RD Congo e Sud Sudan, il Papa atteso come pellegrino di pace
Federico Piana - Città del Vaticano
“Tutto è pronto, Chiesa e governo attendono il Santo Padre con molta gioia, non vediamo l'ora che arrivi qui da noi”. A raccontare l’attesa per il viaggio che Papa Francesco inizierà nella Repubblica Democratica del Congo il prossimo 31 gennaio, è monsignor Félicien Mwanama Galumbulula, vescovo di Luiza, grande diocesi del Paese dell’Africa centrale, pervaso da una povertà endemica e scosso da decenni di violenze e scontri.
Preparazione spirituale
La Chiesa locale si è preparata ad accogliere il Pontefice soprattutto spiritualmente. “La Conferenza episcopale locale - spiega il presule - ha inviato un messaggio chiedendo a tutti di pregare per il viaggio del Papa. Al termine di ogni celebrazione eucaristica recitiamo una preghiera per chiedere al Signore che questa visita contribuisca alla riconciliazione in Cristo di tutta la popolazione”. Inoltre, le diocesi e le parrocchie “hanno svolto delle catechesi per spiegare ai fedeli il senso del ministero papale e l’importanza di questa visita apostolica”, aggiunge il vescovo.
Desiderio di pacificazione
Come tutta la nazione, anche monsignor Mwanama Galumbulula è in trepidante attesa di ascoltare le parole che il Papa pronuncerà durante quello che è stato definito un vero e proprio pellegrinaggio di pace e guarda con speranza all’incontro che Francesco avrà il 1 febbraio con le vittime dell’Est del Paese. “Quello che ora ci preoccupa molto è la situazione nella parte orientale, alle frontiere con il Ruanda, con l’Uganda e con il Burundi” dice il vescovo, ricordando che in quei territori si muore ogni giorno a causa delle tensioni per l’estrazione del coltan, miscela di minerali necessaria per la produzione delle apparecchiature elettroniche ed informatiche. “Il Santo Padre - ricorda ancora il presule - nel viaggio previsto nel nostro Paese per luglio dello scorso anno e poi rimandato, avrebbe dovuto fare tappa a Goma, capoluogo del Kivu del Nord. Ora questa tappa è stata cancellata dalla visita perché, proprio in quella città, operano dei ribelli che seminano morte e gruppi che sfruttano il coltan e lasciano distruzione”.
Carlassare: “Anche in Sud Sudan, il Papa pellegrino di pace”
Dopo aver lasciato la Repubblica Democratica del Congo, il Papa arriverà in Sud Sudan nel primo pomeriggio del 3 febbraio: sarà la prima volta assoluta di un Pontefice. Nel Paese del centro est dell’Africa, Francesco sarà accompagnato dal primate della Chiesa anglicana, Justin Welby e dal moderatore della Chiesa di Scozia, Ian Greenshields. Sarà un vero e proprio pellegrinaggio di pace ecumenico, ci tiene a sottolineare monsignor Christian Carlassare, vescovo della diocesi di Rumbek: “La dimensione ecumenica è molto importante - precisa - perché in Sud Sudan c’è un’esperienza unica: tutte le Chiese sono state veramente unite nell’evangelizzazione e questo ci ha fatto scoprire che la stessa evangelizzazione ci ha costretto a parlare di pace, di giustizia, di riconciliazione”. Qui, aggiunge Carlassare, “l’ecumenismo da espressione teologica si è fatto carne”.
Violenze senza fine
Monsignor Carlassare conosce bene la violenza che da anni investe la giovane nazione, diventata indipendente solo nel 2011, per averla provata sulla sua pelle, quando, nell’aprile del 2021, fu ferito alle gambe da alcuni colpi d’arma da fuoco. Sa perfettamente che, nonostante il conflitto etnico sia terminato ufficialmente ormai quasi tre anni fa, gli scontri sono ancora presenti soprattutto nella zona dell’Alto Nilo e nello Stato di Unity. “In sostanza, si consumano dove c’è povertà, dove ci sono gli sfollati senza più una casa dove vivere e dove si sfruttano le risorse in modo indiscriminato”, spiega il vescovo.
A piedi per il Papa
Per accogliere Papa Francesco al suo arrivo nella capitale, Juba, monsignor Carlassare è in cammino da mercoledì scorso con numerosi giovani partiti insieme a lui dalla diocesi di Rumbek. Quattrocento chilometri in nove giorni transitando in nove realtà parrocchiali differenti dove, ad ogni cristiano incontrato per strada, parleranno di pace, di riconciliazione e di comunione. “Con questo nostro impegno - conclude Carlassare - vogliamo far passare il messaggio che sicuramente il Papa verrà a ribadirci: dobbiamo essere tutti uno, come dice la preghiera di Gesù. Sarà un grande momento di fede”.
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