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Alunne di una scuola dei Fratelli delle Scuole Cristiane a Rumbek, in Sud Sudan Alunne di una scuola dei Fratelli delle Scuole Cristiane a Rumbek, in Sud Sudan

Una nuova cooperazione internazionale, per garantire il diritto all'educazione

Nel terzo evento annuale dedicato ai diritti dell’infanzia, organizzato nella Giornata mondiale per i Diritti Umani dall’Università Cattolica del Sacro Cuore, l’Ufficio internazionale cattolico per l’Infanzia (Bice) e la Fondazione De La Salle Solidarietà Internazionale, presentate le proposte per il Patto educativo globale lanciato da Papa Francesco, e i progetti concreti di educazione per tutti in Paraguay, Guatemala, Mozambico e Australia

Alessandro Di Bussolo – Città del Vaticano

La cooperazione internazionale è fondamentale per promuovere il Patto educativo globale , ma “bisogna ripensare i principi che sono alla base della cooperazione” come è intesa oggi, in modo che si basi davvero “sull’etica della responsabilità e sul principio di solidarietà”. Per “essere promotrice di un cambiamento di paradigma nei rapporti tra il Nord e il Sud del mondo, la cooperazione internazionale deve necessariamente riconoscere lo sviluppo come un diritto, non come atto di generosità”. E serve “dialogo e fiducia” tra gli tutti attori in campo, che vanno “riconosciuti con le loro potenzialità e capacità”.

Ci vuole un villaggio per crescere un bambino

E’ il cuore dell’intervento di Domenico Simeone, preside della Facoltà di Scienze della Formazione dell'Università Cattolica del Sacro Cuore e direttore della Cattedra Unesco “Education for Human Development and Solidarity among Peoples” presso lo stesso ateneo, che ha aperto i lavori del terzo evento annuale dedicato ai diritti dell’infanzia, dal titolo “Ci vuole un villaggio per crescere un bambino” promosso dalla Cattolica, dall’Ufficio internazionale cattolico per l’Infanzia (Bice) e dalla Fondazione De La Salle Solidarietà Internazionale in occasione della Giornata mondiale per i Diritti Umani.

Alcune protagoniste dell'evento on line sui diritti dell'infanzia
Alcune protagoniste dell'evento on line sui diritti dell'infanzia

Progetti per il diritto all'istruzione, dal Paraguay al Mozambico

Un evento che si è tenuto on line, sulla piattaforma “Zoom”, e sui social, e che ha visto anche la presentazione di alcuni progetti attivati nel mondo da membri del Bice, un’ottantina di istituzioni e agenzie di ispirazione cattolica che si occupano di educazione e assistenza ai minori. In Paraguay “Escuelas sin muros” (Scuole senza muri) per i minori che già lavorano o non frequentano le scuole per diversi motivi legati all’emarginazione; in Australia “Yourtown” con il supporto telefonico per bambini e adolescenti “Kidshelpline”; in Guatemala, con il programma di “facilitatori” alla resilienza dei ragazzi dell’Ufficio diritti umani dell’arcidiocesi di Guatemala; in Mozambico con l’impegno dei Fratelli delle scuole cristiane, per una presenza di speranza accanto ai giovani dopo il ciclone del 2019 e nella pandemia del 2020.

Domenico Simeone, preside facoltà Scienze della Formazione, Università cattolica
Domenico Simeone, preside facoltà Scienze della Formazione, Università cattolica

Educazione ai valori, dalla dignità umana alla giustizia sociale

Nella sua relazione introduttiva Simeone ha spiegato che Il valore della fratellanza umana, analizzato da Papa Francesco nell’enciclica , “rappresenta una guida essenziale per il ripensamento degli obiettivi e dei meccanismi degli attuali sistemi di cooperazione”. Nel rispetto delle diverse tradizioni culturali, il docente della Cattolica ha sostenuto che una rinnovata cooperazione internazionale dovrebbe “assicurare che ognuno, attraverso l’educazione, possa sviluppare” valori universali come “il rispetto per la vita, la dignità umana, l’uguaglianza di diritti, la giustizia sociale, la solidarietà internazionale in uno spirito di responsabilità universale comune e condivisa”.

Nel 2030 il 25% dei minori potrebbe restare senza scuola

Per questo l’Università Cattolica ha promosso l’istituzione di un Osservatorio sull’educazione e la cooperazione internazionale, del quale Simeone è direttore, che intende “favorire la collaborazione tra università, centri di ricerca e organismi internazionali per promuovere studi, ricerche, attività formative e pubblicazioni” su tema. Che sia davvero necessaria “un’ampia alleanza educativa per formare persone mature, capaci di superare frammentazioni e contrapposizioni e ricostruire il tessuto di relazioni per un’umanità più fraterna”’, come il Papa ha chiesto nel lanciare il Patto educativo globale, , lo testimoniano drammaticamente i dati dell’Unesco sui minori completamente esclusi dall’istruzione, ricordati da Simeone. Se prima della pandemia erano circa il 17% dei bambini, adolescenti e giovani del mondo, la maggior parte nell’Africa sub-sahariana, si stima che nel 2030 saranno il 25%, quando nel 1990 erano il 12. In molti Paesi del mondo cresce anche la carenza di insegnanti.

Con la didattica digitale, rischio abbandono dei più vulnerabili

E oggi, con oltre il 90 per cento della popolazione studentesca globale colpita dalle chiusure delle scuole per frenare la diffusione del contagio, le disuguaglianze rischiano di allargarsi. Le persone più svantaggiate, per divario sociale e digitale, sono a rischio di perdita di apprendimento e di abbandono scolastico. Ma non basta, secondo Simeone, che le diverse agende internazionali per l’educazione, fino all’Obiettivo 4 per il 2030, amplino via via i loro obiettivi, “dall’alfabetizzazione e accesso universale alla scuola primaria nei paesi in via di sviluppo, alla qualità dell’istruzione e dell’apprendimento permanente in tutti i paesi del mondo”.

Un'educazione più inclusiva, per un'umanità davvero fraterna

Va soprattutto ridefinito “il modello di sviluppo che attraverso l’educazione si intende promuovere”. Nel suo appello per la fondazione di un’alleanza educativa globale, ha sottolineato in chiusura il docente della Cattolica, “il Papa ci ricorda che è necessario trovare nuovi modi di intendere l’economia, la crescita e il progresso”. L’invito è a “rinnovare la passione per un’educazione più aperta ed inclusiva”, che possa formare “persone mature, capaci di superare frammentazioni e contrapposizioni e ricostruire il tessuto di relazioni per un’umanità più fraterna”.

Educazione come volàno per la crescita di un popolo

Rispondendo infine alla domanda su come fare pressione sui governi perché investano di più nell’educazione, Simeone ha chiarito che serve far crescere una cultura nuova, far capire che l’educazione non è una spesa, “ma un volano per la crescita e lo sviluppo di un popolo”. Come si è riusciti a creare in questi ultimi anno una sensibilità sociale ambientale, va fatta crescere quella educativa, in modo che diventi “vantaggioso per i governi investire in educazione, perché risponde ad una sensibilità sociale attesa”.

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12 dicembre 2020, 08:17