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Solidarietà e pulizia nelle città colpite dalle alluvioni nel Rio Grande do Sul all'inizio di maggio Solidarietà e pulizia nelle città colpite dalle alluvioni nel Rio Grande do Sul all'inizio di maggio

L’arcivescovo di Porto Alegre a due mesi dalle alluvioni: abbiamo bisogno di speranza

Monsignor Jaime Spengler, fa il punto sulla delicata situazione del Rio Grande do Sul dopo la più grande catastrofe naturale della storia dello Stato, che ha anche generato un movimento di solidarietà mai visto nella storia del Brasile. “Il nostro popolo ha bisogno di essere nutrito nella fede, ma anche nella speranza”

Andressa Collet e Silvonei Protz – Pope

"Siamo ora in un processo di pulizia. Camminando per le strade delle città e dei quartieri si vedono montagne di rifiuti. Le famiglie hanno dovuto rimuovere praticamente tutto dalle loro case. Sono rimasti i muri, anche se in alcune case sono crollati. Non è difficile immaginare la quantità di rifiuti che si ha per le strade. Per le autorità pubbliche è molto difficile rimuovere tutti questi rifiuti. E poi c'è il problema delle malattie che stanno comparendo. E sono tante!". Monsignor Jaime Spengler, arcivescovo presidente di Porto Alegre, presidente della Conferenza episcopale brasiliana e del Celam (Consiglio episcopale latinoamericano), descrive così la triste realtà della capitale del Rio Grande do Sul, due mesi dopo il più grande disastro naturale della sua storia, con le inondazioni che hanno causato 179 morti e colpito oltre due milioni di persone. "La situazione è molto delicata – racconta il presule – ci sono città completamente distrutte. Nella regione metropolitana di Porto Alegre il disastro è stato enorme, interi quartieri completamente distrutti. Nell'arcidiocesi, abbiamo avuto 16 tra parrocchie e chiese madri con le loro comunità, che sono state sommerse. Non abbiamo un'idea esatta delle perdite subite dalla popolazione. Una moltitudine di persone ha perso davvero tutto. Molti cittadini sono usciti di casa all'alba, in pigiama, mentre le acque si alzavano molto rapidamente, e non hanno avuto il tempo di rimuovere nulla".

Alimentare la fede e la speranza della gente

Nel mezzo della tragedia climatica vissuta dalla popolazione del Rio Grande do Sul, la speranza e la fede trovano spazio nelle espressioni di solidarietà e vicinanza, come quelle di Papa Francesco. Il 5 maggio, al termine del Regina Caeli, il Pontefice aveva assicurato preghiere per le persone colpite dall'alluvione, chiedendo al Signore di accogliere i morti, di confortare le loro famiglie e coloro che hanno dovuto lasciare le loro case. Quattro giorni dopo, il Papa dava un aiuto concreto attraverso l’Elemosineria Apostolica inviando circa 100.000 euro alla nunziatura in Brasile da destinare alle persone colpite dalle inondazioni. L’11 maggio, il Papa telefonava all'arcivescovo in un'ulteriore espressione di solidarietà "a favore di tutti coloro che stanno soffrendo per la catastrofe", aveva detto Francesco, assicurando le sue preghiere.

"Credo – è convinzione di Spengler – che nel momento storico che stiamo vivendo, sociale, politico, economico e anche ecclesiale, una delle grandi missioni della Chiesa in questo momento in America Latina, e che è in linea con la proposta dell'Anno giubilare, sia quella di sperare per il nostro popolo che ha bisogno di essere nutrito, sì, nella fede, ma anche nella speranza. La carità è una caratteristica quotidiana del popolo, che sa essere solidale, buono e generoso. Lo stiamo sperimentando ora, dopo le alluvioni subite, che ha visto nascere un movimento di solidarietà come non si è mai visto nella storia del Brasile! Ma questa è una caratteristica dei popoli latinoamericani".

