Nigeria, suore rapite. Kaigama: ringraziamo Papa, ora appello al governo
Marco Guerra – Città del Vaticano
“Mi unisco di cuore all'appello dei vescovi della Nigeria per la liberazione delle sei Suore del Cuore Eucaristico di Cristo, rapite circa un mese fa dal loro convento a Iguoriakhiâ€. All’Angelus di ieri, ha pregato per le religiose sequestrate in Nigeria e “per tutte le altre persone che si trovano in questa dolorosa condizioneâ€, auspicando che in occasione del Natale possano ritornare finalmente alle loro case. Al momento non sono mai giunte rivendicazioni di stampo politico e sono avvenuti solo alcuni contatti telefonici con i rapitori che chiedono soldi per il riscatto. Sulla vicenda abbiamo intervistato il presidente della Conferenza episcopale nigeriana e arcivescovo di Jos, mons. Ignazio Kaigama, il quale ha fatto il punto anche sulle condizioni della sicurezza in Nigeria e sui preparativi al Natale delle comunità cristiana:
R. – Prima di tutto ringraziamo il Papa per questa richiesta per le suore rapite più di un mese fa. Finora non è arrivata nessuna notizia - niente di importante - riguardo la liberazione di queste suore: le suore eucaristiche di Gesù. Nei primi giorni non c’è stata nessuna comunicazione da parte dei rapitori, ma dopo alcuni giorni hanno cominciato a chiedere dei soldi. Di solito, qui in Nigeria, per principio non vogliamo pagare nessuna cifra ai rapitori. I preti e le suore sono stati rapiti parecchie volte, ma sono stati liberati senza che fossero stati pagati riscatti. Non possiamo pagarli; però noi continuiamo a pregare per queste suore lanciando anche un appello al governo, affinché faccia tutto il possibile a tal fine. Adesso, con le nostre preghiere e con quelle del Papa, speriamo che le cose vadano bene.
D. – È un rapimento per motivi economici: non ci sono motivi religiosi…
R. – Non si sa. Di solito, quando c’è un rapimento del genere, non passa molto tempo prima che le persone coinvolte siano liberate. Ma stavolta questi rapinatori sono venuti al convento, nella casa di queste suore, che hanno scelto e portato via. E poi in questo periodo non abbiamo sentito niente. Non sappiamo se il motivo sia economico o altro. Non sappiamo esattamente come stanno e dove si trovano: non lo sappiamo.
D. – E quali sono i pericoli maggiori a cui va incontro la Chiesa nigeriana?
R. – I pericoli sono dappertutto. Noi lavoriamo sempre e facciamo tutto il possibile per portare il Vangelo alla gente. La Nigeria è un Paese grande: questo rapimento è avvenuto nel Sud; nel Nord ci sono altri problemi – ad esempio Boko Haram –, e c’è uno stato generale di confusione, però, in mezzo a tutta questa confusione, c’è la speranza. Per questo siamo andati a Bomadi, nel Sud, vicino Benin City, dove il Papa ha elevato il vicariato alla diocesi. Tanti vescovi, esponenti del clero, religiosi sono andati lì: siamo stati lì senza avere paura. Questo vuol dire che non possiamo diventare deboli a causa delle persecuzioni. Abbiamo fiducia e abbiamo la fede che il Signore ci protegga.
D. – Quindi, malgrado le persecuzioni, il Natale sarà celebrato in uscita…
R. – Celebreremo questo Natale con gioia, fiducia, e forza nella fede. Questo è ciò che è importante per noi, perché è un dono che dobbiamo celebrare. Quindi, per il momento, la gente si sta preparando. Anche a Maiduguri, città del Nord maggiormente colpita da Boko Haram, si celebra il Natale; anche a Jos, Kaduna e in altri luoghi, come Kano, la celebrazione continua. Dopodomani avremo un incontro, qui a Jos, con i musulmani e altri leader della comunità per discutere di come possiamo celebrare questo Natale in pace.
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