Dalla Camera alla Cassazione, il pellegrinaggio della reliquia del beato Livatino
Alessandro Di Bussolo – Città del Vaticano
La teca d’argento che contiene la piccola camicia azzurra a quadri, ingrigita dal sangue rappreso del beato Rosario Livatino, il primo magistrato salito agli onori degli altari nella storia della Chiesa, arriverà a Roma dalla Sicilia la sera di venerdì 13 gennaio. Inizierà così la prima “peregrinatio†nella capitale della reliquia del giudice di Canicattì, ucciso a 38 anni “in odio alla fede†e alla giustizia, dai killer della mafia agrigentina, il 21 settembre 1990, mentre si recava al lavoro guidando la propria auto, senza scorta per non mettere a rischio altre vite oltre la sua.
La reliquia in pellegrinaggio nelle sedi delle istituzioni
Grazie al pellegrinaggio organizzato dall’Arciconfraternita di Santa Maria Odigitria dei Siciliani in Roma, la teca - che in alto ha incisa la sigla “S.T.D.†cioè “Sub Tutela Deiâ€, sotto lo sguardo e la protezione di Dio, con la quale il beato martire iniziava ogni pagina delle sue agende, e in basso le parole “Codice penale†e “Vangeloâ€, le fonti del lavoro del giudice Livatino - verrà esposta nelle sedi delle massime istituzioni italiane, dalla Camera dei Deputati alla Corte di Cassazione, dal ministero della Giustizia al Comando della Guardia di Finanza. Ma anche in università, scuole superiori e parrocchie romane, fino a sabato 21 gennaio.
Iniziativa dell'Arciconfraternita di Santa Maria Odigitria dei Siciliani
Nel presentare oggi il programma della “peregrinatioâ€, i vertici del comitato creato dall’Arciconfraternita, guidata dal primicerio monsignor Renzo Giuliano, parroco della basilica di San Marco al Campidoglio, hanno sottolineato “il valore dell’esemplare e contemporanea testimonianza del beato martire della lotta alla mafiaâ€. L’iniziativa è stata voluta per offrire un contributo “spirituale e culturale alla Città di Roma, nella determinazione di una comunità secondo giustizia e caritàâ€. Il pellegrinaggio della reliquia, hanno spiegato, “rappresenta un’occasione di valorizzazione dell'unità nazionale e di riscoperta della Pietà Popolare, nel solco della tradizione della Chiesa Cattolica, nonché una testimonianza di ispirazione per le giovani generazioni per coniugare ricerca e impegno con sobrietàâ€.
Le tappe della "peregrinatio" in tante chiese di Roma
Il fitto programma del pellegrinaggio prevede che la reliquia, che lascerà la cattedrale di Agrigento dove è custodita, la mattina del 13 gennaio, sia presa in custodia dalla Polizia penitenziaria, che la porterà nella basilica di San Marco al Campidoglio alle 21, dove sarà accolta in forma privata dal vescovo ausiliare di Roma, monsignor Daniele Libanori. Il giorno dopo, sabato 14 gennaio, la prima esposizione alla venerazione pubblica sarà nel palazzo del Campidoglio, alle 17, alla presenza del sindaco di Roma Roberto Gualtieri. Alle 18, nella Chiesa di Santa Maria Odigitria dei siciliani, sede dell’Arciconfraternita, la reliquia sarà accolta, a nome del Governo italiano, dal sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano, già vicepresidente del Centro Studi Livatino, e successivamente il vescovo ausiliare di Roma, Baldassare Reina, guiderà la celebrazione della Solenne Passio Martyris , fino alle 22. Altre chiese inserite nel programma del pellegrinaggio sono quelle di Sant’Ignazio di Loyola in Campo Marzio, di San Luca Evangelista al Prenestino, la parrocchia universitaria San Tommaso Moro, quelle di Santa Maria Maddalena de Pazzi, di Santa Chiara e di San Salvatore in Lauro.
