I vescovi peruviani offrono la loro mediazione per superare la crisi
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E' con grande dolore che i vescovi del Perù guardano "al duro confronto politico e sociale in atto nel Paese", dove gli scontri tra manifestanti e forze dell'ordine hanno provocato finora la morte di almeno 50 persone e decine di feriti. La Conferenza episcopale peruviana, in un messaggio, chiede la pace e che "i responsabili siano identificati e puniti".
Tutti necessari per costruire la pace
La crisi in Perù e gli scontri sono iniziati il 7 dicembre scorso a seguito dell'arresto dell'ex presidente Pedro Castillo, sostiuito poi dalla sua vice Dina Boluarte, di cui i manifestanti chiedono le dimissioni. "In Perù siamo tutti necessari per costruire la patria" è la raccomandazione dei presuli che chiedono la fine degli scontri e "dialogo, ascolto e decisione". "Siamo costruttori di pace con giustizia", si legge nel testo.
L'offerta di mediazione
I vescovi esortano le autorità e gli attori politici a impegnarsi per trovare una "via d'uscita consensuale alla crisi", chiedono "alla società civile di assumersi le proprie responsabilità" e offrono il loro servizio di mediatori "per costruire ponti di incontro" e, infine, ricordano le parole di Papa Francesco nella lettera enciclica Fratelli tutti, dove si legge che: " In molte parti del mondo occorrono percorsi di pace che conducano a rimarginare le ferite, c’è bisogno di artigiani di pace disposti ad avviare processi di guarigione e di rinnovato incontro con ingegno e audacia”.
Un bilancio pesante
Nel Paese continuano intanto le proteste, nella giornata di ieri decine si sono contati un morto e decine di feriti negli scontri con la polizia, soprattutto nella regione meridionale di Puno.
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