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Padre Roger con alcuni ragazzi Padre Roger con alcuni ragazzi 

Sedici anni fa l'uccisione di frère Roger. Da Taizé: non abbiamo paura di accogliere

Per mano di una squilibrata, il fondatore della Comunità ecumenica in Francia veniva colpito a morte. Come restare saldi nello spirito di accoglienza e di incontro quando ancora un altro religioso, padre Olivier Maire, è rimasto vittima nei giorni scorsi di un simile delitto? La testimonianza di frère Marek: resta la fiducia, quella che Dio stesso ripone nell'uomo

Gabriella Ceraso e Antonella Palermo - Città del Vaticano 

Era il 16 agosto del 2005. Il fondatore e priore della Comunità di Taizé, frère Roger Schutz, di 90 anni, veniva ferito a morte con un coltello da una squilibrata. Il fatto avveniva durante la preghiera dei vespri nella Chiesa della Riconciliazione afferente alla comunità, alla presenza di oltre 2.500 giovani che partecipavano al rito. Oggi  a 16 anni di distanza si rinnova il dolore per la scomparsa di colui che da più parti è stato definito profeta di unità e pace. 

Ricordare Roger attraverso i suoi primi compagni

"Ricorderemo i suoi primi compagni con cui ha cominciato la vita comune", così uno dei membri della Comunità, fr. Marek, spiega il modo con cui vivono questo anniversario. "Roger rimane un riferimento fondamentale per la nostra vita. Il suo successore spesso ci rammenta ciò che all'inizio della Comunità era importante. Durante il difficile periodo di confinamento, nella scorsa primavera, abbiamo meditato la regola che lui scrisse per la Comunità". Ecco cosa vuol dire incarnare lo spirito delle origini, farle proprie ogni giorno, tornare a vivere la bellezza di una utopia che si faceva strada e attraeva anime in cerca di Dio, di condivisione del Vangelo, di fraternità. Tornare a quella intuizione a cui nel tempo hanno aderito migliaia di giovani e meno giovani, desiderosi di incontro autentico, di gioia cristiana, senza filtri, senza barriere, senza etichette. 

Ascolta l'intervista a Fr. Marek

Tragiche similitudini: l'uccisione di padre Olivier Maire

L'anniversario della tragica morte di padre Schutz cade quest'anno a pochi giorni di distanza da un altro assassinio: quello di padre Olivier Maire, il superiore provinciale della Congregazione dei Missionari monfortani, ucciso il 9 agosto scorso, a Saint-Laurent-sur-Sèvre, in Vandea. Siamo ancora una volta in Francia, ancora una volta l'artefice del delitto è una persone con disturbi psichici, un uomo posto sotto sorveglianza per l’incendio di un anno fa della cattedrale di Nantes, a cui la Comunità aveva dato ospitalità. Verrebbe da chiedersi quanto resta opportuno perseverare in un'opera di accoglienza che pure costituisce da sempre il fiore all'occhiello della Comunità di Taizé, ciò che contraddistingue lo stile di vita di chi abita lì, il tratto in comune con la stessa spiritualità del religioso Maire.

'Rischiare' nell'accoglienza, perseverando nella fiducia

"Anche la fiducia è importante. Questo ci ha insegnato fr. Roger. Fiducia non basata sulla nostra certezza o efficienza ma basata su quella che Dio ripone nell'uomo", precisa fr. Marek ricordando quanto fr. Roger fosse molto forte. "Dio ha fiducia nell'uomo e allora possiamo rischiare nell'accoglienza", così la sintesi di un atteggiamento scelto e che continuerà, pur mettendo in conto i pericoli, stando alle cronache. "Noi abbiamo sempre accolto i migranti, i profughi. Questa esperienza ci ha insegnato che la stragrande parte delle persone cerca semplicemente una vita normale, la pace, una situazione che permetta di sviluppare le proprie attese, i desideri. E allora da qui, proprio da qui, siamo messi nella condizione di affrontare anche situazioni come quella del padre Olivier che è stato ucciso pochi giorni fa", racconta Marek. "Non abbiamo paura di accogliere. Cerchiamo di essere attenti a tutto ma il Vangelo ci dice: non abbiate paura, io sono con voi".

La speranza di ritrovarsi a Torino per l'incontro europeo

Il tradizionale incontro europeo della Comunità di Taizé, che era stato annunciato a Wroclaw alla fine del 2019 e rinviato di un anno a causa della pandemia, si svolgerà nella città prescelta di Torino da martedì 28 dicembre 2021 a sabato 1 gennaio 2022. Sul sito della Comunità si precisa che, data la situazione sanitaria non ancora chiara, le modalità esatte dell’incontro non possono ancora essere specificate. Per quanto possibile, i giovani partecipanti saranno ospitati in famiglie o in luoghi collettivi (oratori e scuole). Le preghiere di mezzogiorno si terranno nelle chiese del centro città e quelle della sera nella fiera di Lingotto. Il programma del mattino si svolgerà nelle parrocchie e nel pomeriggio ci saranno laboratori in vari luoghi della città. Alcuni eventi - si aggiunge - saranno trasmessi in streaming e i dettagli più completi saranno comunicati dopo l’estate. "Sono già quasi due anni che ci prepariamo. Siamo in contatto con la diocesi. Speriamo che quest'anno i giovani potranno venire, non sappiamo ancora quanti. Speriamo di vederci, di pregare insieme, di cercare vie nuove per annunciare il Vangelo e vivere come una vera famiglia umana", conclude Fr. Marek.

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16 agosto 2021, 07:50