L’Aquila, Parolin aprirà la Porta Santa per la 731.ma Perdonanza celestiniana
Tiziana Campisi – Città del Vaticano
Sarà il cardinale segretario di Stato vaticano, Pietro Parolin, ad aprire la Porta Santa della Basilica di Santa Maria di Collemaggio, a L’Aquila, per la prossima Perdonanza. Lo ha annunciato l’arcivescovo monsignor Antonio D’Angelo questa mattina, 31 gennaio, a margine del tradizionale incontro con gli operatori della comunicazione organizzato a pochi giorni dalla memoria liturgica di San Francesco di Sales, promosso insieme all’Ordine dei Giornalisti d’Abruzzo. Il presule ha ringraziato pubblicamente il cardinale Parolin “per la generosa disponibilità” a presiedere la celebrazione che il 28 agosto darà il via alla 731.ma Perdonanza celestiniana, l’indulgenza plenaria concessa da Papa Celestino V nel 1294 che può essere ottenuta alle consuete condizioni indicate dalla Chiesa fino ai vespri del 29 agosto. “Una presenza importante per la nostra arcidiocesi - ha detto monsignor D’Angelo - che evidenzia ancora di più il legame tra Giubileo e Perdonanza, come già sottolineato da Papa Francesco nella Bolla di indizione dell’Anno Santo , dove il Santo Padre ha citato la ‘grande Perdonanza’ tappa spirituale fondamentale verso il primo Giubileo del 1300”.
Lo stile della mitezza
Commentando il Messaggio del Papa per la 59.ma Giornata delle Comunicazioni Sociali l’arcivescovo di L’Aquila si è soffermato sul tema della “mitezza”, “una virtù poco di moda oggi, dove c’è un clima di aggressività a volte molto forte, in varie forme” e che il Papa chiede diventi uno stile, “nella forma dell’essere compagni, mettersi accanto all’altro per aiutarlo a camminare e crescere”. “Credo che in questo avete un ruolo importante - ha affermato monsignor D’Angelo -, saper stare accanto per accompagnare la crescita della persona e della società tutta, inoltre questo stile dice che i contenuti veri, il bene, non si affermano con la forza e con la violenza”. Il presule ha inoltre rimarcato che nella comunicazione “il linguaggio è fondamentale, rivela effettivamente ciò che si vuole trasmettere, quindi un linguaggio violento non aiuta a costruire il bene, al contrario quando si parla in modo pacato e sereno si costruisce già il bene, la verità si afferma da sola”.
Aiutare il processo della speranza
“Nel tempo che stiamo vivendo - ha proseguito l’arcivescovo - molto particolare e precario su tanti fronti, c’è bisogno di ritrovare punti fermi, capaci di garantire un equilibrio esistenziale a tutta la società. Quindi il mondo della Comunicazione ha una missione, un impegno non da poco per aiutare il processo della speranza”. Serve una prospettiva nuova per l’intera umanità, ha aggiunto il presule, “promuovendo una cultura del bene che significa dialogo, incontro, amicizia e fraternità”, e bisogna “realizzare progetti di vera umanità, un compito affidato anche al vostro” di quanti lavorano nell’ambito della comunicazione. “Perché possa essere favorito uno spirito di unità, di condivisione perché si possa aiutare a vivere lo spirito di amicizia, oggi molto urgente”, ha concluso monsignor D’Angelo, è importante curare lo stile con il quale vengono presentate le notizie.
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