Costruire la pace in Sud Sudan e in Congo in un convegno all’Urbaniana
Michele Raviart – Città del Vaticano
In Sud Sudan da cinque anni è in corso un conflitto tra le forze del presidente Salva Kiir e le milizie del vicepresidente Riech Machar. Nella Repubblica Democratica del Congo il Paese è diviso, con il presidente Joseph Kabila che non ha ancora indetto le elezioni alla scadenza del suo secondo mandato, mentre le milizie ribelli devastano le regioni orientali. Due Stati ai quali il Papa aveva dedicato una preghiera per la pace e che sono stati al centro della tavola rotonda “Costruiamo insieme la pace”, organizzata alla Pontificia Università Urbaniana, dall’Unione dei Superiori Generali e dall’associazione “Solidarity for South Sudan”, con la collaborazione del Dicastero per il servizio dello Sviluppo Umano Integrale. Due Paesi a maggioranza cristiana, ha spiegato il prefetto del Dicastero, il cardinale Peter Turkson, in cui il ruolo indispensabile della politica deve essere affiancato a un virtuoso processo di evangelizzazione. “La sfida non consiste solo nelle discussioni della diplomazia, ma dobbiamo anche capire come il messaggio del Vangelo può trasformare la maniera di vivere in questi Paesi”, ha affermato il porporato.
In Sud Sudan proteste per il pane e violazioni del cessate il fuoco
Nei giorni scorsi in Sud Sudan ci sono state proteste in strada per il rincaro del pane dovuto alla svalutazione della moneta locale, che hanno causato almeno tre morti, mentre il cessate il fuoco siglato lo scorso 24 dicembre è stato violato da entrambe le fazioni con 16 vittime negli scontri. “Tutti sono affamati, questa è la verità”, afferma suor Yudith Pereira Rico, vicedirettrice esecutiva di “Solidarity with South Sudan”, “la gente realmente non può acquistare niente". "La fame è una situazione generale e il conflitto non si risolve, non si vede una volontà reale di pace. Non sembra interessare a nessuno la situazione della popolazione: ci sono solo fazioni militari che per vendetta, mancanza di cibo e di denaro scatenano questi conflitti”.
Un conflitto che affligge le popolazioni e blocca lo sviluppo
“Non c’è solo fame”, continua il cardinale Turkson, “ma è crollato anche ogni presidio sanitario e non è più possibile andare a scuola. Abbiamo mandato già tanti aiuti per sostenere queste situazioni”. Eppure non mancherebbero le possibilità per superare questa crisi. “Ho visto un posto dove il fiume Nilo irriga tantissimi spazi di terra dove si potrebbe benissimo fare agricoltura, ma come ha detto Paolo VI ‘il nuovo nome della pace è lo sviluppo’, ma lo sviluppo da parte sua richiede la pace”.
Il mandato del presidente Kabila in Congo si è esaurito
Il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Uniti ha ribadito il 17 gennaio la preoccupazione per il protrarsi dello stallo politico in Repubblica Democratica del Congo e ha invitato tutti gli attori politici ad “esercitare la massima moderazione e affrontare pacificamente le divergenze”. L’Onu ha ribadito l’importanza di seguire il processo di pace stabilito dagli accordi del 31 dicembre 2016, che vietavano a Kabila un terzo mandato, e di fare il possibile per indire nuove elezioni nel dicembre 2018. “Noi abbiamo cercato di mediare la situazione, così abbiamo potuto portare un po’ di calma e di pace. Il mandato di questo governo è esaurito due anni fa”, ha affermato ancora il cardinale Turkson, dopo le .
La vicinanza del Papa per “costruire insieme la pace”
“Signore, fa’ di me uno strumento della tua pace: dove è odio, fa ch’io porti amore”, si legge nella preghiera di San Francesco per la pace, ricordata dal Papa lo scorso novembre. “Avere il Papa con noi per la preghiera è un segno per dire che siamo insieme e che la pace è possibile”, commenta suor Yudith, mentre il padre gesuita Rigobert Kyungu ricorda: “Costruire la pace insieme è un processo. Speriamo che tutti possano essere coinvolti a cercare soluzioni per la pace, ad essere operatori di pace, ma anche per dare un messaggio al mondo intero e alla comunità internazionale: c’è bisogno di pace in Sud Sudan e Congo”.
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