Ucraina, ordinati tre nuovi sacerdoti del Seminario Redemptoris Mater
Debora Donnini - Città del Vaticano
A Uzhgorod non si combatte, non piovono dal cielo bombe, ma la paura e l’angoscia si respirano comunque ogni giorno. Tanti qui si sono rifugiati scappando da altre zone dell’Ucraina, in tanti, dai 25 ai 60 anni, vengono chiamati al fronte. Lo racconta nell’intervista don Francesco Andolfatto, rettore del locale Seminario Eparchiale missionario Redemptoris Mater.
È proprio in questa realtà ferita che si apre uno spazio di gioia rappresentato da queste ordinazioni, avvenute una settimana fa nella cattedrale greco-cattolica dell’Esaltazione della Santa Croce. I tre nuovi presbiteri sono: Andrii Stebivka di Uzhgorod, Viktor Bodnar di Vinnitsa e João Miguel Perozzi Jorge del Brasile. Sono invece stati ordinati diaconi Vitalii Fedynyshynets di Uzhgorod e Julio Rafael Garcia Maldonado originario dall’Honduras.
Segno di speranza nella guerra
“Per noi - sottolinea don Andolfatto - sono state una gioia queste ordinazioni perché questi giovani sono fra i primi che hanno cominciato il seminario ancora 11 anni fa, nel 2013. Una grande gioia in questo tempo di guerra vedere che la Chiesa va avanti, prosegue, ringiovanisce. Ed è un segno di speranza mandare dei giovani in missione pastorale e essere qui, in mezzo alla gente, in mezzo alla grande tensione che si respira per la guerra”.
Per il momento, spiega, i nuovi sacerdoti resteranno in parrocchia, nella diocesi di Muka?evo per la quale sono stati ordinati, ma in 2-3 anni o anche più, andranno sicuramente in missione perché “il nostro Seminario prepara all’evangelizzazione in tutto il mondo”. Si tratta di ragazzi di diversa provenienza geografica, tutti ordinati secondo il rito bizantino e incardinati nell’Eparchia greco-cattolica di Muka?evo, che comprende la regione della Transcarpazia di cui Uzhhorod è capoluogo.
La storia del Seminario
Don Andolfatto si sofferma anche sulla storia di questo Seminario, eretto nel 2013 dall’allora vescovo Milan ?a?ik. La storia parte nel 2003, quando viene ordinato vescovo e chiese le catechesi del Cammino neocatecumenale. Si sono dunque formate le prime comunità e poi fu eretto il Seminario Redemptoris Mater per dare uno slancio alla nuova evangelizzazione. Quindi “questa realtà nasce proprio dal cuore del pastore, Milan ?a?ik”, evidenzia con gratitudine il rettore che è qui dal 2015. “La specificità dei seminari Redemptoris Mater - ricorda - è che si porta avanti la formazione nella fede attraverso la partecipazione al Cammino neocatecumenale. Tutti i candidati provengono dalle comunità neocatecumenali e poi, mentre si formano in Seminario, partecipano alla vita di una comunità neocatecumenale del posto e questo è un grande aiuto”.
“Nessuno sceglie dove andare in Seminario. Io sono stato formato in Seminario a Varsavia. La prima forma di missionarietà consiste proprio nell’essere disponibili a andare ovunque”, dice basandosi proprio sulla sua esperienza. “La missione in questo momento a Uzhgorod - rimarca - consiste nella presenza di una Chiesa che non abbandona le persone ma porta la Parola di Dio, una parola di riconciliazione, di perdono, della presenza del Signore. È molto importante essere rimasti qui: molti sono rimasti perché siamo rimasti anche noi.
La benedizione della prima pietra della nuova costruzione
Il pensiero di don Andolfatto va anche al 13 settembre dello scorso anno quando, al termine dell’udienza generale, il Papa ha benedetto la prima pietra della nuova costruzione del Seminario. "È stato un momento bellissimo - rammenta - anche perché siamo riusciti a portare tutti i ragazzi dei tre Seminari Redemptoris Mater dell'Ucraina. Era presente il vescovo di Muka?evo e l’amministratore apostolico. Questa pietra è il segno della benedizione del Papa per questa costruzione. Ora abbiamo terminato la parte in cemento armato dell’edificio che ospiterà in futuro il Seminario a Uzhgorod". Il rettore sottolinea, dunque, come sia stata una grande gioia vedere che quest’opera di evangelizzazione è stata benedetta da Papa Francesco. “Il Papa - conclude - ci ha detto che chi costruisce in tempo di guerra, è un costruttore di pace e di speranza”.
Grazie per aver letto questo articolo. Se vuoi restare aggiornato ti invitiamo a iscriverti alla newsletter cliccando qui