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Franz Lackner, arcivescovo di Salisburgo e presidente della Conferenza episcopale austriaca Franz Lackner, arcivescovo di Salisburgo e presidente della Conferenza episcopale austriaca

Lackner:“La Chiesa in Austria non applicherà una legge sul suicidio assistito"

Dopo la decisione della Corte Costituzionale di depenalizzare il reato per chi aiuta una persona a togliersi la vita, nostra intervista al presidente della Conferenza episcopale austriaca: questa è una scelta che spiana la strada all'eutanasia. I dubbi di medici e personale sanitario

Federico Piana- Città del Vaticano

In Austria la Chiesa esprime sconcerto, dolore e sgomento per la scelta della Corte costituzionale di depenalizzare il suicidio assistito con una sentenza promulgata lo scorso 11 dicembre. Anche se la decisione lascia in vigore il divieto per l’eutanasia, il presidente della Conferenza episcopale austriaca e arcivescovo metropolita di Salisburgo, monsignor Franz Lackner, afferma che “questa scelta rappresenta una rottura culturale che mette in pericolo la solidarietà umana”.

Ascolta l'intervista a monsignor Franz Lackner

Abbattuto un argine: prossimo passo l’eutanasia

“Molti vescovi – dice il presule - compreso il cardinale di Vienna, hanno preso posizione a proposito della decisione della Corte costituzionale relativa al tema del suicidio assistito. In qualità di presidente della Conferenza episcopale ho fatto una dichiarazione per la Chiesa cattolica austriaca tramite l’agenzia di stampa ufficiale. La decisione della Corte costituzionale rappresenta l’abbattimento di un argine, un primo passo che – come si vede in altri Paesi in cui è stata adottata la stessa decisione - potrebbe condurre alla legalizzazione dell’eutanasia. Siamo molto preoccupati per questa sentenza che apre la strada alla legalizzazione del suicidio assistito. Oltre ai vescovi, anche diverse personalità della Chiesa austriaca hanno espresso riserve e critiche in merito a questo passo”.

L’uomo non è il signore della morte

Secondo il presidente della Conferenza episcopale austriaca le conseguenze di questa decisione potrebbero essere davvero serie. “Noi – afferma - dobbiamo accettare, in linea di principio, le decisioni della Corte costituzionale e non esiste una possibilità di fare appello contro di esse. Con questa sua sentenza la Corte, comunque, ha solo affermato che la legislazione esistente in materia non è conforme alla nostra Carta costituzionale. Adesso è la volta del Parlamento che deve prendere l’iniziativa. I parlamentari avranno un anno di tempo per varare una legge che regoli la materia in modo conforme ai principi affermati nella Costituzione austriaca. La questione è: che cosa possiamo fare noi nel frattempo? Possiamo cercare il colloquio e il confronto con le diverse forze politiche per tentare di salvare il salvabile. Questo è tutto quello che possiamo fare. Possiamo sottolineare che la legge, così com’era, non era contro la dignità della persona. Anzi, morire è un atto eminentemente personale in cui non si può intervenire, interferire, dall’esterno. L’uomo non è il signore della morte, non può disporre della morte a suo piacimento. L’ inizio e la fine naturali dell’esistenza sono i due punti cruciali che rimandano ad una realtà soprannaturale. E l’uomo non deve interferire”

Escalation contro la vita

Per i vescovi austrici, la decisione della Corte costituzionale di depenalizzare il suicidio assistito può rappresentare, di fatto, una vera e propria escalation contro la difesa della vita. Spiega monsignor Lackner: “La ragione per la quale la Corte Costituzionale si è pronunciata in favore della legalizzazione del suicidio assistito è che si tratterebbe di una forma di discriminazione e di indifferenza nei confronti delle libertà personali dell’individuo, garantite dalla Carta costituzionale. Ma chi ci dice che, in futuro, gli stessi argomenti non potrebbero essere alla base di una decisione che consenta anche la pratica dell’eutanasia? Che questo potrebbe essere il prossimo passo lo si vede in altri Paesi in cui si è iniziato con la legalizzazione del suicidio assistito”.

Le riserve anche di medici e personale sanitario

Alla domanda se gli Stati hanno il diritto – morale e giuridico - di consentire ad una persona di togliersi la vita, il presidente dei vescovi austriaci risponde così: “Commettere suicidio in Austria non è un reato, non è proibito dallo Stato. E questo, per me, è accettabile fermo restando che il suicidio non è un atto morale: decidere di togliersi la vita rientra nella libertà dell’individuo. Quello che, finora, era proibito era prestare assistenza a chi ha deciso di commettere suicidio: questo non è accettabile e non dovrebbe essere consentito. Non è possibile creare un istituto giuridico che consenta o addirittura forzi qualcuno ad aiutare una persona a togliersi la vita. Non dobbiamo dimenticare quali conseguenze, una cosa del genere, potrebbe comportare. Potrebbe capitare che ospedali gestititi da organizzazioni o istituti di religiosi potrebbero vedersi costretti a fornire questo tipo di ‘servizio’ andando contro la propria coscienza. Questo è inammissibile: medici e personale sanitario hanno già espresso riserve in merito”.

Questo i cristiani non lo fanno

Poi il presule chiude con una sua, forte, dichiarazione personale, che richiama intimamente l’essenza del cristianesimo: “La Chiesa accetta, in linea di principio, la competenza inappellabile della Corte costituzionale nelle questioni concernenti la costituzionalità della legislazione. Ma come Chiesa non applicheremo una legge - che probabilmente sarà approvata in un prossimo futuro - che dovesse permettere il suicidio assistito. Ci sentiamo riportati nel tempo in cui fu scritta la lettera a Diogneto nella quale si elencano le cose che i cristiani non fanno. Così, spero e prego che un giorno si possa dire: questo i cristiani non lo fanno!”

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17 dicembre 2020, 13:17