Convegno Cei sulle terre inquinate. Bassetti: essere custodi operosi
Marco Guerra – Città del Vaticano
“Custodire le nostre terre” è il tema del convegno on line che la Cei, Caritas Italiana e i vescovi della Campania hanno promosso simbolicamente da Acerra questo sabato mattina.
Il programma del convegno
L’evento ha lo scopo di verificare lo stato di accoglienza e comprensione dell’Enciclica Laudato si’ a sei anni dalla sua pubblicazione, per riflettere insieme sull’impatto della mancata cura del creato sulla salute della popolazione, sull’ambiente e sulle dinamiche sociali e lavorative. Le testimonianze video che arricchiscono l’iniziativa prevedono un bilancio teologico-pastorale sulla ricezione dell’Enciclica affidato a padre Francesco Occhetta, gesuita docente della Pontificia Università Gregoriana; un intervento su ambiente e salute del professor Ernesto Burgio, medico pediatra, membro di European Cancer and Environment Research Institute di Bruxelles e una riflessione su lavoro, ambiente e salute dell’avvocato Francesca Di Maolo, presidente dell’Istituto Serafico di Assisi.
Il messaggio di Bassetti
Ad aprire il convegno è stato il saluto inviato dal presidente della Cei e arcivescovo di Perugia, cardinale Gualtiero Bassetti, che ha subito premesso che “la custodia, o la mancata custodia, della casa comune – in quanto siamo tutti parte dell’umanità – incide direttamente sulla salute fisica, psichica e sociale di tutti”. Per questo motivo “la Chiesa ritiene suo dovere farsi carico del tema della salute di tutti e di ciascuno, in forza del comandamento dell’amore che anima la propria azione e dell’esplicito mandato evangelico di evangelizzare e guarire”. Il porporato riflette quindi sulla relazione tra le risorse della terra, come l’acqua, e i simboli religiosi. E scrive: “ai cristiani spetta il duplice compito di custodire la natura creata e con essa di custodire la simbologia che essa racchiude, animando il dibattito e il confronto non solo scientifico, o sociale e politico, ma culturale, spirituale ed etico”.
Custodire la creazione in rapporto con Dio
Secondo il cardinale Bassetti bisogna essere capaci di una logica di amore e dell’agire per amore, per evitare che la logica del fare fine a sé stesso ci soverchi: del fare carriera, del fare soldi, del fare in fretta. L’inquinamento è, dunque, “figlio di una cupidigia del fare che ha rifiutato di guardare con amore all’umanità e al creato”. L’arcivescovo di Perugia ricorda quindi che “custodire la Creazione porta con sé il rapporto che Dio ha sia con il creato, sia con l’umanità”. “In questo senso il tema di questo Convegno è quanto mai appropriato – aggiunge ancora il segretario della Cei -, custodire le nostre terre rimanda alla duplice relazione di Dio con l’uomo e dell’uomo con la creazione intera. Come comunità ecclesiale, rispondendo all’invito di san Paolo VI per cui servono più testimoni che maestri, siamo chiamati ad essere custodi operosi”.
Ambiente e salute al centro delle Settimane sociali
Il cardinale Bassetti chiede poi un ritorno al “vero”, tenendo presente che un’ampia parte del territorio italiano è inquinato e che oggi il Convegno riunisce “quell’ottantina di diocesi che sono segnate da territori e acque particolarmente caratterizzati da un inquinamento specifico. Quasi una chiamata, un appello nominale. Dal Sud al Nord, dall’Est all’Ovest”. Infine il porporato ricorda che le Settimane sociali dei cattolici, nel prossimo mese di ottobre, si interrogheranno proprio su “Ambiente, lavoro e futuro”.
Le aree più inquinate d’Italia
Il lavoro di preparazione del Convegno on line ha coinvolto anche le 78 diocesi italiane che insistono sui cosiddetti “Siti di Interesse Nazionale per le bonifiche” (SIN) identificati dal governo sulla base dell’entità della contaminazione ambientale, del rischio sanitario e dell’allarme sociale. Si tratta di 42 siti italiani del “Programma nazionale di bonifica”, che comprendono cave e porti, aree industriali dismesse, aree industriali in corso di riconversione, aree industriali in attività, aree che sono state oggetto, in passato, di incidenti con rilascio di inquinanti chimici e aree oggetto di smaltimento incontrollato di rifiuti anche pericolosi. In queste località la problematica dell’inquinamento ambientale è particolarmente avvertita dalla popolazione, che ne subisce le conseguenze più nefaste.
Monsignor Di Donna: Chiesa campana apripista su ecologia
“Dalla Chiesa campana è partito tutto, abbiamo fatto da apripista rispetto al cambiamento nelle ‘terre dei fuochi’ di tutta Italia, la Chiesa è stata riferimento unico, insieme ai comitati ambientalisti, della gente che soffriva, abbiamo accolto questo grido, tutto è partito dalle malattie e dalle morti di giovani ragazzi ed è a queste vittime dell’inquinamento ambientale che dedichiamo questo evento”, così a Pope monsignor Antonio Di Donna, vescovo di Acerra, presidente della Conferenza episcopale campana.
La ricezione della Laudato si'
“La pandemia sembra aver messo in secondo piano il tema dell’inquinamento ambientale ma in realtà è tutto connesso: la crisi ambientale, sanitaria e sociale”, spiega ancora il presule che ha come obiettivo la piena ricezione della Laudato si' nelle comunità di base, “è un enciclica sociale -afferma - e deve entrare nel tessuto ordinario della nostra pastorale, nella predicazione dei ministri e nel cammino di catechesi”.
Monsignor Redaelli: concepire una nuova industria
Tra i saluti istituzionali inviati per il Convegno anche quello di monsignor Carlo Maria Redaelli, arcivescovo di Gorizia e presidente della Commissione episcopale per il servizio della carità e la salute. Al microfono di Alessandro Guarasci, l'arcivescovo ha evidenziato come la pandemia del Covid-19 ci abbia fatto prendere coscienza quanto sia importante un rapporto corretto tra l’uomo e il creato che ci è stato affidato, e “tutto questo si intreccia con il tema del lavoro che deve rispettare l’ambiente senza creare disastri che si riversano sulla salute”. Per monsignor Redaelli salute, ambiente e lavoro devono viaggiare sullo stesso piano e proprio a partire dalla tutela dell’ambiente possono essere create nuove opportunità lavorative e di cura per la salute. “La nostra scelta – chiarisce il presule – non deve essere la de-industrializzazione dell’Italia ma concepire un' industria che dialoghi con l’ambiente e riduca al massimo gli impatti negativi”. Monsignor Redaelli ricorda, in conclusione, che l’impoverimento dell’ambiente colpisce i più fragili e poveri, essendo i primi a subire il deterioramento delle risorse ambientali.
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