"In-Visibles": storie che rendono visibili donne condannate all'invisibilitÃ
Sr. Bernadette M. Reis, fsp
Che cosa avranno mai in comune Eya Hegnon (sarta), Agnes Sokpo (riflessologa), Benedicta Sokpo (psicologa), Christine Munetu (pasticcera), Rebecca Ama Agboli (pasticcera), Mamatou Akpo Sotondji (negoziante), Dorcas Fleur Kpodo (fondatrice di un orfanotrofio) e Noeline Ezan Akossiwa (parrucchiera tirocinante), con tante altre donne in Africa? L’esperienza dell’abbandono, della violenza, della solitudine, della disoccupazione. Se non fosse stato per le Suore della Provvidenza, per le Suore di Maria Madre della Chiesa e per le religiose appartenenti ad altre congregazioni, queste donne sarebbero ancora abbandonate, sole e disoccupate. Sono loro le donne invisibili che il documentario di 30 minuti “In-Visibles†vuole invece mostrare.
In-Visibles potrà essere visto per la prima volta sabato 13 maggio mattina, nel corso dell’Assemblea generale dell’ (Umofc) che si svolge a Roma. Nell'intervista a Pope Maria Lia Zervino, presidente dell’Umofc e dell’Osservatorio mondiale delle donne (Omd), afferma che “In-Visibles†vuole compiere la missione dell’Osservatorio cioè “dare visibilità alle donne che sono invisibili e invisibili perché sono sommerse in quell’oceano che il Papa chiama la ‘globalizzazione dell’indifferenza’. E inoltre dare visibilità anche all’opera delle suoreâ€.
L’Umofc ha deciso che il modo migliore per “sensibilizzare sulle sofferenze delle donne in Africa a causa della violenza di genere†fosse realizzare un film sul posto, spiega ancora Zervino. “E l’arte è il modo in cui più facilmente noi possiamo aprirci a un'altra realtà, prendere coscienza di quello che capita, della situazione, delle esperienze e delle donne che hanno sofferto violenza, però che grazie all'aiuto delle suore, delle congregazioni, anche delle donne laiche, adesso hanno potuto ritrovare il senso della loro vita e formare una famiglia integrata nella società e andare avantiâ€.
Lia Beltrami, amministratore delegato di Aurora Vision, è incaricata dall’Omd per la produzione del documentario. “Quando mi è stata proposta, l'idea mi è piaciuta subito perché è un po' l'impegno di una vitaâ€, dice a Pope. Dopo avere individuato un’area tra il Togo e il Ghana “siamo partite proprio lavorando insieme, insieme alle donne, perché la donna in Africa - in questo caso – vive sofferenze grandissime che sono comuni un po' a tutte le zoneâ€.
Lia sceglie suor Eleonora Agassa, delle Suore della Provvidenza, come aiuto regista. “Mi piaceva tantissimo l'idea di lavorare con una suora … una tipologia di suora diversa rispetto a quel prototipo a cui si è abituatiâ€, dice, riferendosi al fatto che suor Eleonora è antropologa e sta studiando per prendere la licenza in comunicazione. “La storia molto bella che c'è dietro - spiega ancora Lia Beltrami – è che la mamma di suor Eleonora è nel gruppo Umofc del Togo. E suor Eleonora, quindi, diventa una religiosa già dentro quest’idea, dove l'associazione di donne cattoliche laiche lavora insieme con le suore per il bene delle donne, di tutte le donne della comunitàâ€.
La competenza di suor Eleonora è stata fondamentale per la realizzazione di questo film, rileva Lia. “La sua precisione e la sua determinazione sono state fondamentali. Ma anche la sua sensibilità nell'individuare le storie da raccontare: perché lei subito ha organizzato tutte le riunioni†con le varie congregazioni di suore e così ristretto il gruppo delle donne sulle quali concentrarsi.
“Questa esperienza è stata bellissima, per me è stata una sorta di tirocinioâ€, racconta suor Eleonora a Pope. “In-Visibles è come la Pasqua, perché racconta la discesa nelle sofferenze più profonde sopportate dalle donne africane e poi la loro rinascita, la loro risurrezione. E accanto a loro nella risurrezione, c’è la figura delle donne consacrateâ€.
“Direi – prosegue suor Eleonora – che il documentario non mostra tutte le sofferenze delle donne africane, no. Questo è solo una goccia. È come una radiografia e forse non soltanto delle donne africane, ma di tutte le donne nel mondoâ€. Suor Eleonora spiega ancora che un aspetto della sofferenza che le donne africane portano dentro di sé è la sensazione terribile di quando manca il coraggio per aprirsi all’altro, allora “la vita diventa … diventa una tomba in cui vivono le donneâ€.
“Direi ancora che il lavoro delle persone consacrate è proprio questo, questo aiuto che si dà non per soddisfare un bisogno momentaneo, ma per rendere la persona autonoma, perché si possa guadagnare degnamente la vita. Per questo faccio un appello a tutte le persone di buona volontà ad aiutare i progetti delle congregazioni, delle comunità religiose che operano in questo ambito di autonomia delle donne e delle famiglieâ€.
Anche Maria Lia Zervino ha partecipato alle riprese. “Per me, personalmente, è stata un’esperienza davvero commoventeâ€, racconta. Aveva già letto 10.000 sondaggi che l’Omd aveva ricevuto da donne africane di oltre 30 Paesi, e aveva ascoltato centinaia di donne negli incontri in piccoli gruppi. Tutto quello che ha sentito e letto “è diventato carne e ossa, è diventato realeâ€. “Abbiamo toccato con mano, visto con i nostri occhi e sentito nel nostro cuore - ricorda - non abbiamo solo capito con il nostro cervello, abbiamo fatto sì che la voce di quelle donne diventasse la nostraâ€.
“Ecco: per questo grazie all’aiuto del nostro partner, la Fondazione Hilton, l’Osservatorio ha prodotto ‘In-Visibles’: vogliamo creare una rete tra congregazioni religiose e organizzazioni civili per lanciare una campagna globale per sradicare gradualmente la violenza contro le donne in Africaâ€.
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