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La Basilica del Santo Sepolcro a Gerusalemme La Basilica del Santo Sepolcro a Gerusalemme

Appello da Gerusalemme: tutelare la presenza cristiana, sempre più minacciata

I Patriarchi e i capi delle Chiese della Città Santa chiedono alle autorità politiche di Israele, Palestina e Giordania di affrontare i gruppi radicali che sono un pericolo per la comunità cristiana locale e di salvaguardare l'integrità del quartiere cristiano

Isabella Piro – Città del Vaticano

Aggressioni “fisiche e verbali” contro i sacerdoti; attacchi alle chiese; atti di vandalismo e profanazione contro i luoghi sacri; intimidazioni continue alla libertà di culto: sono innumerevoli gli episodi di violenza contro i cristiani perpetrati da “frange di gruppi radicali in tutta la Terra Santa”. La denuncia arriva dai Patriarchi e dai capi delle Chiese di Gerusalemme che, in una nota, sottolineano come questa grave situazione vada avanti dal 2012, finendo per rappresentare “un tentativo sistematico di cacciare la comunità cristiana” da tutta la regione, nonostante essa sia “una parte integrante dell'arazzo della comunità locale”.

Frenare i gruppi radicali che intimidiscono i cristiani

I rappresentanti religiosi esprimono, inoltre, la loro “grave preoccupazione” di fronte “all'incapacità dei politici locali, dei funzionari e delle forze dell'ordine di frenare le attività dei gruppi radicali che regolarmente intimidiscono i cristiani locali, aggrediscono il clero e dissacrano i luoghi santi e le proprietà della Chiesa”. Non solo: la nota congiunta sottolinea che gli esponenti radicali “continuare ad acquisire proprietà strategiche nel quartiere dei cristiani, con l’obiettivo di diminuire drammaticamente la loro presenza”, spesso usando “accordi sottobanco e tattiche intimidatorie per sfrattare i residenti dalle loro case e interrompendo ulteriormente le storiche vie di pellegrinaggio tra Betlemme e Gerusalemme”.

Il pellegrinaggio è un diritto dei cristiani

Ma “il pellegrinaggio è un diritto di tutti i cristiani nel mondo – sottolineano i Patriarchi e capi delle Chiese di Gerusalemme – e porta grandi benefici all'economia e alla società di Israele”. Come evidenziato da un recente rapporto dell'Università di Birmingham, infatti, “il pellegrinaggio e il turismo cristiano contribuiscono all'economia israeliana per 3 miliardi di dollari”. La questione è particolarmente attuale: fino al 22 dicembre, infatti, il governo israeliano ha stabilito il divieto di ingresso nel Paese, per arginare la diffusione della pandemia da Covid-19, in particolare della variante Omicron. Ma ciò impedisce anche l’arrivo dei pellegrini. Non solo: la comunità cristiana locale, “anche se piccola e numericamente in calo”, fornisce “una quantità sproporzionata di servizi educativi, sanitari e umanitari nelle comunità di Israele, Palestina e Giordania”.

Nessuno deve vivere sotto minaccia o intimidazione

In accordo, dunque, con “l'impegno dichiarato di proteggere la libertà religiosa da parte delle autorità politiche locali di Israele, Palestina e Giordania”, i rappresentanti religiosi chiedono “un dialogo urgente” con due obiettivi: affrontare le sfide presentate dai gruppi radicali a Gerusalemme sia alla comunità cristiana che allo stato di diritto, in modo da garantire che “nessun cittadino o istituzione debba vivere sotto la minaccia di violenza o intimidazione”; ed iniziare un confronto sulla creazione di “una speciale zona culturale e patrimoniale cristiana per salvaguardare l'integrità del quartiere cristiano nella Città Vecchia di Gerusalemme”. In tal modo, conclude la nota, si potrà preservare “il suo carattere unico e il suo patrimonio”, in favore “della comunità locale, della nostra vita nazionale e di tutto il mondo”.

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15 dicembre 2021, 11:43