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L'interno della cattedrale di Nostra Signora del Perpetuo Soccorso a Niamey L'interno della cattedrale di Nostra Signora del Perpetuo Soccorso a Niamey

Pasqua in Niger, gli occhi fissi sulla croce di Cristo per la pace nel Sahel

Salom André Mehou, fedele della Cattedrale di Nostra Signora del Perpetuo Soccorso di Niamey, racconta la sua gioia nel vivere la Settimana Santa, pregando per la pace e la sicurezza nel suo Paese e nella regione tutta, flagellata dal terrorismo

Françoise Niamien - Città del Vaticano

Nel cuore di questa Settimana Santa, Salomom André Mehou tiene gli occhi alzati al cielo, implorando il Signore di ascoltare le sue suppliche per la pace nel suo Paese, il Niger, per il Sahel e per il mondo intero. Questo cattolico nigerino,  raccolto in preghiera nella cattedrale di Nostra Signora del Perpetuo Soccorso della capitale Niamey, spera che la Risurrezione di Cristo sia fonte di speranza e di liberazione per questo Paese dell'Africa occidentale che da anni affronta terrorismo e instabilità politica. Dagli attacchi mortali dei jihadisti ai colpi di Stato, negli ultimi vent'anni il Niger ha sperimentato una crescente insicurezza, soprattutto nella cosiddetta zona dei "tre confini", tra Niger, Burkina Faso e Mali.

Ascolta l'intervista in lingua originale con Salom André Mehou

Il digiuno per amore degli affamati

Come negli anni precedenti, è il rammarico di Mehou, "viviamo questo tempo di Quaresima in una situazione di insicurezza dovuta agli attentati”. "Per la Quaresima 2023, il mio sforzo di conversione si è concentrato su digiuno, preghiera e privazione", spiega. Con questa scelta, vuole mostrare "solidarietà con tutte quelle persone che soffrono e muoiono di fame in alcune località del Niger, a causa dell'insicurezza e della siccità". E’ quest’ultimo uno dei principali problemi che affliggono il Paese, che non viveva da quasi due decenni una situazione così drammatica. Secondo i dati del governo nigerino, nel 2022 almeno 4,4 milioni di persone si sono trovate in grave stato di insicurezza alimentare a causa della siccità e della violenza jihadista che ha impedito ai contadini di coltivare i campi. "È una sofferenza per il nostro popolo che purtroppo muore nella più totale indifferenza", è il dolore di Mehou, che non perde la speranza nel futuro. "Come cristiani dobbiamo rimanere in preghiera, proprio come il popolo di Israele, per grazia di Dio un giorno raggiungeremo la terra promessa e avremo la pace e la sicurezza che abbiamo sperato", spera.

Salomom André Mehou in preghiera nella cattedrale di Niamey
Salomom André Mehou in preghiera nella cattedrale di Niamey

La preghiera per gli sfollati 

La Settimana Santa è un grande momento di preghiera e di raccoglimento, durante il quale la Chiesa commemora la morte e la Risurrezione di Cristo, ed è, agli occhi di Mehou, il momento giusto per intensificare le sue preghiere."Nel cuore di questa Settimana, tengo gli occhi fissi sul Signore che, sulla Croce, ha portato il dolore del mondo. Prego che porti il dolore di tutte le persone che sono state colpite dal terrorismo e che soffrono nel mondo a causa della guerra", ha detto. Nelle sue preghiere rivolge un pensiero speciale anche a tutti i fedeli cattolici sfollati, affinché, nonostante l'insicurezza, possano vivere la gioia della Risurrezione a modo loro. Pensa in particolare a quelle zone in cui i sacerdoti sono stati costretti a lasciare le parrocchie e che quindi non avranno la possibilità di vivere le festività pasquali, o addirittura di seguirle in diretta televisiva. "Ma siamo in comunione, nonostante tutte queste difficoltà", rassicura, confidando nella Risurrezione di Cristo e nel dono del suo amore "affinché nasca nel cuore degli uomini l'amore che non fa male e non fa differenze tra gli esseri umani".

 

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08 aprile 2023, 09:38