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Tempo del Creato: una casa per tutti, sull’esempio di padre Dall’Oglio

Dal primo settembre al 4 ottobre è Tempo del Creato, tradizionale momento ecumenico di risanamento e speranza. Cecilia Dall’Oglio, del Comitato direttivo mondiale, parla a Pope dell’edizione di quest’anno e del legame con l’esperienza di dialogo del fratello Paolo, il gesuita scomparso in Siria dal 2013. Le testimonianze anche di Christina Leaño, co-fondatrice del Movimento Laudato si’, e Barbara Battilana, presidente Agesci

Giada Aquilino - Città del Vaticano

Ospitalità come missione di dialogo, come impegno a costruire un riparo per l’altro, “per fare la nostra parte ora e farla insieme”. Cecilia Dall’Oglio, direttrice associata dei programmi europei del , riassume così il senso del , momento di risanamento e speranza a cui partecipano annualmente i cristiani di tutte le confessioni: richiama alla mente l’esperienza di vita e di fede di suo fratello, padre Paolo Dall’Oglio, di cui non si hanno più notizie dal 2013, e l’impegno del gesuita per rifondare e dare nuovo impulso al monastero di Mar Musa in Siria.

Il video del Tempo del Creato

Tema e simbolo, un pensiero per padre Paolo

Dal 1° settembre, Giornata mondiale di preghiera per la cura del creato, e fino al 4 ottobre, festa di San Francesco d’Assisi, i fedeli di tutto il mondo si mobilitano per rinnovare la relazione con il Creatore e tutto il creato attraverso la celebrazione, la conversione e l’impegno concreto. Il è: "Una casa per tutti? Rinnovare l'oikos di Dio”, spiega la rappresentante del Comitato direttivo mondiale ecumenico del Tempo del Creato, che indica pure nella Tenda di Abramo il simbolo cardine di tutti gli appuntamenti. “Penso che padre Paolo, mio fratello, sarebbe veramente molto contento di vedere montate in tutte le comunità del mondo, nei luoghi simbolici di tutti i continenti, tante Tende di Abramo, tante dichiarazioni di impegno da parte dei cristiani di tutto il mondo a costruire una casa per tutti, a rinnovare l’oikos di Dio, perché l'ospitalità, che è il carisma, uno dei pilastri della comunità di Mar Musa, possa essere per tutti noi una linea in cui muoverci: ospitalità è anche fare spazio, stringere altre mani”.

Il padre gesuita Paolo Dall’Oglio
Il padre gesuita Paolo Dall’Oglio

Nella sua ultima intervista in arabo, ricorda Cecilia Dall’Oglio, “padre Paolo disse che ‘quello che non facciamo ora, ci vorrà poi molto tempo per farlo’: sento - aggiunge la sorella - questa richiesta di essere audaci ora, di non fermarci al ‘si è sempre fatto così’. Questo Tempo del Creato è veramente l'occasione più grande per dare tale testimonianza. In questo sento chiaramente la vicinanza di mio fratello, che non ha voluto perdere quel momento opportuno fino al dono totale di sé”.

Come San Francesco

Soffermandosi sulla domanda “Una casa per tutti?” del tema centrale, Cecilia Dall’Oglio sottolinea come sia urgente “iniziare un processo di conversione ecologica”: è necessario, spiega, che “le nostre comunità si fermino a riflettere, che preghino il Signore affinché dia loro il dono della saggezza, della ragione, del discernimento per capire se davvero come comunità stiano costruendo una casa per tutti”. “’Rinnovare l’oikos di Dio’ deriva dal prendere coscienza - aggiunge - che la terra è del Signore, così come tutto ciò che è in essa. Questa terra, questa casa comune, come Papa Francesco la chiama nella , questo oikos è fatto di relazioni: sappiamo che il Creatore ha dato all'uomo una vocazione speciale a custodire, a prendersi cura della sua casa, quindi siamo chiamati insieme a sostenere giusti rapporti ecologici, sociali, economici, politici”.

Cecilia Dall’Oglio con i giovani di Agesci
Cecilia Dall’Oglio con i giovani di Agesci

Fino al 4 ottobre, il Tempo del Creato sarà “un'occasione da non perdere per - ribadisce - riparare questa casa, come fu chiamato a farlo San Francesco. La pandemia, che in questo momento non sta colpendo i popoli nello stesso modo, sta facendo emergere diseguaglianze ancora più forti, ci ha mostrato nuovamente come questa casa, la nostra, sia in rovina”. Lo ha ricordato ancora una volta Papa Francesco, all’ di domenica scorsa, sottolineando come il grido della Terra e il grido dei poveri stiano «diventando sempre più gravi e allarmanti», come già evidenziato nell’enciclica Laudato si’ del 2015, e richiedano «un’azione decisiva e urgente per trasformare questa crisi in una opportunità». Urge dunque quella che i vescovi italiani - nel Messaggio per la 16ª Giornata nazionale per la Custodia del Creato, sempre domani - definiscono “una transizione che trasformi in profondità la nostra forma di vita”.

