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Monsignor Stephen Chow Sau-yan, vescovo di Hong Kong Monsignor Stephen Chow Sau-yan, vescovo di Hong Kong 

Il vescovo di Hong Kong: la sfida grande di una Chiesa ponte è collegare parti diverse

Monsignor Stephen Chow Sau-yan, in una intervista rilasciata a padre Antonio Spadaro, direttore di Civiltà Cattolica, racconta la sua visita a Pechino nell’aprile scorso e la missione della Diocesi di Hong Kong nella Chiesa in Cina

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“La nostra diocesi ha ricevuto dal papa Giovanni Paolo II la missione di essere una «Chiesa ponte» … la sfida più grande è collegare le parti diverse e opposte, per aiutarle a vedersi come persone umane desiderose di essere ascoltate e comprese. Aiutarle ad ascoltare le controparti con rispetto ed empatia, nella speranza che ciò lenisca il loro disagio e/o favorisca la collaborazione”. È questo uno dei passaggi più significativi dell’intervista del vescovo di Hong Kong, monsignor Stephen Chow Sau-yan, rilasciata a padre Antonio Spadaro, direttore di Civiltà Cattolica, e il cui , ,  e sul sito della rivista dei Gesuiti. Monsignor Chow racconta la sua visita a Pechino dal 17 al 21 aprile scorsi e parla delle sfide per la Chiesa cattolica in Cina.

L’intervista è stata pubblicata oggi alla vigilia della presentazione, domani 13 maggio alle ore 18, presso la sede de La Civiltà Cattolica a Roma, del volume in lingua cinese “Il magistero di papa Francesco. Una guida alla lettura delle sue Encicliche ed Esortazioni apostoliche” di padre Spadaro. All’evento interverrà il pro-prefetto per la Sezione per la prima evangelizzazione e le nuove Chiese particolari del Dicastero per l’Evangelizzazione, il cardinale Antonio Luis Gokim Tagle.

Il viaggio a Pechino

Nell’intervista, monsignor Chow afferma di considerare la sua visita a Pechino come una prosecuzione del viaggio compiuto dal cardinale John Baptist Wu nel 1994, all’epoca vescovo di Hong Kong: il fatto di essere una «Chiesa ponte» - osserva - “fu menzionata per la prima volta dal Venerabile Matteo Ricci”, missionario gesuita in Cina tra il XVI e il XVII secolo. “Sebbene dall’istituzione dell’Accordo provvisorio” tra la Santa Sede e la Repubblica popolare cinese - ha aggiunto - “sia stato stabilito un canale ufficiale tra i rispettivi dipartimenti di Stato della Santa Sede e della Cina, consideriamo il nostro viaggio del 17 aprile come un ponte, a livello diocesano, tra Pechino e Hong Kong. Tra i frutti più notevoli di quella visita scorgo il contatto personale tra i presuli delle due diocesi e il riaccendersi della collaborazione in diverse aree. La collaborazione che abbiamo concordato, fortemente auspicata da entrambe le parti, ci dà speranza e determinazione a lavorare insieme”.

L'Accordo provvisorio non è morto

Circa l’Accordo provvisorio, afferma che a suo parere “non è morto come alcuni sembrano aver suggerito. Ma le discrepanze di vedute tra le due parti sull’assegnazione dei vescovi ad altre diocesi potrebbero costituire un fattore da sottoporre a una migliore comprensione. Pertanto, se per il futuro si svolgessero colloqui più regolari e approfonditi, forse ne verrebbero dei chiarimenti”.

Il significato di "sinicizzazione" della Chiesa

Interpellato sul significato della cosiddetta “sinicizzazione” della Chiesa, ha risposto che occorre continuare a dialogare sull’argomento perché la Chiesa nel continente sta “ancora cercando di capire quale significato dovrebbe assumere per sé” questo concetto e “a tutt’oggi non è pervenuta a una conclusione definitiva”. “Secondo uno dei funzionari governativi che abbiamo incontrato durante il viaggio - ha sottolineato - la sinicizzazione assomiglia al nostro concetto di inculturazione.  “uno dei funzionari governativi che abbiamo incontrato durante il viaggio, la sinicizzazione assomiglia al nostro concetto di inculturazione. Quindi, penso che per ora sia meglio non saltare a conclusioni sulla sinicizzazione”.

Diritti e dignità

Ha quindi osservato che “piuttosto che sul linguaggio dei «diritti», noi preferiamo porre l’accento sulla coltivazione della «dignità», e su un sano senso del «dovere» verso la comunità, la società e il Paese. È nostro dovere promuovere e assicurare la dignità degli altri, non solo la nostra. Ciò detto anche la Cina, come il resto del mondo, deve imparare a fare meglio per promuovere la dignità di tutti in patria e al di fuori, sebbene le vada riconosciuto di aver compiuto un lavoro straordinario per eliminare la povertà materiale e l’analfabetismo nel Paese”.

Matteo Ricci stimato in Cina

Parlando di Matteo Ricci, ha affermato che “è ancora conosciuto e stimato in Cina, dentro la Chiesa e fuori. È molto rispettato dai cattolici in Cina, ed è tenuto in grande considerazione anche dagli intellettuali cinesi. Anche il presidente Xi ha omaggiato Ricci in uno dei suoi discorsi alla comunità internazionale”.

Papa Francesco e la Cina

Riguardo Papa Francesco, ha sottolineato che molti cattolici “apprezzano quello che sta facendo per la Chiesa in Cina. I vescovi che ho incontrato durante questo viaggio hanno una disposizione positiva nei suoi confronti. Ma quanti sono contrari all’Accordo provvisorio sembrano piuttosto prevenuti” nei suoi confronti. Tuttavia - ha spiegato - “da quello che ho visto e letto, così come dall’atteggiamento dei cattolici che ho incontrato durante il viaggio, direi che una grande maggioranza dei cattolici in Cina è fedele a papa Francesco e spera che l’Accordo provvisorio porti cambiamenti auspicabili per la loro Chiesa, non ultimo un incontro tra papa Francesco e il presidente Xi. Anche il governo cinese ha molto rispetto per papa Francesco. I suoi componenti apprezzano particolarmente la sua apertura mentale e l’inclusività”. Quindi monsignor Chow conclude: “Dal momento che papa Francesco ha espresso il suo amore per il popolo cinese e la sua speranza di visitare la Cina, non stupirebbe che anche il governo cinese volesse vederla realizzata. Preghiamo affinché questo accada, non solo per papa Francesco o per la Cina, ma per il mondo”.

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12 maggio 2023, 11:14