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In pellegrinaggio a Efeso, culla del cristianesimo delle origini

A Nicea con l’Opera Romana Pellegrinaggi nella Turchia dei Concili, a 1700 dal primo. Visita alla Casa di Maria: ponte di dialogo con cristiani e musulmani

Roberto Paglialonga - Efeso/Selçuk

La sua collocazione le è valso il nome di “porta d'Oriente”. Sia dal punto di vista storico-geografico che politico. Una vasta area caratterizzata per la sua poliedricità – oggi abitata da 85 milioni di persone, con una superficie di più del doppio di quella italiana –, capace di legare e mettere in comunicazione, anche se non sempre senza tensione, l'Europa e l'Asia. Gran parte della cultura classica nacque e fiorì qui: Anassimandro, Eraclito, Talete erano originari di quella che un tempo era definita Asia minore, situata sulle coste del Mar Egeo. Così come qui è la città dell'epica per eccellenza, l'omerica Troia.

Culla del cristianesimo delle origini

Eppure, la Turchia non è solo questo. E' anche il luogo dove per la prima volta il cristianesimo incontrò mondi nuovi al di là di quello palestinese nel quale era sorto, e dove divenne realmente “universale”. Tanto che il suo attuale territorio – lo scrive per esempio Paolo Pellizzari, esperta guida in Medio Oriente e curatore di opere sul mondo biblico e patristico – può essere considerato la “Terra Santa della Chiesa”. Ad Antiochia di Siria arrivarono numerosi dei credenti in Gesù, in fuga da Gerusalemme, come Barnaba, Paolo e Pietro, che iniziarono un contatto, oltre che con il mondo giudaico, anche con quello dei “greci”, ovvero le popolazioni di religione e cultura pagana. E proprio in quella città che oggi si chiama Antakya e fa ora parte della Turchia, per la prima volta, coloro che si riunivano nel nome del Nazareno vennero definiti “cristiani”. Da lì, poi, si spinsero altrove, portando l'annuncio del Vangelo in Grecia, a Cipro, a Roma e in altre località dell'Asia Minore, come Efeso. Qui Paolo, giunto nel 53 dC, risiedette per tre anni, prima di essere spinto a lasciare la città a seguito del cosiddetto “tumulto degli argentieri” contro di lui e la sua predicazione. E vi scrisse le lettere ai Corinzi, ai Filippesi e, probabilmente, ai Galati.

Intervista con don Giovanni Biallo

A Efeso la basilica del Concilio

Situata a un'ottantina di chilometri a sud del capoluogo provinciale Smirne (İzmir) ea 20 dal porto di Kuşadası, Efeso, culturalmente ellenistica ma politicamente romana, nel 129 aC divenne la capitale della provincia d'Asia, importante centro economico e commerciale, e negli anni del suo massimo splendore arrivò ad avere oltre 250.000 abitanti. Il suo sito archeologico è immenso, e la testimonianza della presenza cristiana trasuda da ogni pietra che si calpesta. L'imponente teatro, in cima alla via Arcadia, una vera e propria via trionfale di collegamento con il porto cittadino, poteva ospitare fino a 25.000 spettatori, e vide il processo a due compagni di viaggio di Paolo, Gaio e Aristarco. Ma soprattutto la Basilica di Maria Madre di Dio, detta basilica del Concilio, che ospitò il Concilio ecumenico di Efeso nel 431 dC (il terzo in ordine cronologico). Ad esso parteciparono 150 vescovi, i quali – contro le tesi del vescovo di Costantinopoli, Nestorio – definirono l'unione reale delle due natura (umana e divina) in Cristo: quindi poteva essere riconosciuta anche la maternità divina Maria, cui fu attribuita la qualifica di Theotokos, “Madre di Dio”. “Questo è un segno importante – spiega ai media vaticani don Giovanni Biallo, guida biblica del centro pastorale di Opera Romana Pellegrinaggi (Orp), durante un viaggio che si sta svolgendo in questi giorni nella Turchia dei Concili, a 1700 dal primo, svoltosi a Nicea – che ci conferma che Maria è stata qui a Efeso, dove secondo una tradizione avrebbe vissuto gli ultimi anni della vita assieme all'apostolo Giovanni. È incredibile, aggiunge, essere in questi luoghi che, attraverso questi simboli tangibili e gli eventi che vi si svolsero, pur non costituendo direttamente l'origine della nostra fede, tuttavia la confermano in concreto in tanti suoi aspetti”.

La Casa di Maria: ponte di dialogo con cristiani e musulmano

A pochi chilometri di distanza, a Selçuk, si trova invece la basilica di San Giovanni con la tomba dell'apostolo prediletto da Gesù. Mentre sul fianco del monte che sovrasta Efeso sorge quella che sul finire dell'Ottocento due padri lazzaristi, a seguito di una visione della beata Anna Katharina Emmerick che indicò loro l'esatta collocazione dell'edificio, scoprirono essere la Casa di Maria. “Un luogo specialissimo”, dice ancora don Biallo. “Questa è una meta di pellegrinaggio sia per i cristiani che per i musulmani. Anche loro la reputano un posto sacro. Quindi si può dire che in sé questa è una porta di apertura e dialogo con tutti e per tutti”, ci dicono Caterina e Antonietta, due laiche consacrate dell'Associazione “Discepole di Maria e dell'apostolo Giovanni”, che da nove anni sono impegnate nella custodia del santuario di Meryem Ana Evi (la “Casa di mamma Maria”). “Sono alcuni milioni quelli che passano da qui ogni anno, anche solo per curiosità. In molti però vengono con un'intenzione specifica, magari per chiedere intercessioni alla Vergine – raccontano – e lasciare rosari o ex voto. Si prega per il dono della vita, e in particolare ci si affida a lei per avere un bambino: ci è rimasta impressa una famiglia musulmana che è giunta in preghiera, ha lasciato una medaglia e dopo sette anni ha ottenuto questa grazia chiamando la figlia con lo stesso nome inciso sulla medaglietta. A tutti dobbiamo dare testimonianza della nostra vita e della nostra presenza. Per noi custodire questo luogo vuol dire anzitutto sapere di essere custodite per prime da colei che è la madre della speranza”. E proprio in questo Giubileo della Speranza anche il santuario di Meryem Ana è stato indicato come chiesa giubilare nei territori della Turchia.

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19 febbraio 2025, 11:55