I convegni sul beato Livatino al Senato e in Confindustria
In questa settimana dedicata al beato martire siciliano saranno organizzati due convegni. Il primo, a cura del Centro Studi Livatino, su “L’attualità del Beato Rosario Livatino’, mercoledì 18 gennaio, alle 15, presso la Biblioteca del Senato della Repubblica - Sala Capitolare di Santa Maria sopra Minerva, con la partecipazione del cardinale segretario di Stato Piero Parolin. Il secondo, dal titolo “Beato Rosario Livatino: l’universale esempio del giusto. Dialoghi tra economia, fede e giustiziaâ€, si terrà giovedì 19 gennaio, dalle 10.15, nella sede nazionale di Confindustria, in occasione dell’ostensione della reliquia.
Mostra, concerto e Messa finale a Santa Maria degli Angeli
Dal 16 al 23 gennaio, nella sala capitolare del convento di Santa Maria sopra Minerva sarà possibile vistare la mostra fotografica “Sub Tutela Dei: il Giudice Rosario Livatinoâ€. A rendere omaggio al Beato, anche le opere del poeta pittore Tahar Ben Jelloun e l’artista Pizzi Cannella, con quattro grandi tele che verranno esposte nella navata della Basilica di Stato di Santa Maria degli Angeli e dei Martiri dove si terranno le celebrazioni conclusive. Venerdì 20 gennaio, alle 20.30, si terrà la cerimonia-concerto “Beatus vir - Vespri per un martireâ€, presieduta dal cardinale vicario Angelo De Donatis, con l’orazione ufficiale del ministro della Giustizia, Carlo Nordio. Sabato 21, alle 11, sempre a Santa Maria degli Angeli, è prevista la solenne celebrazione eucaristica conclusiva, alla presenza dei rappresentanti delle istituzioni civili, ecclesiastiche e militari.
Armao: Livatino, segno di contraddizione per la nostra società
“L’augurio è che il giudice Livatino sia per la nostra società un segno di contraddizione†spiega a Pope Gaetano Armao, membro del comitato della peregrinatio e dell’Arciconfraternita, professore associato di Diritto amministrativo all’Università di Palermo, coordinatore della commissione Affari Europei e Internazionali della Conferenza delle Regioni e già vicepresidente e assessore all’Economia della Regione Siciliana. “Un segno - prosegue - che sottolinei quanto ancora c'è da fare sul piano della legalità, della correttezza, dell'impegno nel lavoro, e di come i cristiani possano concretamente cambiare le cose con il loro lavoro, il loro impegno e la loro responsabilitàâ€.
Cosa vi ha spinto, come Arciconfraternita, ad organizzare questo pellegrinaggio della reliquia del beato Livatino a Roma?
Abbiamo sposato il progetto di questa peregrinatio per dare un segnale, in un momento così difficile per l’Italia, di crisi economica e di crisi internazionale. Una prospettiva di novità che è quella che prospettava e celebrava con la sua vita una persona come il giudice Livatino, che ha sempre posto la responsabilità come priorità nell'impegno civico, lavorativo e cristiano. Credo possa essere un segno importante in una fase così difficile per l’Italia.
Cosa significa per l’Italia portare la reliquia della camicia insanguinata del beato proprio nelle sedi delle massime istituzioni del Paese, a Roma?
Questa è una reliquia di una potenza straordinaria, perché reca il sangue di quest'uomo che, giovane magistrato, ha dato la sua vita per i valori nei quali credeva, per una vita da cristiano, per non farsi condizionare da poteri mafiosi che, in qualche modo, quella provincia la dominavano e che, per alcuni versi, ancora non sono del tutto scomparsi. Il fatto che poi sia stato ucciso in questo modo barbaro, tra l'altro colpito alle spalle come la più vigliacca delle azioni criminali, dimostra quanto odio ci fosse nei killer verso chi voleva applicare la legge e voleva toccare ciò a cui più tiene la mafia: il dominio e il potere economico.
Come studioso e docente di diritto, e anche avvocato, che significato ha avuto e ha la testimonianza del beato Livatino nella sua vita professionale?
