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Uno degli incontri di Pastorale nel carcere di Udine Uno degli incontri di Pastorale nel carcere di Udine

Giubileo, l'abbraccio dell'arcivescovo di Udine ai detenuti

L'impegno di monsignor Riccardo Lamba nelle attività della Cappellania penitenziaria dell’arcidiocesi friulana, che coinvolge anche i Padri vincenziani in festa per i 400 anni della Congregazione: è una risposta alla chiamata del Papa per questo Anno Santo dedicato alla speranza

Roberta Barbi – Città del Vaticano  

Conversione, speranza, testimonianza. Sono dedicati a questi temi gli incontri di catechesi che l’arcivescovo di Udine, monsignor Riccardo Lamba, vivrà con i detenuti delle carceri del territorio, cioè la casa circondariale di Udine e quella di Tolmezzo durante il Giubileo. Un incontro al mese previsto dalla Pastorale penitenziaria diocesana che per l’Anno Santo propone anche Messa e Adorazione eucaristica per quanti vogliono pregare per i ristretti e le loro famiglie, un lunedì al mese: “Ho iniziato la mia missione da vescovo facendo visita alle persone fragili che vivono in questo territorio – spiega l’arcivescovo ai media vaticani – credo nella dignità della persona perché è il messaggio del Vangelo. Gesù nell’incontro con Zaccheo piuttosto che con la samaritana o l’adultera, riconosceva in ognuno la dignità e a ognuno offriva la Sua salvezza”.

Ascolta l'intervista con mons. Riccardo Lamba:

Offrire un segno concreto di speranza

Monsignor Lamba aveva iniziato circa un anno fa la sua attività pastorale a Udine proprio con la celebrazione della Messa in carcere, in cui parlò di “germogli di bene” nei cuori dei detenuti, ricordando che l’uomo non è mai l’errore che ha commesso: “La nostra è una realtà complessa – ha proseguito – soprattutto in occasione del Giubileo vogliamo offrire una possibilità di conversione ai detenuti, questo è il vero segno di speranza capace di avviare, poi, percorsi spirituali anche molto profondi”. L’arcivescovo non è solo in questa missione: con lui i cappellani dei due istituti del territorio, che al fianco dei ristretti passano molto tempo.

Ascolta l'intervista con padre Lorenzo Durandetto:

Sovraffollamento record nel carcere di Udine

La casa circondariale di Udine è afflitta da una grave forma di sovraffollamento con presenze record di detenuti pari al doppio della capienza; una situazione in cui è difficile parlare di speranza a chi è costretto a vivere in queste condizioni: “Lo facciamo sensibilizzando la società esterna, c’è bisogno di cultura sul carcere – spiega il cappellano, padre Lorenzo Durandetto – per primi noi dobbiamo vivere la speranza che le cose possano migliorare, poi la trasmettiamo dentro con due strumenti: la presenza e la preghiera”. Solo una presenza assidua e costante, infatti, può sostenere il difficile lavoro dell’amministrazione penitenziaria e far sentire ai ristretti la vicinanza alle loro fatiche e ai loro dolori. “Come cappellano cerco di non trascurare il rapporto tra dentro e fuori il carcere – continua il sacerdote – soprattutto per far mantenere ai detenuti il rapporto con le proprie famiglie, fondamentale, poi, nel momento del fine pena per essere riaccolti e reinseriti nella società”.

Ascolta l'intervista con padre Claudio Santangelo:

 Nel carcere di Tolmezzo una sezione di “41 bis”

La realtà della casa circondariale di Tolmezzo è particolare: qui quasi tutti i detenuti sono sottoposti al regime dell’Alta sicurezza e c’è una sezione di “41 bis”, il cosiddetto carcere duro. “Fare il cappellano qui è una sfida – racconta padre Claudio Santangelo – ci sono poche occasioni di interazione con i ristretti e addirittura la Messa viene celebrata sul carrello delle vivande: prima arriva il cibo spirituale e poi quello materiale! Insomma: è un regime duro anche per il cappellano”. Allora è necessario tornare al cuore della missione: “Il mio obiettivo principale è celebrare bene la Messa, creando un clima di preghiera e di raccoglimento in modo da farla vivere come un momento ‘diverso’ rispetto alle altre 23 ore in cella”, conclude  il sacerdote, ricordando che la vocazione alla Pastorale penitenziaria dei Padri vincenziani addirittura precede la fondazione della Congregazione: “Già nel 1618 San Vincenzo venne nominato cappellano dei galeotti e nei suoi scritti ricorda come baciarne le catene era per lui un segno concreto di condivisione delle loro sofferenze”.     

Una celebrazione del vescovo nel carcere di Tolmezzo
Una celebrazione del vescovo nel carcere di Tolmezzo

 

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17 febbraio 2025, 14:44