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Giovani congolesi insieme a padre Albert Joubert, uno dei quattro martiri che sarà beatificato il 18 agosto a Uvira Giovani congolesi insieme a padre Albert Joubert, uno dei quattro martiri che sarà beatificato il 18 agosto a Uvira 

RD Congo, a Uvira la beatificazione di tre saveriani e un sacerdote uccisi nel 1964

Il 18 agosto saranno beatificati Vittorio Faccin, Luigi Carrara, Giovanni Didonè, religiosi della Pia Società di San Francesco Saverio per le Missioni Estere, e padre Albert Joubert, sacerdote congolese, assassinati nel contesto di tensioni politiche e sociali, lotte di potere e guerre tribali che hanno caratterizzato la terra congolese dopo l’indipendenza dal dominio belga. Avevano deciso di restare, nonostante fossero in pericolo di vita, per continuare a portare il Vangelo tra la gente

Tiziana Campisi – Città del Vaticano

La diocesi di Uvira, nella Repubblica Democratica del Congo, si è preparata con un triduo di preghiera e due giorni di conferenze alla beatificazione dei tre missionari saveriani italiani Luigi Carrara, Giovanni Didonè (presbiteri) e Vittorio Faccin (religioso) e del sacerdote diocesano franco-congolse Albert Joubert, uccisi il 28 novembre 1964 a Baraka e a Fizi in odium fidei. La celebrazione si svolgerà a Uvira domenica, 18 agosto, alle 9, nello spazio antistante la cattedrale di San Paolo, e a presiederla, in rappresentanza del Papa, sarà il cardinale Fridolin Ambongo Besungu, arcivescovo di Kinshasa.

Il contesto socio-politico

I quattro martiri sono stati vittime del contesto ateo e antireligioso che ha caratterizzato la Repubblica Democratica del Congo nei primi anni sessanta. Raggiunta l’indipendenza dopo 60 anni di dominio belga, il Paese era diventato teatro di tensioni politiche e sociali, lotte di potere e guerre tribali, alimentate dall’occidente capitalista, da Unione sovietica e Cina. Patrice Lumumba, primo ministro della Nazione, si era trovato di fronte ad un territorio ingovernabile e l’esercito aveva preso il sopravvento. Il colonnello Mobutu Sese Seko lo aveva fatto giustiziare e dopo una serie di vicende aveva raggiunto il potere assoluto. Nel 1963 Pierre Mulele, già ministro del governo Lumumba, rientrato in Congo dopo un periodo di indottrinamento ideologico e di addestramento militare in Cina, aveva organizzato un movimento di rivolta contro le strutture governative e ogni presenza europea. I suoi guerriglieri si facevano chiamare Simba, cioè leoni in lingua swahili, e aderivano alla religione tradizionale, fatta di riti tribali e animisti. Tra le loro file tanti ragazzini, che sotto effetto di alcol e droghe e convinti dagli sciamani di essere invulnerabili, commettevano efferati crimini ritenendo ex colonizzatori, Chiesa e politici congolesi filoccidentali nemici da abbattere. Per questo i luoghi di culto cristiani venivano saccheggiati, i tabernacoli e le immagini sacre profanati e i simboli religiosi oltraggiati e distrutti. In tale clima, mentre la gran parte dei missionari cattolici e protestanti lasciavano il Paese, i saveriani avevano deciso di restare per continuare a portare il messaggio di Cristo alle comunità locali.

La chiesa fatta costruire a Baraka dai saveriani
La chiesa fatta costruire a Baraka dai saveriani

Il martirio dei religiosi saveriani e di padre Joubert

I tre religiosi della Pia Società di San Francesco Saverio per le Missioni Estere e padre Albert Joubert vengono assassinati tutti nello stesso giorno, il 28 novembre del 1964. Sono circa le 14 a Baraka quando davanti alla parrocchia del Cuore Immacolato di Maria si ferma una jeep militare. A bordo c’è uno dei capi dei ribelli mulelisti, Abedi Masanga, che invita fratel Vittorio a salire sulla jeep. Il religioso si rifiuta e viene ucciso. Sentiti gli spari, padre Luigi, che stava confessando, si dirige all’esterno della chiesa. Gli viene intimato di raggiungere la jeep, ma alla vista del confratello morto, vi si inginocchia davanti. “Se mi vuoi uccidere, preferisco morire accanto a mio fratello”, dice rivolto a Masanga, che gli spara senza esitare. I corpi dei due religiosi vengono orrendamente smembrati, poi Masanga si dirige verso Fizi, dove giunge in serata. Qui, contro il parere dei mulelisti che controllavano la missione e che proteggevano i padri saveriani, raggiunge la parrocchia, fa irruzione nella casa dei religiosi, nonostante i militari di guardia, e uccide padre Giovanni e padre Albert.

Quattro vite a servizio degli altri

Fratel Vittorio Faccin, 30 anni, era un uomo compassionevole, si occupava particolarmente dei malati e dei meno fortunati; padre Luigi Carrara, 31 anni, era noto per il suo coraggio e la sua profonda fede e a Baraka si dedicava soprattutto all'educazione e alla cura spirituale della comunità; padre Giovanni, 34 anni, si distingueva per il suo servizio instancabile e l'amore per i più bisognosi e a Fizi per molti era un punto di riferimento pilastro oltreché guida spirituale; padre Albert Joubert, dopo avere svolto il suo ministero in diverse diocesi, dava una mano nella missione di Fizi, sempre pronto ad affrontare le avversità, la sua attività principale era la pastorale scolastica. Consapevoli di correre seri pericoli di vita, tutti e quattro avevano deciso di rimanere al proprio posto, disposti ad accettare il martirio pur di non abbandonare i fedeli e le missioni. La loro è la seconda beatificazione nella Repubblica Democratica del Congo, dopo quella, nel 1985, di suor Anuarite Nengapeta Maria Clementina, la religiosa uccisa l’1 dicembre 1964, appena tre giorni dopo la morte dei religiosi saveriani e di padre Joubert.

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17 agosto 2024, 09:00