E’ un uomo di diritto, un giudice, che ha improntato la sua vita ai valori di libertà, di correttezza, di responsabilità, di legalità. Questo è un continuo richiamo che tutti i giuristi, tutti i cittadini, devono in qualche modo sentire. E vorrei utilizzare le parole di Giovanni Paolo II, quando chiedeva di essere segno di contraddizione: l’augurio è che il giudice Livatino sia per la nostra società un segno di contraddizione. Un segno che sottolinei quanto ancora c'è da fare sul piano della legalità, sul piano della correttezza, dell'impegno nel lavoro, di come i cristiani possano concretamente cambiare le cose con il loro lavoro, il loro impegno e la loro responsabilità. Il giudice Livatino può scuotere la nostra coscienza ancora oggi, a 32 anni dalla sua scomparsa, perché è comunque un riferimento per tutti noi, e continua a esserlo soprattutto per le nuove generazioni.
E come la tocca il suo messaggio, da siciliano e da cattolico?
Il giudice Livatino, nella cultura siciliana, è considerato, non solo per il suo sacrificio e la sua vita, ma anche per essere oggi un beato, uno dei riferimenti della cristianità siciliana. Aiutano le circostanze che fosse così giovane, così modesto e anche garbato, pur nel suo essere uomo di legge inflessibile. Perché non bisogna necessariamente fare lo sceriffo, ma si può essere un grande uomo di diritto, e dare un segnale forte, anche nel nascondimento e nella concretezza. Quindi, un grande uomo siciliano, che ha dimostrato - come tanti siciliani, Falcone, Borsellino, Chinnici, ne potrei enumerare tanti - che con il suo sacrificio la Sicilia poteva in qualche modo trovare una via d'uscita da questa schiavitù della mafia. Loro, con loro sacrificio, hanno risvegliato le coscienze siciliane ed è giusto che noi ne facciamo memoria e cje aiutiamo anche i nostri ragazzi, le nuove generazioni, a crescere credendo in questi valori.
Per la sua testimonianza cattolica valgono le parole del cardinal Semeraro, nell’omelia della beatificazione, quando ha detto che “Livatino è beato per la sua fede e la sua testimonianza di credibilità, la coerenza tra fede e vita personale e professionaleâ€. Per un magistrato, un politico cristiano, oggi questa coerenza è ancora possibile?
Credo che il beato Livatino sia uno degli esempi più fulgidi degli ultimi anni di come si possa essere cristiani facendo bene la propria professione, facendo bene il proprio lavoro, credendo nelle cose che si fanno e credendo soprattutto in valori che possono essere trasmessi e inverati con un lavoro serio. Era uno dei magistrati più produttivi si è sempre contraddistinto per essere dedito al lavoro e attento, presente. Quella mattina, quando stava andando a partecipare al collegio che avrebbe applicato le misure di prevenzione ai mafiosi di Palma di Montechiaro, chissà quali pensieri lo attraversavano, quale travaglio da giudice serio e corretto aveva dentro. Però con coraggio andava al suo lavoro e con coraggio ha affrontato questi uomini che si sono condannati ad essere delle belve e che speriamo oggi abbiano capito fino in fondo l'orrore che ha accompagnato le loro azioni. Ha affrontato anche la morte con dignità e serietà.
Nel primo dei convegni organizzati in questa settimana di pellegrinaggio, si parlerà dell'attualità di Rosario Livatino. La sua lotta contro la corruzione finanziaria della mafia agrigentina, cosa insegna a chi vuole combatterla oggi?
Il grande maestro è stato Falcone con le sue intuizioni del “follow the moneyâ€, segui il denaro, cioè la mafia, come tutti i grandi poteri criminali, anche se oggi ha assunto connotati internazionali, si occupa di cryptomonete, si occupa di tecnofinanza, e quindi si muove su dinamiche molto diverse da quelle di quegli anni, ma ancora oggi va colpita nel suo interesse più bieco, che è quello del potere e dei soldi. Perché il fenomeno non è totalmente estinto: è mutato, ha cambiato connotati ma, ancora oggi, questa piovra esiste e va sconfitta definitivamente. I tempi, rispetto al 1990, sono profondamente cambiati, poi nel ‘92 arrivarono le stragi, ma la Sicilia deve ancora camminare con la schiena dritta contro questo potere che ha bruciato tante opportunità per i siciliani, che ha costretto tanti a scappare, causato tanta povertà, e che tante opportunità ha fatto perdere alla Sicilia.
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