Padre Olivier Maire, “un martire della carità”
Alessandro De Carolis – Città del Vaticano
Vittima della sua generosità, come se fosse il difetto di uno scriteriato. Tante volte, forse troppe, negli ultimi giorni è stato descritto in questi termini padre Olivier Maire, il religioso monfortano ucciso il 9 agosto in Vandea da un uomo cui aveva dato ospitalità. Padre Olivier in realtà ha agito da cristiano, aprendo la sua porta a chi era in difficoltà. E il valore di questa testimonianza – nonostante le lacrime e il dolore per la sua scomparsa siano ancora una ferita che sanguina non solo nella Chiesa di Francia – è quello che ha destata un’eco e una impressione che continuano a propagarsi anche senza il riverbero dei media.
Anni di amicizia
“Io lo vedo come un martire della carità, un santo sacerdote”. Padre François-Marie Léthel è un teologo carmelitano molto conosciuto, professore al Teresianum. Anche in Vaticano è un volto noto per aver predicato gli esercizi spirituali della Curia romana nel 2011. Ma padre Léthel era soprattutto un amico personale di padre Olivier, avevano lavorato assieme sul dottorato riguardante San Luigi Maria di Montfort e assieme avevano condiviso come colleghi il lavoro in tanti convegni e appuntamenti spirituali.
“Lui ora è con Maria”
Alla redazione francese di Pope, padre Léthel ricorda che la prossima settimana padre Olivier, “uno dei migliori specialisti di Montfort”, avrebbe dovuto tenere una conferenza su “Maria consolatrice degli afflitti” secondo il pensiero del suo fondatore. La sua morte “invita a riscoprire questa spiritualità così attuale per la Chiesa”, sostiene il religioso carmelitano, che soggiunge: padre Olivier “adesso vive questa consolazione con Maria lassù”.
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