Canale D'Agordo ricorda Albino Luciani
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Il 26 agosto di 43 anni fa, dopo la fumata bianca dal comignolo della Cappella Sistina, suonavano a distesa le campane delle chiese di tutto il mondo per festeggiare l’elezione al Soglio pontificio del cardinale Albino Luciani, allora patriarca di Venezia, divenuto Papa per 33 giorni col nome di Giovanni Paolo I. Ieri, nella piazza del suo paese natale, a Canale d’Agordo, tra le montagne dell’Agordino, nel bellunese, come ogni anno l’anniversario è stato celebrato solennemente con la Santa Messa. A presiederla il cardinale Beniamino Stella, Prefetto emerito della Congregazione per il clero, originario della diocesi di Vittorio Veneto dove Luciani fu vescovo.Presenti l’attuale pastore di Belluno, monsignor Renato Marangoni, e un nutrito numero di sacerdoti.
Lì dove nacque e venne formato alla vita cristiana, resta sempre viva e commossa la memoria del primo Sommo Pontefice col doppio nome, riconosciuto venerabile dal 2017 e per il quale si attende adesso il riconoscimento del miracolo affinché possa compiersi il processo di beatificazione: l’elevazione alla gloria degli altari, in qualità di Santo, è sempre più vicina, mancando solo l’ultimo passo dell’iter giudiziale sulla guarigione straordinaria, per sua intercessione, di una bimba argentina, atteso per il prossimo ottobre. Anche per questo sono stati tantissimi, i fedeli che hanno voluto unirsi in preghiera, durante la celebrazione all’aperto.
“Possiamo ricordare Giovanni Paolo I non solo come un grande vescovo del passato, ma piuttosto come un riferimento spirituale per il presente, per il nostro tempo segnato dalla tragedia della pandemia e dal conseguente crollo di tante certezze, piccole e grandi, anche per noi cristiani”, ha affermato nell’omelia il cardinale Stella. “L’ultimo anno e mezzo è stato infatti per tutti una prova severa. Progetti, ambizioni, realtà consolidate sono andati spesso in frantumi, come ha ricordato lo scorso anno Papa Francesco sul sagrato di piazza San Pietro”, ha aggiunto il porporato facendo riferimento alla celebre Statio Orbis del 27 marzo 2020, entrata nella storia della Chiesa e dell’umanità.
Stella: per Luciani la fede era abbandono in Dio
Il cardinale Stella ha ricordato che per Luciani avere fede era un abbandonarsi fiduciosamente a Dio, trasformando la propria vita. “Arrendersi a Dio” significa che non sempre Egli ci viene incontro nei tempi e nei modi che desideriamo e sta a noi non lasciarci condizionare e limitare dalle nostre personali aspettative – ha sottolineato – Non conta tanto in che modo e in che contesto Dio si presenta, ma in special modo il fatto stesso che si faccia trovare, per entrare in relazione con noi e suscitare una risposta di fede: «Non si tratta solo di credere alle cose che Dio ha rivelato ma a Lui, che merita la nostra fede, che ci ha tanto amato e tanto fatto per amore nostro», ha aggiunto il cardinale riprendendo le parole pronunciate da Giovanni Paolo I in una delle udienze generali che tenne in quello che, nella lapide apposta a fianco del battistero, nella parrocchiale di Canale d’Agordo, è definito come “breve, intenso, splendido Pontificato”. Di qui la consegna ai presenti: “Celebriamo con festosa esultanza l’anniversario dell’elezione al Soglio Pontificio di Giovanni Paolo I, ma soprattutto – ha concluso il porporato – lasciamoci guidare dalle sue parole e dal suo esempio di Pastore e di testimone della fede perché nelle traversie e nelle avversità di oggi possiamo sentire più chiara la chiamata che Cristo ci rivolge a seguirlo e a rivedere le priorità della nostra vita, ravvivando in noi la fede, la speranza e la carità, per divenire ognuno un dono prezioso per la Chiesa e per il mondo, come strumenti docili nelle mani di Dio”.
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