ҽ

Conto alla rovescia per la premiazione del Goliarda Sapienza 2018

Il prossimo 10 maggio al Salone del Libro di Torino, si svolgerà la premiazione del primo concorso letterario dedicato ai detenuti. Tra le novità, la possibilità di votare attraverso Vaticannews.va e Radio Vaticana Italia

Roberta Barbi e Marina Tomarro - Città del Vaticano

I giochi sono chiusi, moltissimi gli utenti che si sono espressi per il loro racconto preferito attraverso il portale Vaticannews.it e ora la metaforica palla passa alla giuria degli esperti, presieduta da Elio Pecora. Entra nel vivo, dunque, la settima edizione del Premio Goliarda Sapienza, concorso letterario nazionale rivolto alle persone detenute,  curato dalla giornalista Antonella Bolelli Ferrera, e promosso dalla onlus Inverso, dal Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria e dalla Siae. Da oggi e fino al 10 maggio, quando si svolgerà la premiazione nella prestigiosa cornice del Salone del Libro di Torino – per la prima volta, tra l’altro, “all’esterno” – si conteranno i giorni in un’attesa trepidante per i 15 finalisti che si contendono il podio, mentre all’inizio i partecipanti, quest’anno, erano 60 (tra cui 15 donne e alcuni delle sezioni Alta Sicurezza) di quattro istituti penali: Rebibbia femminile, Rebibbia reclusione, Santa Maria Capua Vetere e Saluzzo.

Racconti per sorridere, riflettere e commuoversi

Tra i racconti finalisti ci sono storie di amore puro e di amore rubato con la violenza; il dramma di una faida familiare il cui odio è capace di coinvolgere perfino due giovani di 15 anni, età che dovrebbe essere spensierata per definizione; altri ragazzini, stavolta riuniti in una gang, che s’illudono di conquistare il mondo con furti e rapine senza capire che il mondo, invece, bisogna cambiarlo. E ancora: c’è chi si cimenta con un testo teatrale, cantando ribellione e follia, chi sposa l’ambientazione futuristica per tornare poi all’oggi, e chi descrive la realtà carceraria perché è l’unica che abbia mai vissuto. C’è spazio per ridere, anche, nel primo giorno di permesso premio – una delle poche occasioni che si hanno di essere felici quando si è reclusi – o con la storia del narcotrafficante che parte per il Marocco con il suo carico di hashish… ma solo con l’immaginazione.

Un laboratorio con tutor d’eccezione

Per arrivare al fatidico appuntamento di Torino, ricordiamo che gli aspiranti scrittori hanno affrontato un percorso piuttosto lungo, composto da 15 lezioni svoltesi settimanalmente tra ottobre 2017 e gennaio 2018 con tutor letterari d’eccezione: oltre all’ormai habitué Dacia Maraini, da sempre madrina del Premio, anche Erri De Luca, Nicola Lagioia, Gianfranco Carofiglio, Cinzia Tani, Romana Petri, Serena Dandini, Paolo Di Paolo, Antonio Pascale, Maria Pia Ammirati, Marcello Simoni, Pino Corrias, Andrea Purgatori, Federico Moccia, Massimo Luglio e Giulio Perrone. Nei prossimi giorni ascolteremo le testimonianze di alcuni di loro e di alcuni giurati per entrare nel “backstage” dell’edizione 2018.

L’esperimento dell’e-Writing, la “scrittura a distanza”

Tra le novità di quest’anno, rispetto alle passate edizioni, c’è stata l’esperienza dell’eWriting, cioè della scrittura a distanza. Le lezioni, infatti, si sono svolte in diretta web dalla sede dell’Università telematica eCampus, partner dell’iniziativa, dove si trovavano i docenti, e quattro aule allestite per l’occasione all’interno delle strutture prescelte e dotate di schermi, microfoni e computer.  “Rispetto agli anni precedenti – sottolinea Antonella Bolelli Ferrera – abbiamo voluto far precedere il premio da un laboratorio di scrittura, per aiutare i detenuti ad acquisire una base letteraria per scrivere i loro racconti”. I partecipanti alle lezioni, così, ogni settimana per due ore, hanno avuto la possibilità di potersi confrontare con professionisti della scrittura. “I racconti che sono venuti fuori – continua la curatrice - sono stati tutti molto belli. Alla fine abbiamo scelto i 15 finalisti, facendo attenzione allo stile e alla capacità d’intreccio nella narrazione. Tanti di loro si sono ispirati alle proprie situazioni personali, ma c’è anche chi ha preferito scrivere, ad esempio, un racconto di fantascienza, molto realistico in realtà…”.

 

Ascolta l'intervista con Antonella Bolelli Ferrera

Antonella Bolelli Ferrera

Grazie per aver letto questo articolo. Se vuoi restare aggiornato ti invitiamo a iscriverti alla newsletter cliccando qui

21 febbraio 2018, 11:23