"Pacem in Terris": uno strumento da riscoprire e da applicare
Eugenio Bonanata - Città del Vaticano
In che modo si può costruire la pace oggi? Questo l’interrogativo ricorrente al Convegno sul sessantesimo della che si è svolto questo pomeriggio presso la Sala della Conciliazione del Palazzo del Vicariato a Roma. “Un appuntamento più pastorale che accademico”, ha detto in apertura dei lavori monsignor Francesco Pesce direttore dell’Ufficio della Pastorale sociale e del Lavoro della diocesi di Roma che ha organizzato l’evento in collaborazione con il ciclo di studio di Scienze della Pace della Pontificia Università Lateranense.
Si è trattato di un momento di riflessione sull’attualità dell’enciclica di Giovanni XXIII e sulla sua figura. “Questo è considerato il suo testamento spirituale”, ha ricordato infatti Marco Roncalli saggista e pronipote del pontefice bergamasco durante il dibattito organizzato con l’obiettivo di supportare le comunità ecclesiali che s’interrogano sul tema della pace. Costante il riferimento a ciò che sta succedendo ai confini dell’Europa. "C’è il rischio di un’escalation nucleare", è stato ripetuto nel corso dei vari interventi che hanno richiamato le analogie tra l’attuale contesto geopolitico internazionale e quello dei primissimi anni Sessanta.
Ma c’è stato anche l’auspicio di riscoprire i contenuti di questo importante documento per poterli applicare davvero. “Sembra sia stato scritto in questi giorni”, hanno osservato diversi relatori sottolineando come questo strumento offra tutt’ora spunti preziosi a tutti gli uomini di buona volontà. “La pace non è solo assenza di guerra”, ha ricordato il professor Giulio Alfano delegato del ciclo di studi in Scienze della Pace della Pontificia Università Lateranense. Richiamando alcuni passaggi della Pacem in Terris si è discusso della cultura della pace che essa rappresenta: non solo della grammatica della non belligeranza, ma anche della centralità della persona e dell’equa distribuzione delle ricchezze.
Sono questi alcuni dei punti chiave di un percorso che porta alla pace e che interrogano tanto la politica quanto la fede. Anche Papa Francesco, al pari di tutti gli altri suoi predecessori, cita spesso questi concetti in riferimento alla necessità di perseguire il bene comune, lo sviluppo umano integrale, la dignità di ogni essere umano. A chiudere il Convegno il cardinale vicario Angelo De Donatis che ha tenuto una relazione su "La pace nella sacra scrittura".
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