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Libano, arcivescovo maronita di Beirut, monsignor Paul Abdel Sater Libano, arcivescovo maronita di Beirut, monsignor Paul Abdel Sater

Libano, il vescovo Sater: è catastrofe umanitaria, ma non perdiamo la speranza

Una serie di crisi politiche, la speculazione finanziaria, la pandemia e infine l'esplosione nel porto di Beirut, il 4 agosto 2020, hanno fatto precipitare il Paese in una situazione economica definita “disastrosa” dall'arcivescovo maronita di Beirut, monsignor Paul Abdel Sater

Pope

"È una situazione disastrosa, che non è ancora stata pienamente compresa”. I'arcivescovo Paul Abdel Sater riceve Pope nella sua casa di Beirut. Non usa mezzi termini: "La gente comune sta diventando sempre più povera. Le medicine sono sempre più costose e gli ospedali sono anche economicamente inaccessibili”. Per l'arcivescovo maronita di Beirut, si tratta di una catastrofe umanitaria che si svela giorno dopo giorno e per il momento non c'è via d'uscita. "Il governo è paralizzato a causa di diversi fattori. Dal punto di vista sociale, la gente è disperata".

Tuttavia, essere pessimisti non significa che tutto è perduto: "Come Chiesa, come cristiani, abbiamo ancora speranza contro la stessa speranza. Crediamo ancora nella bontà dell'essere umano e dei libanesi". Infatti, la catena di solidarietà è stata organizzata per aiutare e cercare di superare questo periodo difficile della storia del Paese. L'aiuto delle associazioni internazionali, religiose e non, è un grande sostegno per la popolazione e per la comunità cristiana del Libano. Secondo l'arcivescovo, questo aiuto dovrebbe essere in grado di limitare l'esodo perché il Libano deve rimanere un esempio di "pluralità religiosa e culturale".

Il Libano è un messaggio

Il Libano deve rimanere un "messaggio", continua monsignor Sater che sottolinea come, nei momenti di difficoltà, la gente tenda a ritirarsi in se stessa. Ma ciò che è importante oggi, spiega, è mantenere il dialogo tra i membri e i rappresentanti delle diverse confessioni cristiane, ma anche con la comunità musulmana. Non mancano esempi di aiuto reciproco interreligioso e interconfessionale, tra amici o vicini: "Continuano ad aiutarsi, ad amarsi, a sostenersi a vicenda. Perché per loro, la cosa importante non è il quadro generale, ma piuttosto i piccoli momenti della vita quotidiana”. È necessario anche il sostegno della comunità internazionale, continua mons. Paul Abdel Sater, insieme alla "fine degli interventi esterni, in modo che i libanesi possano respirare un po', sentirsi indipendenti e decidere come continuare a vivere insieme in questo Paese".

Monsignor Sater non si aspetta una soluzione esterna: "La soluzione, la vera soluzione per il popolo libanese, deve venire dal Libano, dal popolo libanese. Tutte le soluzioni che ci sono state presentate dall'esterno si sono rivelate disastrose per il Libano e per il futuro del Libano”.

L'intervista a monsignor Paul Abdel Sater, arcivescovo maronita di Beirut

Una chiesa vicina ai fedeli

La priorità della diocesi maronita oggi è di essere vicina ai suoi fedeli in grande difficoltà, quelli che non hanno più alcuna capacità finanziaria, i pensionati che hanno visto i loro risparmi sciogliersi come neve al sole e che non hanno altre risorse perché in Libano chi è in pensione non riceve una somma mensile, ma un'unica quantità di denaro alla fine della sua attività professionale, che deve diligentemente diluire nel resto della sua vita.

La Chiesa sostiene anche gli istituti educativi cattolici per fornire l'istruzione ai bambini delle famiglie che non possono più permettersi di pagare le rette scolastiche. Lo stesso vale per la distribuzione delle medicine, il cui prezzo è decuplicato in pochi mesi. Secondo le testimonianze raccolte a Beirut, ci vogliono dai 4 ai 5 milioni di sterline libanesi ogni mese per vivere, e il salario medio è di 1,5 milioni di sterline.

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02 dicembre 2021, 08:00