Preghiera e riflessione contro la tratta, “una ferita profonda”
Benedetta Capelli – Città del Vaticano
Le luci della strada, quella dei fari delle auto che si fermano, accanto alle luci spente del sogno di tante ragazze, partite con la speranza nel cuore e ora costrette all’inferno. Su di loro Papa Francesco ha posato lo sguardo domenica scorsa all’ per ricordare l’odierna Giornata mondiale di preghiera e riflessione contro la tratta di persone. “Una ferita profonda, - ha detto - inferta dalla ricerca vergognosa di interessi economici senza alcun rispetto per la persona umana”.
Tante ragazze – le vediamo sulle strade – che non sono libere, sono schiave dei trafficanti, che le mandano a lavorare e, se non portano i soldi, le picchiano. Oggi succede questo nelle nostre città.
La Giornata cade nella memoria di santa Giuseppina Bakhita, simbolo universale dell'impegno della Chiesa contro la tratta, nata nel 1869 in un villaggio del Darfur, nel Sud Sudan, schiava già a 9 anni. Il suo nome “Bakhita”, imposto dai mercanti di schiavi, vuol dire “fortunata” ma è uno schiaffo alla sua dignità. Da quel buco nero fatto di violenza e oltraggio, Bakhita ne esce con l’aiuto di Dio che conosce e incontra in Italia. Diventa suora canossiana e, dopo la morte, la sua storia di liberazione è segno di speranza per tutti.
La fragilità della condizione femminile
Quest’anno il tema dell’ottava Giornata è “La forza della cura. Donne, economia e tratta di persone”. Stando ai dati Onu, le bambine e le donne rappresentano il 72 per cento delle vittime della tratta. I due terzi degli analfabeti del mondo sono donne; il tasso di partecipazione alla forza lavoro, tra i 25 e i 54 anni, è pari al 90 per cento per gli uomini e poco meno di due terzi per le donne. Il 30 per cento delle giovani donne non studia, non lavora, non segue corsi di formazione. A pesare la pandemia che ha aumentato esponenzialmente il business della tratta, le condizioni di vulnerabilità per le persone più a rischio e le disuguaglianze tra uomini e donne.
Uniti in preghiera in un giro del mondo
A partire dalle 9 fino alle 17 prenderà il via online sul sito una maratona di preghiera che prenderà il via dall'Oceania, l'Asia e il Medio Oriente, per poi passare in Africa, Europa, Sud America e concludersi con il Nord America. Sarà trasmessa in diretta streaming in cinque lingue: francese, inglese, italiano, portoghese, spagnolo. Si susseguiranno testimonianze di religiose e consacrati, ma anche sopravvissute, attivisti, volontari, economiste, imprenditrici da più di 30 Paesi del mondo. L’iniziativa è promossa dalla rete internazionale anti-tratta Talitha Kum, dalle Unioni Internazionali delle Superiore e dei Superiori Generali, in partenariato con la Sezione Migranti e Rifugiati del Dicastero per il Servizio allo Sviluppo Umano Integrale, Caritas Internationalis, l'Unione Mondiale delle Organizzazioni Femminili Cattoliche, il Movimento dei Focolari, il Jesuit Refugee Service e tante altre organizzazioni in tutto il mondo.
Un’ondata di solidarietà
Accompagnare e proteggere le vittime della tratta “spesso invisibili, ma che sono tra le più vulnerabili”. È la raccomandazione del segretario generale di Caritas Internationalis, Aloysius John, in occasione di questa Giornata nella quale invita ad azioni concrete per contrastare il fenomeno, esortando i governi a tutelare le vittime e a stabilire piani nazionali anti-tratta. Una piaga che coinvolge “uomini, donne e bambini costretti a svolgere lavori forzati o pericolosi, oppure sfruttati sessualmente. Alcuni di loro – afferma il segretario di Caritas Internationalis - vengono presi con la forza, altri vengono inizialmente ingannati, ma tutti sperimentano condizioni terribili”. L’appello è di fermare la tratta affrontando le cause profonde che costringono le persone a fuggire e le espongono al rischio di essere sfruttate: povertà estrema, dovuta anche ai cambiamenti climatici e al degrado ambientale, conflitti e violenze. Lavorare – è l’altra indicazione - anche per “un'economia inclusiva che permetta alle persone di vivere con dignità nei propri Paesi”.
La pandemia, alleata della tratta
Alla maratona di preghiera prenderà parte anche la Comunità Papa Giovanni XXIII, alle 14 è prevista la testimonianza di una famiglia da Malmö, in Svezia. In questi mesi la Comunità fondata da don Oreste Benzi ha avviato tre nuovi progetti a Modena, Savona, Rimini per incontrare le vittime della tratta. Durante la pandemia – spiegano – la prostituzione ha cambiato volto diventando sempre più invisibile, spostandosi negli appartamenti, nei centri benessere, nei centri massaggi. “Nonostante il Covid abbiamo continuato ad accogliere vittime di tratta a scopo sessuale, lavorativo o accattonaggio – spiega Giovanni Paolo Ramonda, presidente della Comunità Papa Giovanni XXIII –. Nel 2021 abbiamo aiutato 100 persone, principalmente donne tra i 24 e i 27 anni; numerose sono accolte nelle nostre case famiglia a causa delle ferite indelebili che i trafficanti ed i clienti le hanno lasciato. Molte di esse hanno sviluppato patologie psichiatriche invalidanti. Inoltre continuiamo a sostenere molte donne nel loro percorso verso l’autonomia, in particolari le madri”.
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