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Ucraina: Orionini al fianco dei disabili, 500 portati in Italia

Bimbi ciechi e autistici gravemente malati e provenienti dai rifugi antiaerei di Kiev sono accolti con un lavoro silenzioso e costante dai missionari di don Orione attivi a Leopoli che li preparano per il trasferimento in Italia. Tra loro, padre Montanari che ai nostri microfoni racconta le preoccupazioni per i minori non accompagnati e per le famiglie bloccate nel Donbass. In tanti - spiega- desiderano tornare nel loro Paese

Luca Collodi – Leopoli

Non si ferma lo sforzo della Chiesa ucraina e delle congregazioni cattoliche di tutto il mondo per l’accoglienza e la tutela dei rifugiati ucraini colpiti dal conflitto. A Leopoli l’Opera Don Orione ha rivolto il suo impegno soprattutto nei confronti delle persone afflitte da fragilità. Cinquecento, tra cui  mamme, bambini e numerosi disabili, provenienti da diverse parti dell’Ucraina, sono stati ospitati dai missionari e poi trasferiti in Italia in strutture della congregazione dei Figli della Divina Providenza. Padre Egidio Montanari, orionino da 20 anni in Ucraina, ora volge il suo sguardo a quanti sono bloccati nelle città più coinvolte nel conflitto, ma anche alle famiglie che chiedono di tornare a vivere nella loro patria.

Ascolta l'intervista a padre Montanari

Padre Montanari, dalla Casa degli orionini di Leopoli sono transitate circa 500 persone, può raccontarci come si è sviluppato questo impegno?

Si è trattato di trovare soluzioni di accoglienza soprattutto per mamme, bambini e diversamente abili, in particolare ciechi e bambini autistici, quest’ultimi sono stati mandati all’ospedale Burlo di Trieste. La maggior parte di queste persone sono state accolte in strutture dell’opera di Don Orione e in famiglie italiane.

Molti i bambini autistici…

Sì, abbiamo risposta alla richiesta di aiuto di un’associazione di Kiev che segue bambini autistici che sono stati molti giorni nei rifugi antiaerei. Una persona che ha raggiunto Leopoli ci ha raccontato la loro storia e abbiamo deciso di farli arrivare qui per poi farli ospitare dall’ospedale di Trieste.

Ci sono ancora richieste di ucraini che vogliono uscire dal Paese?

Noi orionini non stiamo più ricevendo richieste di questo tipo, perché già in molti sono scappati dal Paese o si sono riversati nella parte occidentale dell’Ucraina. Il conflitto è attualmente è tutto nell’Est e nelle regioni del Donbass dove le persone non riescono ad uscire per via dei corridoi umanitari bloccati, sempre in quelle aree ci sono città che ormai sono completamente distrutte, dove non c’è più nessuno.

Le autorità ucraine esprimono grande preoccupazione per i bambini che escono dal Paese, perché?

La preoccupazione è legittima perché ci sono bambini che non si sa dove vanno a finire. Ho sentito di minori che entrano in giri pericolosi di criminalità e prostituzione. Io non ho esperienza di questo tipo perché i bambini mandati in Italia erano tutti accompagnati dalle loro mamme.

Vi state ponendo il problema del rientro?

Si, è un problema che ci stiamo ponendo. Quando il conflitto terminerà bisognerà far tornare le persone portate in Italia, quando la situazione sarà più calma ci porremo questo problema. Qualcuno sta già tornando in Ucraina, ad esempio alcune famiglie che abbiamo ospitato a Tortona hanno espresso la volontà di tornare, io ho cominciato ad organizzare il ritorno ma ci hanno ripensato.

Come sono state accolte in Ucraina le parole del Papa sulla pace e il dialogo?

Purtroppo le parole del Papa non hanno trovato ancora riscontro nella realtà. La prospettiva del Pontefice è molto ampia, che va al di là del conflitto ed è la vera soluzione del conflitto. Se i negoziati non hanno la prospettiva della pace ovviamente si bloccano. Siamo rattristati perché il mondo pensa ancora in termini di guerra. Questa guerra è una cosa insensata che parte da un’inconsapevolezza, quando penso a questa situazione mi vengono in mente le parole di Gesù sulla croce: “Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno”.

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29 aprile 2022, 12:12