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Naufragio: a quasi un mese dalla tragedia, il mare restituisce ancora i bagagli dei migranti

Il grande sogno dei giovani per il Mare Nostrum

Presentato a Roma il grande progetto 'Prendersi cura. Una famiglia per ogni comunità' ideato dal Consiglio dei giovani del Mediterraneo e dalla Rete Mare Nostrum. L'iniziativa di solidarietà prevede il coinvolgimento delle diocesi, delle comunità parrocchiali, dei conventi e delle varie realtà religiose e laiche , con l'obiettivo di aiutare i più poveri e i più bisognosi.

Federico Piana - Città del Vaticano

Quello dei giovani che abitano le nazioni che si affacciano sul Mare Nostrum è un grande sogno. Che ha come punti di riferimento cardine due parole, in sintonia con il Giubileo del 2025: accoglienza e speranza. E anche il titolo del progetto presentato oggi a Roma presso la sede della Conferenza episcopale italiana (Cei) ha un sapore che assomiglia ad una scommessa, ardimentosa ma coinvolgente: Prendersi cura. Una famiglia per ogni comunità.

Sfida da vincere

La sfida che il Consiglio dei giovani del Mediterraneo e la Rete Mare Nostrum sono intenzionati ad affrontare e vincere è quella di coinvolgere le diocesi, le comunità parrocchiali, i conventi, le varie realtà religiose e laiche - appartenenti a quel mosaico di civiltà bagnate dalla stessa acqua salata che tragicamente Papa Francesco ha definito una vera e propria tomba che ogni anno inghiotte migliaia di migranti costretti a cercare una vita migliore - per permettere loro di mettere in campo azioni concrete per sostenere soprattutto gli emigranti, i rifugiati, i richiedenti asilo. Senza dimenticare tutte quelle situazioni di disagio peculiari di ogni singola realtà come, ad esempio, le donne esposte alla tratta, le famiglie in condizioni di fragilità, l’infanzia da sostenere e difendere.

Speranza necessaria

«Per costruire il futuro è necessaria la speranza. E non c’è speranza di bene che non contempli gli altri» ha esordito, nel suo intervento in collegamento video, monsignor Giuseppe Baturi, arcivescovo metropolita di Cagliari e Segretario generale della Cei. Il presule, ringraziando i ragazzi e le ragazze che hanno ideato questo progetto nel quale sono coinvolte direttamente tutte le Conferenze episcopali e le Chiese sui iuris dei Paesi del Mediterraneo, ha anche ricordato come «l’essenza dell’amore sia vivere per gli altri comprendendone fino in fondo il dolore».

Collaborazione senza limiti

Tina Hamalaya, di origini libanesi, segretaria del Consiglio dei giovani del Mediterraneo, conversando con i media vaticani, ha definito l’iniziativa di solidarietà e di accoglienza come un’opera —segno che si realizzerà grazie ad una necessaria e fondamentale collaborazione: «Ogni giovane delegato del consiglio, insieme al suo vescovo, individuerà i bisogni specifici della propria realtà sui quali occorrerà intervenire con dei singoli progetti specifici. Inoltre, per far conoscere nei termini generali la nostra iniziativa, le Conferenze episcopali ed i sinodi delle Chiese orientali lo presenteranno alle singole diocesi e potranno autonomamente ricercare fondi per sostenere le loro idee».

Ascolta l'intervista aT ina Hamalaya

Relazioni efficaci

Appare chiaro, hanno spiegato gli organizzatori, che la capacità contributiva delle comunità cattoliche mediterranee, in questo periodo di conflitti ed incertezze che investono le nazioni che sono rappresentate nel Consiglio dei giovani, non possa essere certamente uniforme: «È quindi auspicabile che proprio dalle relazioni e dal lavoro del Consiglio dei giovani possano nascere proposte di aiuto e soccorso reciproco con l’attivazione di azioni concrete di cooperazione».

Punti di forza

Tina Hamalaya ha messo in evidenza che il punto di forza di questo consesso giovanile — nato all’indomani degli incontri dei vescovi del Mediterraneo svoltisi a Bari nel 2020 e a Firenze nel 2022 — è la condivisione delle diverse culture ed esperienze. «Dentro il nostro Consiglio, i ragazzi hanno potuto capire meglio come vivono gli amici che si trovano dall’altra sponda di quello che Giorgio La Pira definiva un grande lago. Ecco, i giovani sono una ricchezza non solo per la Chiesa ma anche per tutte le società».

Dialogo aperto

II Consiglio dei giovani del Mediterraneo è composto da 40 delegati scelti dalle Conferenze episcopali e dai sinodi delle Chiese orientali. «Ma noi — ha precisato Hamalaya — siamo pronti ad avere rapporti anche con chi non è cattolico. Tra i nostri obiettivi prioritari c’è il dialogo che riteniamo fondamentale anche per migliorare le relazioni con i fedeli di altre religioni». Su questo fronte, anche la cultura e la formazione sono ambiti nei quali non manca un impegno forte tramite «l’organizzazione di campus, che coinvolgono anche musulmani ed ebrei, e la creazione di gruppi di lavoro utili per l’approfondimento delle grandi tematiche politiche e sociali che interessano sempre di più il Mare Nostrum».

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30 gennaio 2025, 15:22