De Donatis: no alla rassegnazione, Roma riparte dalla condivisione
Paolo Ondarza – Città del Vaticano
Guardare al presente e al futuro di Roma con il contributo di tutti. Con questo invito il cardinale vicario per la Diocesi di Roma, Angelo De Donatis, ha aperto oggi nell’Aula della Conciliazione del Palazzo Apostolico Lateranense l’evento , promosso a cinquant’anni dallo svolgimento del Convegno sui “Mali di Roma” svoltosi dal 12 al 15 febbraio 1974 sul tema “La responsabilità dei cristiani di fronte alle attese di carità e giustizia nella città di Roma”.
Partecipazione, no a rassegnazione
“Contro il rischio sociale di uno sguardo rassegnato”, ha detto il porporato, “sogno che la Chiesa di Roma respinga l’idea che sia troppa la gente vulnerabile a chiederci aiuto e che per sfamarla abbiamo solo due pani e pochi pesciolini". L’auspicio di De Donatis è che nel cammino sinodale proposto da Papa Francesco e nella prospettiva del Giubileo si riprenda “lo spirito di partecipazione e consapevolezza di quell’evento ecclesiale e cittadino”: “I problemi della nostra città ci sono, ma dobbiamo far cadere l’idea che è troppo complessa la situazione per amministrare bene”.
Mattarella: accoglienza e solidarietà, valori attuali
Al cardinale vicario per l’occasione è giunto il messaggio del presidente della Repubblica Italiana, Sergio Mattarella: “Di fronte a nuove forme di emarginazione e di solitudine che sovente si affiancano a quelle antiche” i richiami alla solidarietà, all’inclusione, all’accoglienza, all’assistenza” che dal Convegno di 50 anni fa furono formulati, “conservano il loro valore e la loro attualità”. Quell’evento secondo il Capo di Stato ebbe infatti “il merito di richiamare l’attenzione sui temi del degrado, della povertà e dell’emarginazione, con una attenzione privilegiata per le periferie e le condizioni più fragili” e “rappresentò uno snodo prezioso di partecipazione alla vita democratica del Paese, secondo lo spirito della Costituzione, provocando una grande mobilitazione nel segno del cambiamento dell’impegno civile”.
Lavoro, casa, salute e scuola
“Ricordare il convegno e riproporne l'approccio – scrive De Donatis in una lettera rivolta ai romani, pubblicata in occasione del convegno - è un'occasione per la comunità cristiana di riconsiderare e rinnovare la propria vocazione alla carità. Ma è anche un'offerta di collaborazione e un richiamo alla corresponsabilità rivolto all'insieme della comunità urbana”. Citando l’invito del Papa durante il Te Deum ad un impegno comune per far diventare Roma una “città della speranza”, il cardinale tratteggia i cambiamenti che hanno attraversato la città negli ultimi cinquant’anni: tra le tante “attese di carità e giustizia”, “vere e proprie grida di dolore” il cardinale vicario per la diocesi di Roma individua in lavoro, casa, salute e scuola quattro ambiti centrali di azione attorno a cui si fondano la dignità delle persone e i loro diritti di cittadinanza.
Dalle disuguaglianze in ambito occupazionale e reddituale alla gravità del problema abitativo; dalla povertà sanitaria che “senza interventi strutturali rischia di aggravarsi” a quella educativa che con enormi differenze in ambito scolastico in base alle condizioni delle famiglie ed ai quartieri di residenza, assume sempre più i contorni di un “disordine educativo”. “I poveri non sono solo soprattutto un problema da risolvere. Essi bussano alla nostra porta affinchè ci convertiamo”, scrive De Donatis citando monsignor Luigi Di Liegro che nel 1974 era responsabile dell'Ufficio pastorale del Vicariato.
Ripartire dalla solidarietà
In questa prospettiva le ambivalenze di una grande città come Roma dove si concentrano risorse finanziarie, competenze, imprese, lavoro, ma anche diseguaglianze, marginalità, tensioni e conflitti, non devono impedire di vedere quei “tanti segni di energia positiva e di solidarietà” da cui ripartire “per riconciliare, per ricostruire e per riparare, laddove vi sono ferite aperte, contraddizioni e disuguaglianze non più accettabili”. “Non è un problema per poveri. È un problema per tutti” si legge nella lettera.
