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Il logo del Sinodo Continentale delle Chiese Medio Oriente fino al 18 febbraio 2023 Il logo del Sinodo Continentale delle Chiese Medio Oriente fino al 18 febbraio 2023 

Il Sinodo del Medio Oriente raccoglie i frutti della partecipazione dei laici

Dopo la fase diocesana, l’Assemblea sinodale delle Chiese cattoliche del Medio Oriente riflette sulla sinodalità. Padre Felet racconta il coinvolgimento di 150mila laici e parla delle necessità di non sentirsi minoranza nelle terre dove è nato e si è sviluppato il cristianesimo

Marco Guerra e Jean Pierre Yammine – Città del Vaticano

La grande vitalità delle Chiese più giovani e la gioia dei laici che sono stati ascoltati, sono alcuni degli aspetti messi in risalto in un'intervista a Pope - Radio Vaticana, da Padre Pietro Felet, segretario della Conferenza episcopale dei vescovi latini nei Paesi arabi, presente all’Assemblea sinodale continentale del Medio Oriente, in corso fino al 18 febbraio a Bethania-Harissa in Libano, soprattutto in virtù del suo ruolo di legame con i vescovi delle aree più remote e isolate, come nel Gibuti e negli Emirati Arabi.

L’impegno dei fedeli migranti

Secondo il religioso, la prima fase del Sinodo, che ha portato alla preparazione dell’Assemblea continentale, è stata vissuta secondo due tendenze. Una parte del popolo di Dio non ne ha capito appieno l’importanza, perché la parola “sinodalità” è nuova e non si è riusciti ad entrare nella giusta atmosfera di partecipazione. Dall’altra parte, laddove le Chiese mostravano una grande componente di migranti, si sono vissuti una grande vitalità e un grande impegno, questo si è verificato ad Abu Dabi, negli Emirati Arabi, in Oman (Paesi che richiamano molti lavoratori stranieri e in particolare asiatici, ndr), in questi Paesi c’è stata la partecipazione di 150mila fedeli impegnati in questo cammino, “abbiamo avuto 85mila risposte ai questionari, possiamo considerarlo un grande successo”. Padre Felet ricorda che in ogni caso si è riscontrata in tutti i Paesi la gioia dei laici che si sono sentiti coinvolti e che hanno potuto esprimersi in libertà, “nell’insieme è stato un momento positivo”.

Ascolta l'intervista a padre Pietro Felet

Una Chiesa sola nella diversità

Il segretario della Conferenza episcopale dei vescovi latini si sofferma poi sulla fase continentale, definendo questi giorni di lavoro dell’Assemblea sinodale una grande “rivelazione” per la grande capacità “di ascoltarsi l’un l’altro”, soprattutto nei circoli minori dove erano presenti rappresentanti di tutte le tradizioni liturgiche cattoliche del Medio Oriente. “Quello che però mi preme sottolineare – prosegue – è che siamo una sola Chiesa, con riti diversi ma tutti uniti in Cristo”. Un altro aspetto evidenziato da padre Felet è l’impegno per evitare che il clericalismo “entri nei laici” e per la “trasparenza”. “In Medio Oriente, spesso, si può avere un doppio modo di fare – spiega il religioso – bisogna invece essere autentici, essere veri, questa è la trasparenza”. Tra le difficoltà da superare Padre Felet indica anche il nazionalismo, ovvero “alcune divergenze tra le diverse tradizioni che dovrebbero essere superate con questi lavori e non messe su pubblica piazza”.

Essere “Chiesa del sabato”

Un’altra sfida emersa nelle condivisioni fatte tra i partecipanti dei Sinodo continentale è “tornare ad essere Chiesa della speranza”, afferma ancora il religioso. “C’è una lettera pastorale dei patriarchi del Medio Oriente che ricorda che dobbiamo essere la Chiesa del Sabato Santo e non quella del Venerdì Santo, dove tutti piangono”, ricorda Padre Felet, che invita a non rinchiudersi in sé stessi, nelle proprie ferite, ma ad attingere a quella che il religioso chiama “virtù del futuro”, ossia “andare verso una meta, ma praticando la speranza nel presente”.

Sentirsi cittadini alla pari

In conclusione, padre Felet esprime l’auspicio che la Chiesa del Medio Oriente smetta di percepirsi come una minoranza, “perché indica una idea di cittadinanza diversa dagli altri”, bisogna quindi “sentirsi cittadini alla pari”, per non fare il gioco di chi vuole marginalizzare i cristiani. IIl religioso parla poi della riunione della Conferenza episcopale dei vescovi latini delle regioni arabe, tenutasi la settimana scorsa in seduta plenaria: “C’è stato il consueto scambio di esperienze, il tema di quest’anno era ovviamente la sinodalità e poi la formazione permanente del clero. Si diventa preti ma si vive cinquant’anni nel sacerdozio e i giovani in formazione guardano l’esempio dei sacerdoti più grandi, che diventa positivo se quest’ultimi vivono il Vangelo con felicità”.

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17 febbraio 2023, 12:57