Migranti, l’orrore alla frontiera Usa-Messico: in migliaia in condizioni disumane
Francesca Sabatinelli – Città del Vaticano
Le voci corrono, seguite dai migranti che premono alle frontiere nord e sud del Messico con gli Stati Uniti: è sufficiente infatti mormorare che ‘Biden apre’ per vedere una folla di migliaia di persone riversarsi lungo i valichi, fino a creare agglomerati infernali e disumani, come quello degli ultimi giorni, al confine del Messico col Texas, sul Rio Grande, tra Del Rio e Ciudad Acuna. E' qui che sono bloccate oltre 14mila persone, tra loro molti haitiani in una situazione di drammatico abbandono, in condizioni igieniche inadeguate e con l’altissimo rischio di contrarre il Covid. Una delle tante denunce arriva da Medici senza frontiere ( Msf), che parla di “sovraffollamento e di mancato accesso ai servizi sociali e sanitari per i migranti, a causa di politiche di asilo fallimentari e deportazioni di massa dagli Stati Uniti”. Pochi giorni fa, Msf ha inviato un team di emergenza a Tapachula, sul confine meridionale del Messico col Guatemala, dove vivono “ammassati circa 40.000 migranti, senza accesso a una sistemazione, a servizi di base o opportunità lavorative”. Tra loro tante donne e bambini provenienti da Honduras, Guatemala, El Salvador, Venezuela, Haiti e Cuba, molti dei quali ora trasferiti al nord, alla frontiera con gli Usa.
Frustate contro i migranti
“Né il governo messicano, né quello statunitense – spiega l'ong Medici senza frontiere – stanno fornendo supporto adeguato, nonostante siano proprio le loro politiche la causa delle condizioni di vulnerabilità in cui vivono queste persone impossibilitate a chiedere asilo”. Nelle ultime ore, come se non fosse già abbastanza, i media statunitensi avrebbero anche diffuso immagini in cui agenti della polizia di frontiera utilizzerebbero la frusta contro i migranti al confine col Messico, laddove sono evidenti i contorni di una vera e propria crisi umanitaria. “Orribile da vedersi”, è stato il commento della Casa Bianca attraverso la portavoce Jen Psaki.
L’impegno del Centro Madre Assunta
Queste persone vogliono tutte uscire, perché cercano qualcosa di meglio per la loro vita, perché devono fuggire dal loro Paese, e non per scappare solo alla povertà, ma anche dal crimine organizzato. A raccontarlo è suor Albertina Pauletti, scalabriniana, impegnata della missione di Tijuana, in Messico, al confine con gli Stati Uniti, nel Centro Madre Assunta, E’ lei a spiegare che a seconda delle voci, i migranti si spostano da una frontiera all’altra, spinti dai “malintenzionati”, come li definisce lei, “che usano i migranti per far forza su Biden, perché apra le frontiere, ma sempre usando la carne umana, la carne delle persone che cercano qualcosa di meglio per sé e per la propria famiglia”. A Tijuana, al confine con la California, le scalabriniane affrontano gli stessi problemi che ci sono più a sud, come a Del Rio e Ciudad Acuna, e cioè le conseguenze dell’azione di trafficanti, estorsori, rapitori di chi, ad esempio, non riesce a pagare per il passaggio del confine, finendo così sequestrato in attesa che chi è dall’altra parte, negli Stati Uniti, che sia un familiare o un conoscente, non invii il denaro. Questa è, commenta la religiosa, “una corruzione infernale”.
I pericoli per le donne migranti
Il Centro Madre Assunta accoglie donne sole e con figli minori che sono migranti, rifugiati, in transito o in attesa di asilo negli Usa e offre loro assistenza umanitaria, giuridica, spirituale, oltre che assistenza psicologica, educativa e sanitaria. Le missionarie scalabriniane, seguono l’esempio della loro cofondatrice, madre Assunta Marchetti, che operò a sostegno dei migranti del Sud America. “In questo momento la maggioranza dei nostri ospiti sono donne, con bambini, addirittura fino a cinque figli. Per loro le situazioni di pericolo nascono nel momento in cui “arrivano donne fuggite da situazioni di violenza o dai loro compagni che appartengono al crimine organizzato e che, spesso, mandano qualcuno a cercarle. Abbiamo avuto dei casi in cui siamo dovute ricorrere alle forze dell’ordine per difendere il Centro. Un compagno, un marito, legato al crimine organizzato, questo sì è un pericolo per loro, per noi e per l’istituzione”.
La disumanità di Titolo 42
A pesare sul destino dei migranti c’è soprattutto Titolo 42, nel mirino anche delle organizzazioni a difesa dei diritti umani. Si tratta di un ordine introdotto nel 2020 da Trump durante la pandemia, che consente di espellere rapidamente i migranti per questioni di salute pubblica. L’appello di suor Albertina è ai governi, quando chiede con vigore che non si giochi “con le persone, con i sentimenti e con quello che le persone cercano”. “Si parla di leggi migratorie, del controllo della migrazione – conclude la religiosa – ma non si deve giocare con le persone, perché giocare con una persona significa giocare con una famiglia e con una comunità, significa fare un brutto scherzo alle persone, perché loro credono nell'autorità, ancora ci credono, ecco perché si mettono in movimento. Chiediamo che almeno non si prometta ciò che non si può mantenere”.
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