Madre Francesca Rubatto, la prima santa dell'Uruguay
Adriana Masotti e Sebastian Sanson - Città del Vaticano
“L'esistenza di madre Francesca Rubatto, che ho avuto la gioia di proclamare Beata il 10 ottobre 1993, è fondata su due grandi pilastri: l'amore ardente per Dio, percepito come 'sommo bene', e l'instancabile servizio ai fratelli, specialmente a quelli più bisognosi e abbandonati”. A pronunciare queste parole è , con le suore cappuccine di madre Rubatto al termine del loro Capitolo generale. Giovanni Paolo II diceva ancora: “Sotto la guida di illuminati maestri di spirito, la vostra Madre seguì l'esempio di san Francesco e di santa Chiara, per essere nella Chiesa e nella società un segno umile ma eloquente del Vangelo vissuto sine glossa", cioè alla lettera.
Servire i fratelli senza riserve e senza confini
Anna Maria Rubatto nasce a Carmagnola (To) il 14 febbraio 1844. Per anni si dedica a Torino, come volontaria, all’assistenza dei poveri, alla visita degli ammalati nell’ospedale Cottolengo, all’attività nell’Oratorio di don Bosco e per la confraternita delle Dame di carità di S. Vincenzo. Nel 1884 un episodio, apparentemente casuale, cambia la sua vita. Anna Maria ha 40 anni. Durante un soggiorno a Lono, in Liguria, passando vicino ad un cantiere, si trova a soccorre un giovane manovale, ferito alla testa da una pietra caduta dall’impalcatura. Il suo gesto di cura non passa inosservato: un padre cappuccino che da tempo pensava ad una Comunità religiosa femminile che si dedicasse all’assistenza dei malati e dei poveri in quella città, la invita a farne parte, anzi a divenirne la guida. Accetta e il 23 gennaio 1885 prende l’abito religioso delle Terziarie Cappuccine scegliendo il nome di suor Maria Francesca di Gesù. In poco tempo, sotto il suo impulso, le religiose si diffondono in Italia e poi in America Latina, in particolare in Uruguay, Argentina e Brasile. Qui, nella missione di San Giuseppe della Provvidenza, fondata dai Cappuccini lombardi ad Alto Alegre, il 13 marzo 1901 sette di loro vengono uccise per mano di un gruppo di indigeni armati. “Servire i fratelli senza riserve e senza confini: ecco che cosa spinse la beata Francesca Rubatto ad aprire il proprio cuore e la vita dell'Istituto alla dimensione missionaria", diceva ancora san Giovanni Paolo II durante l’udienza del 2002, lo stesso spirito che animava quelle consorelle che così testimoniarono la fedeltà a Cristo e la donazione al prossimo.
Calloni: il coraggio di andare dove la Provvidenza chiama
Madre Francesca Rubatto muore a Montevideo, in Uruguay, il 6 agosto 1904 e, assecondando la sua volontà, lì viene sepolta. Il 10 ottobre 1993 Papa Wojtyla ne celebra la beatificazione. Nel febbraio 2020 Papa Francesco riconosce la sua santità in seguito alla guarigione miracolosa, grazie alla sua intercessione, di un giovane di Montevideo avvenuta nell’aprile 2000. Il giovane era stato investito riportando un trauma cranico con emorragia e coma grave. Come san Francesco d’Assisi, madre Rubatto ha incontrato Cristo nei poveri e sofferenti, di lei è stato scritto che "diede al francescanesimo una versione femminile moderna" e ancora che in lei "si cela una figura tra le più grandi del francescanesimo femminile di oggi". Ai microfoni di Pope, padre Carlo Calloni O.F.M. cappuccino, postulatore della causa di canonizzazione, descrive la figura e la missione di madre Francesca Rubatto:
Padre Calloni, ci fa un ritratto della nuova santa, la prima dell'Uruguay?
Credo che possiamo definire madre Francesca di Gesù una donna che ha saputo essere disponibile alla chiamata di Gesù, al soffio dello Spirito. E noi sappiamo che lei aveva già 40 anni quando le viene proposto di essere la responsabile di un'Opera che stava sorgendo a Lono, allora diocesi di Genova. In un modo molto strano possiamo dire, secondo il nostro pensare umano, a seguito della caduta di una pietra da un'impalcatura, lei si trova a soccorrere il muratore rimasto ferito e a seguito di questo, il padre cappuccino Angelico da Sestri Ponente la chiama a diventare direttrice di quest'Opera. La sua era una vita ormai abbastanza sistemata, eppure è disponibile e accoglie questo invito. Dopo essersi confrontata con il direttore spirituale e anche con san Giovanni Bosco accetta a 40 anni di assumersi la responsabilità di questa nuova Opera e immediatamente risponde ai bisogni della gente. Scriverà alle sue suore: voi dovete essere missionarie del popolo minuto, cioè del popolo piccolo, dovete stare insieme al popolo che non conta niente davanti ai potenti e al mondo. Ecco, la sua disponibilità le fa rispondere sempre e comunque di sì a tutta la realtà che le veniva incontro, ai bisogni della gente e, in quel momento, il primo bisogno della gente era quello di essere accompagnata. Lei dal porto di Genova vedeva partire queste grandi navi con tanti uomini, soprattutto, che andavano verso l'America del Sud, l'Uruguay, l'Argentina. Lei decide di seguire queste persone, mette le sue suore a servizio di questi emigranti che andavano a trovare fortuna dall'altra parte del mondo, una disponibilità che sconvolge oggi. Madre Francesca Rubatto non scrive tante cose, non ha lasciato scritti teologici, ma alle suore diceva sempre di essere le suore del popolo.
Quale secondo lei l'attualità del messaggio di madre Rubatto? Che cosa può insegnare ai cristiani cattolici di oggi?
La disponibilità, l'essere disponibili a quanto la realtà ti chiama. Ancora un segno di questa sua disponibilità: il ministro generale dei Cappuccini aveva aperto da poco una missione nel nord-est del Brasile e lui invita le suore ad andare in questo luogo, Alto Alegre, per dirigere una scuola per le bambine. Diciotto mesi dopo che le religiose erano arrivate là - lei stesse le aveva accompagnate - vengono uccise 7 suore, 4 frati e 270 indigeni che facevano parte di questa colonia di San Giuseppe della Provvidenza e la sua disponibilità ancora una volta non si ferma. Non è che, a un certo punto dice basta, le mie suore non ci sono più. Rimangono ancora e portano frutti abbondanti. Quindi non bisogna temere e bisogna avere il coraggio di andare dove la Provvidenza ci chiama: questo credo che sia il grande messaggio che madre Rubatto lascia, una disponibilità che arriva fino a questa eroicità di dare le proprie figlie in questo modo. Madre Francesca non si stanca mai di visitare le sue suore in missione, l'ultimo viaggio che lei farà, doveva durare poco più di un mese, dura invece 2 anni, si ferma in Uruguay e in Uruguay muore e in quel Paese rimane come pietra miliare per quella Chiesa che la fa fiorire come una santa, come colei che ha dato tutta la vita. E dietro di lei tante suore, ma possiamo dire anche tanti cristiani,che la seguono e sono capaci di dare testimonianza anche in terre che sono difficoltose perchè spesso non accolgono subito il messaggio cristiano.
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