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Coronavirus: casi di violenza sulle donne raddoppiati in tempo di pandemia Coronavirus: casi di violenza sulle donne raddoppiati in tempo di pandemia  

Caritas Ambrosiana: con la pandemia aumentate le violenze sulle donne

Del triste fenomeno si parla in una nota pubblicata in vista della Giornata internazionale di preghiera e riflessione contro la tratta di persone, che si celebrerà l’8 febbraio prossimo

Isabella Piro - Città del Vaticano

La pandemia da Covid-19 ha reso le donne “sempre più vulnerabili e ricattabili e quindi vittime di violenze e abusi ancora maggiori che nel passato”: l’allarme arriva dalla Caritas Ambrosiana, in una nota pubblicata in vista della prossima Giornata internazionale di preghiera e riflessione contro la tratta di persone. “Allo stato di schiavitù in cui sono tenute – si legge nel comunicato - si è aggiunto anche un livello di miseria materiale che non ha precedenti”. Il 70 per cento di loro, infatti, è dovuto ricorrere “ad aiuti alimentari, di cui non aveva avuto bisogno prima”. Non solo: come osserva suor Claudia Biondi, responsabile dell’area tratta e prostituzione di Caritas Ambrosiana, “il coronavirus ha spostato il dramma della prostituzione sempre più online”, rendendo le vittime “ancora più invisibili, difficilmente avvicinabili se non dai clienti e sfruttatori, e quindi più sole”, “più emarginate”.

 

Quanto ai Paesi di provenienza delle vittime della tratta, l’organismo caritativo dell’arcidiocesi di Milano rende noto che al primo posto c’è la Romania, con il 53 per cento delle presenze, seguita da Albania e Nigeria, rispettivamente con il 21 e il 17 per cento. Tuttavia, la minore presenza di donne africane non significa che esse siano in salvo, ma che, non essendo riuscite ad attraversare il Mediterraneo, sono “rimaste prigioniere nei campi di detenzione libici e lì, per sopravvivere e sperare di raccogliere i soldi sufficienti a continuare il viaggio, si offrono ai loro stessi carcerieri”. Lo stesso avviene per le ragazze del Niger, costrette “a vendersi agli uomini impegnati nell’estrazione dell’oro nelle miniere”.

Necessarie opportunità di inserimento

La domanda di sesso a pagamento, infatti, non è mai calata, tanto da vincere persino la paura del contagio, sottolinea ancora la Caritas Ambrosiana. “Serve un sussulto di coscienza da parte dei clienti – esorta il direttore dell’organismo, Luciano Gualzetti -. Non è possibile ridurre le donne a dei corpi senza anima, ma bisogna imparare a guardare il dramma che c’è dietro le loro storie”. Al contempo, Gualzetti invita ad offrire a tali vittime non solo accoglienza, ma anche “reali opportunità di inserimento nel mercato del lavoro”, perché “la crisi sociale che si è aperta con la pandemia non può essere un alibi per dimenticarsi degli ultimi, ma al contrario deve essere un’occasione per ripartire da loro”.

Un webinar dedicato alla questione

Intanto, in preparazione alla Giornata di preghiera contro la tratta, sabato 6 febbraio la Caritas Ambrosiana, in collaborazione con altri organismi tra cui il Centro Pime, promuove . L’incontro sarà trasmesso in diretta streaming dalle 10 alle 12. Infine, da ricordare che la Giornata dell’8 febbraio è stata lanciata nel 2015 dall’allora Pontifici Consigli della Pastorale per i Migranti e gli itineranti e della Giustizia e della Pace e dalle Unioni internazionali femminili e maschili dei superiori e superiore generali. La ricorrenza vuole essere una risposta all’appello di Papa Francesco a combattere il fenomeno della tratta e a prendersi cura delle vittime. La scelta della data non è stata casuale: l’8 febbraio, infatti, è la memoria liturgica di santa Giuseppina Bakhita, schiava sudanese, liberata e divenuta religiosa canossiana, canonizzata nel 2000.

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05 febbraio 2021, 11:20