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Papa Luciani presto beato: la comunità del bellunese in festa

Il vescovo della diocesi di Belluno-Feltre, monsignor Renato Marangoni, esprime gioia per Giovanni Paolo I che ha amato tantissimo il popolo e che ha saputo farsi vicino alle esigenze delle persone semplici di quella terra veneta in cui era nato. "Il suo pensiero teologico- afferma il presule- scaturiva dalla sua pratica pastorale verso gli ultimi ed i poveri”

Federico Piana- Città del Vaticano

La notizia che Giovanni Paolo I sarà presto beatificato ha portato immensa gioia a tutto Canale d’Agordo, paese della provincia bellunese, luogo natale del "Papa del sorriso". Ma è tutta la diocesi di Belluno-Feltre che è in festa grande per uno dei suoi figli, quell'Albino Luciani per il quale Papa Francesco ieri ha autorizzato la promulgazione dei decreti che riguardano la guarigione miracolosa di una bambina brasiliana affetta da una malattia neurologica che, secondo i medici, non avrebbe dovuto lasciare scampo.

Una santità che si percepiva

“Questo nostro concittadino – afferma il vescovo, monsignor Renato Marangoni - nella sua santità esprime quel concetto di sinodalità che oggi Papa Francesco ci vuole far sperimentare”. Una sinodalità, spiega il presule, che “in Giovanni Paolo I era espressa dalla sua vita semplice, immediata e di fermezza nelle consapevolezze di fede. La sua santità è stata percepita fin dall’inizio".

Ascolta l'intervista a monsignor Renato Marangoni

La causa di beatificazione è durata molto tempo…

Devo riconoscere che 43 anni sono stati una lunga gestazione: però tutto ciò ci rassicura sul fatto che è stato intrapreso un percorso per approfondire e riscoprire al meglio la figura di Papa Luciani. E la riscoperta è sorprendente perché emerge la figura di un uomo che ha lavorato molto su sé stesso e sulla sua personalità e che ha amato tantissimo il popolo. Non ha mai nascosto nulla, utilizzando una comunicazione immediata, autentica e profonda. La nostra gente, le nostre comunità, sentono che la storia di Albino Luciani è un filo rosso che li lega.

 

Il pontificato di Papa Luciani è durato soltanto 33 giorni. Secondo lei, quali possono essere le chiavi di lettura della sua breve azione pastorale?

Giovanni Paolo I, con i suoi soli 33 giorni di pontificato, ha lanciato un segnale: c’era bisogno di rendersi conto che la Chiesa stava cambiando. E poi la velocità del suo ministero ha preparato il terreno alla straordinaria figura di Giovanni Paolo II. E’ stata la preparazione di un lampo di luce.

Ma Papa Luciani va riscoperto anche nelle sue stagioni di vita precedenti?

Sì. Certo, non sono state stagioni semplici anche a causa del contesto e delle fasi storiche. Prima vescovo di Vittorio Veneto e poi Patriarca di Venezia: è bello riscoprire che fu un pastore attento alle esigenze della gente, modus operandi che Papa Francesco, oggi, indica a tutti i sacerdoti. Papa Luciani ha mantenuto, nel tempo, una linearità che gli ha permesso di praticare vicinanza e attenzione in tutte le più piccole situazioni di vita. In particolare, le persone più semplici hanno percepito la presenza di un pastore che entrava nel loro vissuto

 

Giovanni Paolo I fu anche un colto teologo. Cosa è rimasto del suo pensiero teologico?

Rimangono due aspetti. Innanzitutto, lui è stato un uomo che ha vissuto il Concilio Vaticano II, quindi il suo pensiero attraversa questo guado dove si è cambiato un certo metodo di approfondimento della dottrina. E lui ha proseguito il cammino guardando negli occhi coloro ai quali è rivolta la dottrina della Chiesa. L’altro aspetto riguarda il fatto che il suo non è stato solo un pensiero teologico ma una pratica teologica, un ministero vissuto nella quotidianità. E’, in sostanza, una teologia che sgorga dal suo vissuto pastorale. Fu anticipatore di un metodo teologico oggi forse più diffuso.

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14 ottobre 2021, 14:06