio Bertin, amministratore apostolico di Mogadiscio e vescovo Gibuti.
Un Paese diviso
Un anno fa veniva eletto il Presidente Mohamed Abdullahi Mohamed Farmajo, ma il Paese rimane ancora di fatto “diviso”, con una emergenza umanitaria dovuta principalmente a due fattori: “la siccità o l’irregolarità delle piogge” e la “debolezza dello Stato, delle istituzioni statali”, “per cui molti fuggono dalle zone rurali per rifugiarsi a Mogadiscio, a Baidoa, nei grossi centri”. Ma anche oltre confine, in Kenya, Etiopia, Gibuti, Yemen: “nei Paesi vicini si sono rifugiati quasi un milione di somali, mentre all’interno della Somalia - spiega mons. Bertin - si dice che forse siano due milioni, due milioni e centomila i cosiddetti sfollati interni”.
Il ruolo della Chiesa e la voce del Papa
In questo quadro, “il ruolo della Chiesa cattolica è molto ridotto, anche perché negli ultimi anni i diversi movimenti islamici hanno seminato tanto odio in nome della religione”. “Avevamo riaperto una presenza chiara a Hargeisa, nel Somaliland, che siamo stati obbligati a chiudere nel mese di agosto; stessa situazione per la Caritas Somalia”. L’azione prosegue dunque “attraverso organizzazioni locali” e grazie soprattutto alla voce di Papa Francesco. Il Pontefice, “nel suo di Natale, ha parlato dei bambini della Somalia”: va ricordato, aggiunge il presule, la piaga dei bambini soldato, che “vengono arruolati a forza dalle diverse milizie islamiche” della zona.
Suor Leonella Sgorbati
Il pensiero di mons. Bertin va poi a suor Leonella Sgorbati, uccisa “in odio alla fede” il 17 settembre 2006 a Mogadiscio, in Somalia. A novembre scorso Papa Francesco ha firmato il decreto relativo al riconoscimento del martirio. Piacentina, apparteneva all’Istituto delle Missionarie della Consolata, fu missionaria in Africa dal 1972, prima in Kenya e poi in Somalia, impegnata soprattutto nella formazione di infermieri locali. Mons. Bertin commenta la gioia delle consorelle e della Chiesa per la cerimonia di Beatificazione che avverrà, spiega, tra poco più di tre mesi in Italia. “Si riconosce il sacrificio di questa suora, come di tante altre persone come lei. Suor Leonella ha servito i poveri non semplicemente facendo l’elemosina, ma cercando di preparare delle classi di infermieri che potessero, e possano oggi, prendere in mano la situazione della sanità in Somalia. Questo riconoscimento - spiega l’amministratore apostolico di Mogadiscio - avrà luogo il 26 maggio a Piacenza, la sua città d’origine. Lei aveva vissuto una trentina di anni in Kenya, ma viste le tensioni con la Somalia, gli Shabaab, gli attacchi, la situazione a Mogadiscio, le superiore della Consolata hanno pensato di fissarla nel suo paese natio, a Piacenza”.
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