Rocca: basta polarizzazioni, collaborazione con il sindaco
“Come pubblico amministratore - ha detto invece nel suo intervento il presidente della Regione Lazio, Francesco Rocca - sento su di me ogni giorno la responsabilità di pensare agli ultimi, ai più fragili. Davanti alla complessità, ho sentito subito la necessità di un cambio di passo, la necessità di evitare nel mio ruolo la fastidiosa polarizzazione. Dobbiamo entrare in contatto con le nostre comunità e fare in modo che ci sia ascolto. Ecco perchè – ha aggiunto il governatore - sono molto contento del rapporto che si è creato con il sindaco di Roma, con un confronto a volte anche serrato”.
Gualtieri: partire dai più deboli
Da parte sua, il sindaco Roberto Gualtieri ha affermato che “per assicurare il progresso di tutta la città, non si può non partire dalle fasce più deboli. La città ha vissuto anni di declino e di abbandono e, ora, sente la speranza, soprattutto in vista del Giubileo. Roma – ha proseguito – è all'altezza di questa speranza ed è generatrice di questa speranza”.
Riccardi: Roma sia sempre più fraterna
Il convegno del 1974 è stato ricordato dallo storico Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant’Egidio, come profetico: un “evento-fondatore di una Chiesa Romana nella città” e che ha “qualcosa di bergogliano” nel suo “saldare insieme” vescovo e popolo o nella teologia della città che guarda alle periferie “umane e urbane”. “Oggi la Chiesa, nonostante sia diminuita, resta una risorsa importante” ed “è ancora di fatto un popolo a Roma, realtà unica nella città. Proprio a Roma, ha una sua missione. Ma il rischio è l’adeguamento all’irrilevanza della città. Può rappresentare una risorsa o ripiegarsi silente nell'appiattimento generale”. Riccardi ha citato Papa Francesco: “Non possiamo vivere a Roma a testa bassa: Roma vivrà la sua vocazione universale, solo se diverrà sempre più una città fraterna” che abbraccia insieme giovani, immigrati, anziani, poveri.
Il bisogno dello spirito
“Molte delle questioni che attraversavano Roma all’inizio degli anni Settanta sono rimaste in buona parte irrisolte” ha fatto notare poi Luigina Di Liegro, segretario generale della Fondazione Internazionale Don Luigi Di Liegro ricordando lo stretto legame tra il Convegno del 1974 e monsignor Di Liegro. Tra “indebolimento del tessuto sociale”, “frammentazione”, “impoverimento della partecipazione civica e della qualità della politica, il bisogno dello spirito, ovvero “la necessità per tante persone di ritrovare la direzione” si impone nella sua dimensione profonda. Luigina Di Liegro ha messo in luce inoltre il paradosso di una società in cui “l’avvento di strumenti di connessione digitale planetaria, non abbia generato una società più solidale”. Anche guardando alle patologie, un tempo sconosciute, che interessano la sfera emotiva e psicologia dei ragazzi di oggi, il segretario della Fondazione ha quindi richiamato la specificità della Chiesa: chiamata alla cura dell’umano, cioè a “cogliere in ogni persona un riflesso del mistero”.
Le solitudini
Per “evitare che la complessità del nostro tempo divenga disgregazione e prevalga quel paradigma economico-finanziario che non riconosce il valore assoluto di ogni vita umana”, il direttore della Caritas di Roma, Giustino Trincia, ha esortato a guardare all’oggi come “ad una possibile alba, più che ad un tramonto”. Un filo rosso, ha osservato, accomuna le sofferenze legate alla casa, al lavoro, alla salute e alla scuola: è quello costituito dalle solitudini. Un macrofenomeno che riguarda i giovani come gli anziani. Prioritario, secondo Trincia, è ricostruire un tessuto connettivo di relazioni, di aiuto e sostegno reciproco, "mettendo al centro della azione politica il bene di tutti” con scelte serie, coraggiose e concrete per aprire a Roma “la stagione di un nuovo umanesimo”.
Approccio interculturale e intergenerazionale
Durante l’incontro di questo pomeriggio sono stati annunciati quattro appuntamenti nel corso del 2024 dedicati al discernimento sui temi di scuola, sanità, problematiche abitative e del lavoro. Le varie proposte e idee culmineranno in un appuntamento a settembre nella Basilica di San Giovanni in Laterano. Si tratta di un percorso “caratterizzato da un approccio interculturale e intergenerazionale” che, come spiegato dal direttore della Caritas, “nella logica dell’Enciclica Fratelli Tutti”, “intende aiutare la Chiesa a fare dei passi in avanti nell’essere in uscita, ospedale da campo, esperta nella conoscenza del proprio territorio e capace di costruire ponti”.
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