蜜桃交友

Cerca

Siria, il presepe che parla di speranza e riconciliazione

Nella chiesa di San Francesco ad Aleppo un immenso presepe accompagna i fedeli siriani nell’Anno giubilare raccontando le fragilità sociali del Paese e il ruolo dei cristiani nel processo di pace

Stefano Leszczynski - Città del Vaticano

Nella grande chiesa di San Francesco ad Aleppo, in Siria, le festività natalizie terminano tardi, come nella maggior parte delle Chiese orientali. È per questo che quando raggiungo la città, alla fine di gennaio, al seguito dell’inviato di Papa Francesco, il cardinale Claudio Gugerotti, l’imponente presepe che domina l’intero braccio destro dell’edificio è ancora allestito. Non è un presepe ordinario e questo salta subito agli occhi, anche del più distratto dei visitatori: a fare da sfondo è un’enorme e fedele riproduzione della Basilica di San Pietro, con tanto di iscrizioni tradotte in arabo.

La Chiesa di San Francesco con il Presepe sullo sfondo
La Chiesa di San Francesco con il Presepe sullo sfondo

Il Giubileo siriano

“Dato che noi non possiamo andare a Roma per celebrare il Giubileo della speranza, abbiamo ritenuto fosse un bel segnale quello di portare Roma qui da noi, per ricordare sempre alla nostra comunità che quest'anno anche noi celebriamo il Giubileo”. A raccontarce come è nata questa Sacra rappresentazione e il messaggio che vuole trasmettere è padre Bahjat Karakach, francescano e parroco della comunità latina di Aleppo, che spiega che anche quando il presepe verrà smontato, lo sfondo con la Basilica vaticana resterà per tutto l’anno e “accoglierà nel corso del tempo i segni e i simboli liturgici dei momenti più significativi per noi cristiani”.

Il cardinale Gugerotti con un bambino in cura presso la struttura dei Francescani
Il cardinale Gugerotti con un bambino in cura presso la struttura dei Francescani

L'impegno sociale dei cristiani

Oltre alla tradizionale rappresentazione della Sacra Famiglia questo presepe di Aleppo riassume tutto l’insieme delle opere della parrocchia, che sono del resto strettamente legate alla realtà sociale più attuale della Siria. Se è vero che il Paese è attraversato in questo periodo da una grande incertezza politica, e molte sue parti sono ancora in preda alla violenza, i segni quotidiani più profondi sono quelli lasciati dalla povertà e dalla mancanza di servizi. “Abbiamo voluto riprodurre ciò che ci contraddistingue come la figura del nostro patrono, San Francesco d’Assisi, ma anche il sacrificio reso dai tanti cristiani della Siria, come i santi martiri di Damasco canonizzati da Papa Francesco il 20 ottobre 2024 - racconta padre Bahjat – e poi ci sono gli anziani, i malati, le persone fragili e i nostri ragazzi del gruppo scout, gli sposi. Ecco, sono tutti qui davanti a Gesù Bambino a sottolineare il tema della speranza, che ci ha accompagnati sempre in questi anni della guerra e continua a farlo anche adesso che la Siria ha intrapreso un nuovo percorso”.

Particolare del Presepe di Aleppo
Particolare del Presepe di Aleppo

Una Chiesa in uscita

Essere una ‘Chiesa in uscita’, ‘pastori con l’odore delle pecore addosso’: sorprende come queste indicazioni di Papa Francesco, qui nella lontana e martoriata Siria, vengano messe in pratica. Anche nei giorni più bui, quelli dei bombardamenti e delle violenze indiscriminate i cui segni sono ben visibili ad Aleppo, la parrocchia di San Francesco ha continuato ad essere un punto di riferimento per chiunque avesse bisogno. “Ci sono delle opere a me molto care, - dice il religioso francescano – per esempio la mensa per i poveri, che nutre ogni giorno quasi 1100 persone. E poi abbiamo le opere di sostegno psicologico e di alfabetizzazione che si svolgono in una parte della città molto colpita sia dalla guerra che dal terremoto del 2023 e dove la maggioranza della popolazione è musulmana”. Sono azioni che nella Siria di oggi fanno la differenza.

Il cardinale Gugerotti incontra i fedeli ad Aleppo
Il cardinale Gugerotti incontra i fedeli ad Aleppo

Promotori di riconciliazione e pace

“Il presepe che abbiamo allestito è stato costruito anche con l’aiuto di giovani musulmani e per noi in Siria in questo momento storico è un segno di speranza molto forte. – ribadisce padre Bahjat Karakach – È un modo di affermare che noi possiamo vivere insieme, possiamo essere vicini gli uni agli altri. Questa è una dimensione fondamentale, perché senza non potremmo ricostruire il nostro Paese. I cristiani hanno sempre avuto un ruolo nella società siriana ed oggi più che mai sono chiamati a vivere questo ruolo come segno di riconciliazione e di pace”.

Grazie per aver letto questo articolo. Se vuoi restare aggiornato ti invitiamo a iscriverti alla newsletter cliccando qui

13 febbraio 2025, 10:21