Il Tempo del Creato incoraggia a rinnovare la relazione con Dio e tutto ciò che ci circonda
Il Tempo del Creato incoraggia a rinnovare la relazione con Dio e tutto ciò che ci circonda

Un impegno che accomuna i cristiani di tutto il mondo, evidenzia anche Christina Leaño, direttore associato e co-fondatrice del Movimento Laudato si’. “Negli ultimi 7 anni - dice - abbiamo lavorato a stretto contatto con i partner ecumenici, il Consiglio Mondiale delle Chiese, rappresentanti della comunione ortodossa, la Chiesa anglicana, i luterani e altri, per unirci come seguaci di Cristo nella cura del nostro pianeta”. Ne è risultata una “motivazione per una più forte collaborazione ecumenica” che si è tradotta in azioni concrete, “dai pellegrinaggi lungo i fiumi locali in Canada alle congregazioni religiose che si impegnano a ridurre il consumo di carne”, dalla partecipazione alle mobilitazioni per il clima dei giovani di tutto il mondo ai temi relativi al creato inseriti “nelle liturgie domenicali in America Latina”.

Custodi dell’opera di Dio

Nel sesto anniversario dell’enciclica Laudato si’, lo scorso 24 maggio, monsignor Bruno-Marie Duffé, già segretario del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale, in una ha invitato tutti i fedeli a promuovere il Tempo del Creato nelle parrocchie e nelle comunità locali, incoraggiando tutte le realtà ecclesiali a diffonderne lo spirito, “aiutando i fedeli a essere consapevoli che vivere la vocazione di essere custodi dell’opera di Dio è parte essenziale di un’esistenza virtuosa, non costituisce qualcosa di opzionale e nemmeno un aspetto secondario dell’esperienza cristiana”, secondo quanto espresso dal Pontefice nell’enciclica (217). Il Tempo del Creato, ha evidenziato monsignor Duffé, è inoltre “un momento fondamentale per i cattolici per alzare la voce dei più vulnerabili e mobilitarsi in loro favore in vista di due importanti vertici” dell’Onu: la Conferenza delle Nazioni Unite sulla Biodiversità (Cop15), in programma dall’11 al 24 ottobre in Cina e quella sui Cambiamenti Climatici (Cop26), a Glasgow dal 31 ottobre al 12 novembre. Il segretario del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale ha inoltre esortato tra l’altro i fedeli ad unirsi “a iniziative di mobilitazione come la petizione ‘’, chiedendo con forza un'azione coraggiosa per proteggere il creato”. L’obiettivo della petizione, aggiunge ora Cecilia Dall’Oglio, è “chiedere dei piani audaci da parte dei governi per concretizzare le promesse dell'accordo di Parigi. I nostri Animatori Laudato si’, presenti in tutto il mondo, si stanno formando per diventare petition promoter, perché in ogni evento realizzato per il Tempo del Creato si possano raccogliere le firme ed essere veramente in tanti a chiedere politiche diverse”.

Crisi e sfollati climatici

È stato Papa Francesco, nella prefazione agli , ad evidenziare come non usciremo da crisi come quelle del clima o del Covid “rinchiudendoci nell'individualismo, ma solo stando insieme, attraverso l'incontro, il dialogo e la cooperazione”. La rappresentate del Movimento Laudato si’, che ha presentato il documento in , ricorda come in esso si ponga in primo piano “l'importanza di promuovere campagne d'informazione e programmi pastorali che evidenzino la gravità della crisi climatica e degli sfollati climatici, concentrandosi sul volto umano della crisi e sulla necessità di agire con urgenza”, coniugando assistenza umanitaria, educazione alla riconciliazione, protezione dei diritti e della dignità, preghiera, liturgia, sostegno spirituale e psicologico.

I giovani di Agesci hanno piantato la loro tenda ad Assisi, di fronte la Basilica di Santa Chiara
I giovani di Agesci hanno piantato la loro tenda ad Assisi, di fronte la Basilica di Santa Chiara

La tenda

Tra le iniziative dell’edizione 2021, anche “Una tenda per tutti”, con un invito a piantare tende in luoghi simbolici. L’, l’Associazione Guide e Scouts Cattolici Italiani, lo ha fatto in Piazza Santa Chiara ad Assisi. La presidente, Barbara Battilana, ricorda che proprio lì, nella Basilica, “è custodito il Crocifisso di San Damiano, dinanzi al quale il Poverello d’Assisi stava pregando quando ricevette la richiesta del Signore di riparare la sua casa”. Per i ragazzi di Agesci, assicura, “da quel punto parte un esempio e un continuo riferimento per poter piantare delle tende ovunque e far passare il messaggio di prendersi cura della nostra casa comune, non come un'impresa singola, ma comunitaria”.

Un canto dei ragazzi dell'Agesci ad Assisi

“D’altra parte la Tenda di Abramo - le fa eco Cecilia Dall’Oglio - ci ricorda che il Signore ha posto la sua tenda in mezzo a noi. Radicati nella fede di Abramo, attraversiamo le difficoltà e sappiamo avere una visione di speranza che ci caratterizza come cristiani. La tenda - aggiunge - è aperta su tutti i lati perché accoglie, è uno spazio di dialogo ed è soltanto nel dialogo con tutti, anche con i non credenti, che possiamo con le altre fedi riuscire a costruire la casa comune. È inoltre il simbolo dell’essenzialità, della leggerezza, di un'impronta sul terreno che non lascia un segno ecologico pesante alle prossime generazioni. La tenda ci ricorda poi chi non ha un tetto sulla testa, ci ricorda i rifugiati, pensiamo ai fratelli e sorelle siriani che da 10 anni sono nei campi profughi, per esempio in Libano”, in un legame speciale che unisce il Tempo del Creato con la Giornata mondiale del migrante e del rifugiato, il 26 settembre.

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31 agosto 2021, 08:00