Irlanda vescovo di Meath: ora più che mai, Natale sia luce e speranza
Isabella Piro - Città del Vaticano
Quest’anno, più che ogni altro anno, il Natale sia un dono di luce e di speranza per l’umanità: questo l’auspicio di Monsignor Tom Deenihan, vescovo di Meath, in Irlanda, affidato al suo . “Per molti – scrive il presule – il 2020 è un anno da dimenticare: chi ha perso una persona cara a causa della pandemia da coronavirus, chi ha vissuto tra le tribolazioni, chi ha versato lacrime, chi ha provato l’angoscia e la solitudine dell’isolamento sociale e chi non ha avuto la consolazione di accompagnare, nelle esequie, un familiare defunto”. Tuttavia, sottolinea il presule, c’è ora “la notizia incoraggiante di un vaccino che ci permette di sperare di poter tornare” ad una vita normale. Al contempo, il vescovo irlandese ricorda che “solo la fede può salvarci dalla paura e dalla tristezza che può avvolgere la nostra vita, e il Natale è una celebrazione della fede”, con cui si commemora “la meraviglia di Dio che si è fatto uomo e che vive in mezzo a noi”.
La fede non può essere "virtuale"
Guardando, poi, ai mesi più duri del lockdown, in cui le chiese sono state chiuse alle celebrazioni con concorso di popolo, monsignor Deenihan evidenzia come questo avvenimento abbia fatto emergere sempre più il ruolo della “famiglia-Chiesa domestica, in cui la fede viene praticata e tramandata da una generazione all'altra”. Inoltre, i mezzi di comunicazione sociale “sono diventati un'ancora di salvezza e hanno aiutato le persone a pregare”. Tuttavia, il presule ricorda che “la fede è sacramentale ed ha bisogno del sostegno e del nutrimento dei sacramenti”. Di qui, l’auspicio che le attuali restrizioni sulle celebrazioni in chiesa siano solo temporanee: “Dio si è fatto uomo, reale, fisico e tangibile come la nostra fede e la nascita di Cristo, che celebriamo a Natale, non è stata virtuale”. In quest’ottica, arriva l’esortazione episcopale anche alla carità che, soprattutto in questo periodo, “non può essere virtuale, bensì deve essere reale e tangibile”, altrimenti “non è carità”.
Ricordando, inoltre, che le chiese sono “posti sicuri” dal punto di vista sanitario, il vescovo di Meath coglie l’occasione per ringraziare tutti i volontari che si occupano della pulizia dei luoghi di culto. Un ulteriore ringraziamento va a tutti i sacerdoti diocesani che, “in questo anno, hanno svolto il loro ministero in circostanze difficili, portando avanti la Pastorale anche negli ospedali e nelle casa di cura, accanto ai malati di coronavirus”. Infine, Monsignor Deenihan invita i fedeli a soffermarsi in preghiera davanti al presepe, affinché l'immagine del Bambino “ci doni il coraggio e la determinazione di praticare la nostra fede come comunità”.
Pandemia e interconnessione
Il medesimo incoraggiamento arriva dall’arcidiocesi di Clogher, guidata da monsignor Larry Duffy: “Il 2020 ci sembra un anno perso, privo di fiducia e di certezze, schiacciato da ‘fake news’ e da innumerevoli drammi” come l’isolamento sociale, i tanti morti, l’aumento della povertà – scrive il presule - Eppure, è stato anche l’anno in cui, “per la prima volta, il mondo è stato davvero interconnesso e interdipendente”, regalando anche bei momenti, grazie alla “dedizione degli operatori sanitari” ed alla “gentilezza ed alla carità” presenti tra la popolazione. Di qui, l’esortazione dell’Arcivescovo a riconoscere, nel Natale che viene, “la presenza di Dio nella nostra vita e nelle nostre case”.
Grazie per aver letto questo articolo. Se vuoi restare aggiornato ti invitiamo a iscriverti alla newsletter cliccando qui