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Delegazione interreligiosa in visita in Ucraina Delegazione interreligiosa in visita in Ucraina

A Kiev, tutti fratelli nel pregare per la pace

Una delegazione interreligiosa internazionale si è recata questa settimana nella capitale ucraina invocando la fine della guerra che, da oltre tre mesi, sconvolge il Paese dell'Est Europeo. I leader religiosi hanno risposto all'invito del sindaco di Kiev. Tra i membri della delegazione anche Alberto Capannini, della Comunità Papa Giovanni XXIII: "In questi giorni si è respirato lo spirito della Fratelli tutti di Papa Francesco"

Andrea De Angelis - Città del Vaticano 

"Un nuovo sogno di fraternità e di amicizia sociale che non si limiti alle parole", scriveva in un tweet Papa Francesco nel consegnare al mondo . Quell'amicizia, quella fraternità che oggi è un sogno per l'Ucraina e la Russia, da oltre tre mesi in guerra a seguito dell'invasione ucraina da parte di Mosca. La pace, agognata e imprescindibile, è oggetto delle preghiere di chi, a Kiev, si è unito in una sola voce, al di là della propria religione. Nella capitale ucraina questa settimana una delegazione di leader religiosi di alto livello si è infatti raccolta in preghiera per contribuire a porre fine all'aggressione contro l'Ucraina, al bombardamento delle città e per pregare per una pace giusta. I leader sono arrivati a Kiev lunedì 23 maggio sera dopo un viaggio di 14 ore in autobus da Varsavia per rientrarvi oggi, 26 maggio.  

L'invito del sindaco 

Già a marzo il sindaco di Kiev, Vitali Klitschko, si era rivolto ai leader religiosi affinché venissero nella sua città. "Faccio un appello ai leader spirituali del mondo affinché prendano posizione e assumano la funzione morale che spetta loro, e si assumano con orgoglio la responsabilità delle loro religioni per la pace. Venire a Kiev per mostrare la loro solidarietà con il popolo ucraino. Per mostrare - diceva - la loro compassione e per unirsi in uno spirito di armonia di cui il mio Paese e il mondo intero hanno bisogno. Facciamo di Kiev la capitale dell'umanità, della spiritualità e della pace". Questa settimana i leader religiosi di tutto il mondo hanno risposto all'appello di Klitschko e in diciassette si sono recati nella capitale ucraina, raccolti in preghiera, impegnati nell'accompagnamento pastorale e nella distribuzione di aiuti umanitari, oltre che in incontri chiave con costruttori di pace e diversi leader religiosi e politici.

I momenti di preghiera

La mattina di martedì 24 maggio, la delegazione religiosa ha pregato a Babyn Yar con la musica del violino di Pavlo Kaurov dell'Università Nazionale Pedagogica Dragomanov. L'arcivescovo Visvaldas Kulbokas, nunzio apostolico in Ucraina, ha incontrato la delegazione religiosa e ha pregato in ucraino. A seguire una conferenza stampa, dove la delegazione religiosa ha spiegato le motivazioni di questo viaggio: essere a Kiev in rappresentanza di diverse religioni e nazioni per pregare per la pace, per la fine dei bombardamenti. I leader religiosi hanno sottolineato come Dio esiga che le città non vengano bombardate, ribadendo l'importanza che il grano torni ad essere esportato per evitare una crisi alimentare internazionale. Quindi la richiesta di favorire gli aiuti umanitari ad una popolazione stremata da quasi cento giorni di conflitto. La delegazione ha poi partecipato ad un importante momento pubblico di preghiera all'aperto, nella piazza della Cattedrale di Santa Sofia a Kiev, nella tarda mattinata di mercoledì 25 maggio. Il partner ospitante della visita della delegazione a Kiev è il Babyn Yar Holocaust Memorial Center, un'organizzazione non governativa che ha costituito il primo museo moderno dell'Olocausto nell'Europa orientale. 

Testimonianze di una distruzione senza fine
Testimonianze di una distruzione senza fine

La testimonianza 

Tra i membri della delegazione internazionale presente a Kiev anche Alberto Capannini, membro della Comunità Papa Giovanni XXIII e con una lunga esperienza in zone di conflitto:

Ascolta l'intervista ad Alberto Capannini

"Lo spirito che si respira qui è proprio quello della Fratelli tutti", sottolinea nell'intervista. "La guerra - aggiunge - tira fuori il peggio e il meglio dell'uomo ed il meglio consiste proprio nel vedere rappresentanti di diverse religioni uniti, in spirito di collaborazione, nel chiedere la pace, rispondendo all'appello del sindaco di Kiev". Capannini nota come il muftì di Kiev abbia partecipato proprio alla Dichiarazione di Abu Dhabi, rimarcando il bisogno e la volontà di convergere su valori comuni. L'esponente della Comunità Papa Giovanni XXIII è stato a lungo presente in Ucraina in questi tre mesi. "A differenza delle scorse settimane ci sono meno persone che fuggono dal Paese, il conflitto sta diventando lungo e questa è una conseguenza", spiega. "C'è poi un indurimento delle condizioni di vita, quando si dà la parola alle armi, alla violenza vuol dire togliere voce ad ogni altra forma di dialogo e confronto che non sia quello fisico". 

Cosa resta di questa esperienza? Per Capannini è stato molto bello "notare come, nell'essere qui insieme, si ammetta in fondo che l'uomo non sa come gestire la guerra. Sa iniziarla, ma non certo come finirla e questo vale anche per le altre guerre, penso alla Siria o allo Yemen, dove si cominica qualcosa pensando di avere una soluzione e ci ritrova in una situazione ingestibile. La guerra non risolve le questioni". Infine una storia, da condividere: "Nel cuore - racconta - porto il volto di una donna, di una mamma. La sua anima divista a metà. Madre di cinque figli, mi diceva del figlio che è andato a combattere, definendolo un onore. In quell'istante è scoppiata a piangere. La mamma che da una parte pensa che è giusto difendere il Paese, rispondere a un'aggressione, ma dall'altro si rende conto che la vita del figlio non vale così poco, il suo valore è immenso. Questo mi è rimasto dentro". 

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26 maggio 2022, 12:19