Il "tappeto della solidarietà" a Barão de Cotegipe

Un esempio viene da una piccola comunità nel nord del Rio Grande do Sul, che non è stata colpita duramente dalle inondazioni. Alla fine di maggio, un mese dopo le inondazioni, durante la celebrazione del Corpus Domini, la parrocchia di Nossa Senhora do Rosário, nella città di Barão de Cotegipe, ha inviato donazioni alle vittime. Padre Paulo Bernardi racconta che il tradizionale tappeto fatto di segatura e sabbia questa volta è stato prodotto con lenzuola, asciugamani, cuscini e alimenti non deperibili. Durante la camminata, i fedeli hanno recitato il rosario e a ogni Ave Maria hanno ricordato le cinque città colpite dalle piogge. Le donazioni che hanno costituito il "tappeto della solidarietà", su indicazione della Caritas diocesana, sono andate alla popolazione di Pelotas. "Se riscaldate il vostro cuore e fate una donazione, sicuramente riscalderemo la popolazione dello Stato e la incoraggeremo a ricostruire tutto ciò che ha perso”, aveva sottolineato padre Bernardi, poiché l'inverno è arrivato con forza nella regione meridionale del Brasile e il freddo si è impadronito del Rio Grande do Sul, con minime – ad esempio – che hanno raggiunto i -2,7ºC nel comune di Vacaria.

Il "tappeto di solidarietà" del Corpus Domini nella parrocchia di Nostra Signora del Rosario a Barão de Cotegipe
Il "tappeto di solidarietà" del Corpus Domini nella parrocchia di Nostra Signora del Rosario a Barão de Cotegipe

Con il freddo si intensificano le donazioni

Con questa ondata di freddo, le donazioni stanno aiutando le famiglie che hanno perso tutto a causa delle inondazioni, così come i senzatetto in cerca di rifugi pubblici. È un movimento di solidarietà locale, ma che si sta diffondendo in tutto il Paese e anche fuori dai confini brasiliani, un esempio arriva da Livorno, da dove, sabato 6 luglio, partiranno due container con indumenti invernali raccolti in Italia. "La solidarietà si fa con il cuore e con le mani – sottolinea l’arcivescovo – e questo lo possiamo vedere in modo molto concreto. Non avevo mai assistito, visto o sentito parlare di un movimento di solidarietà così grande come quello che ho visto in Brasile lo scorso giugno. Praticamente tutte le diocesi sono state coinvolte, e accanto a loro anche organizzazioni della società civile, singoli cittadini. Insomma, è stato davvero uno sforzo comune di solidarietà. Ed è questo che dà dignità e dimostra quanto sia lodevole la nostra gente".

L’incognita futuro

A due mesi dalla catastrofe, tra movimenti di pulizia e solidarietà, di nutrimento della fede e di speranza, l'arcivescovo di Porto Alegre condivide la grande preoccupazione per il futuro del Rio Grande do Sul: "Finora abbiamo avuto questa grande ondata di solidarietà, ma la grande domanda è: cosa sarà nei prossimi mesi? Abbiamo un gran numero di microimprese, di piccoli imprenditori e di piccole industrie che hanno perso tutto e sappiamo che sono loro a fornire la maggior parte dei posti di lavoro. E questa opera di ricostruzione non sarà facile perché in realtà non si tratterà semplicemente di ricostruire, ma di ‘costruire’ Rio Grande do Sul in modo diverso. Non possiamo semplicemente ricostruire, non possiamo tornare a quello che avevamo prima. Si tratta quindi di una situazione preoccupante. È vero che il governo federale sta promettendo molti aiuti finanziari allo Stato, ma non sappiamo se arriveranno, quando arriveranno e come arriveranno. Anche il governo statale sta facendo promesse e anche i comuni, ma conosciamo la realtà dei nostri comuni brasiliani, che non hanno grandi condizioni. È davvero una domanda che rimane sospesa nell'aria: e domani?".

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05 luglio 2024, 09:15